Con un lungo post il rapper ha invitato i colleghi rimasti in silenzio a intervenire sulla questione palestinese
Ghali torna a parlare di Gaza e con un lungo post condiviso sui social invita gli artisti e colleghi, che non sono ancora intervenuti sulla questione palestinese, a prendere posizione. "In Italia tante figure si sono esposte, ma altre, incredibilmente, no" e ricorda, come aveva già fatto, scatenando molte polemiche, sul palco di Sanremo nel febbraio 2024: "Ormai lo sanno tutti, lo ammettono tutti: a Gaza è in atto un genocidio".
Partendo da fatti recenti, ovvero l'uccisione di sei giornalisti di Al Jazeera, il rapper sottolinea come simili atti mettano a rischio l'informazione: "Sappiamo che, tra ieri e oggi, almeno sei giornalisti palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Con la loro morte, oltre al dolore di questa ingiustizia, si rischia anche la morte dell'informazione a Gaza. Uccidere chi fa informazione significa nascondere la verità, e questo è solo una delle innumerevoli crimini e violazioni dei diritti umani che si stanno commettendo".
Poi si rivolge ai colleghi, a coloro che fanno musica, agli artisti in generale, lamentandone il silenzio e l'assenza, come aveva già fatto un anno e mezzo fa: "Vorrei dire a chi fa musica come me, a chi scrive, a chi mette la propria faccia e la propria voce al servizio dell’intrattenimento, che dobbiamo ricordarci che stiamo vivendo tutti nello stesso lasso di tempo", invitandoli a ricordare la fortuna avuta da molti, ma non da tutti: "Non eravamo nessuno, e ora qualcuno di noi si è costruito una vita, migliore della media, grazie alla gente che ci ha sostenuto. Non possiamo non dire una parola su ciò che sta accadendo a Gaza. Cosa cambia se lo facciamo?".
E poi aggiunge, sottolineando l'importanza dell'impegno collettivo: "Sembrerà non bastare, ma la storia ci insegna che la lotta al male, le manifestazioni pacifiche, gli articoli, la voce del popolo hanno comunque fatto la differenza. Insomma, se già sta andando male, figuriamoci come andrebbe se stessimo tutti zitti. In Italia tante figure si sono esposte, ma altre, incredibilmente, no. Mi voglio limitare a parlare agli artisti con cui sono cresciuto, ricordiamoci che i grandi passi si fanno sempre insieme, come la storia racconta. "E possiamo farlo assieme perché condividiamo la stessa missione, creare momenti memorabili, cambiare le nostre vite e quelle delle nostre famiglie, far divertire le persone ed essere una splendida distrazione di massa. Dio ci ha benedetti: non malediciamoci a vicenda, va tutto bene".
Infine conclude: "E, nonostante le assurdità che stanno accadendo nel mondo, dalla Palestina fino ai nostri quartieri, noi siamo privilegiati a vivere in una parte del pianeta dove ogni giorno è una nuova possibilità e non una roulette russa. Uniti possiamo non avere paura di niente.
Ricordiamoci che stiamo vivendo la vita insieme, e che, in qualche modo, siamo tutti vicini di casa".