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Sanremo è finito, non le polemiche: tiene banco il comunicato pro Israele

L'opposizione parla di censura nei confronti dei cantanti per le posizioni filo Gaza. Interviene anche La Russa: "Amadeus doveva riequilibrare e parlare degli ostaggi in mano ad Hamas"

Sanremo è finito, non le polemiche: tiene banco il comunicato pro Israele - foto 1
Tgcom24

Il Festival della canzone di Sanremo 2024 è terminato, quello delle polemiche partite dal palco dell'Ariston invece prosegue.

A tenere banco non sono le musiche ma quanto alcuni cantanti hanno detto sul palcoscenico. Prima Ghali che risponde all'ambasciatore israeliano, poi Dargen D'Amico che cerca di sintetizzare un discorso sul valore economico dei migranti interrotto per mancanza di tempo, infine la lettura del comunicato dell'amministratore delegato Roberto Sergio sui titoli di coda. Sono questi i tre episodi avvenuti a Domenica in a riaccendere la miccia politica ma anche social (dove ad essere presa di mira è stata Mara Venier).

 

In particolare ad innescare la polemica nella serata finale del festival è una frase, "Stop al genocidio", pronunciata da Ghali. Ma quello dell'artista non è stato l'unico appello sul palco dell'Ariston nei giorni del festival, dove bandiere palestinesi e cartelli che inneggiano allo stop al genocidio e invitano al cessate il fuoco sono apparsi anche tra il pubblico durante l'esibizione di Tedua, in collegamento dalla nave al largo di Sanremo. "Basta sangue, basta guerre. Pace!", ha detto Eros Ramazzotti. Ben due volte è tornato sul tema invece Dargen D'Amico con un appello al cessate il fuoco: "Ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua senza cibo. Il nostro silenzio è corresponsabilità". Appello condiviso da Diodato. "Il sole della cultura è l'ultimo spiraglio di luce prima del buio", ha sottolineato Edoardo Leo. "Viva la musica, viva la libertà, viva la pace", ha chiosato Giuliano Sangiorgi nell'ultima sera quando gli appelli si sono moltiplicati. "Viva le differenze e la libertà di pensiero sempre e comunque", ha sintetizzato Mahmood.

 

Le accuse social a Mara Venier

 L'amata conduttrice cerca di dare spazio alla musica dal palco dell'Ariston, ma si sente messa in difficoltà dalle domande dei giornalisti presenti che non possono certo ignorare l'attualità. È un giornalista che chiede a Ghali di rispondere alle critiche dell'ambasciatore israeliano, quando l'artista dice: "Ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino. Non dal 7 ottobre. Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c'erano tante cose da dire". Qui Mara Venier sottolinea: "siamo tutti per la pace su questo non ci sono dubbi".

 

Mara Venier ai giornalisti: "Mi mettete in imbarazzo"

 Poi arriva il turno di Dargen D'Amico chiamato a parlare di immigrazione, tema della sua canzone: "I soldi dei versamenti del lavoro dei cittadini stranieri nelle case della previdenza italiana è più alto di quelli spesi per l'accoglienza", dice ma viene interrotto da Mara. "Qui è una festa, ci vorrebbe troppo tempo per affrontare determinate tematiche. Qui - spiega la conduttrice - stiamo parlando di musica è difficile dire in tre parole tutto questo. Sono domande che voi fate a cui bisognerebbe rispondere in modo dettagliato. Noi il tempo non ce l'abbiamo dobbiamo far cantare tutti". Scuse reciproche ma poi quando il cantante saluta in sottofondo si sente la conduttrice che continua a parlare con i giornalisti dicendo: "mettete in imbarazzo me, non vi faccio parlare più, perché non è questo il posto per dire alcune cose". Il comunicato Rai Infine a chiusura del programma Mara Venier legge il comunicato della risposta ufficiale dell'amministratore delegato della Rai Roberto Sergio all'ambasciatore, la posizione dell'azienda sulla vicenda Ghali-Israele. "Parole che ovviamente condividiamo tutti", chiosa Venier. 

 

Le opposizioni compatte contro l'ad Rai

 Opposizioni compatte contro l'ad della Rai Sergio e Mara Venier che ha letto il comunicato a seguito del caso Ghali e del suo "stop al genocidio". Una nota dei componenti Pd in commissione di Vigilanza parla di "libertà di espressione sacrosanta" e da rispettare e sottolinea la "brutta pagina della Rai con l'ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono". Dello stesso tenore le prese di posizione di Avs, Di Pietro e Orlando che definisce l'intervento della Rai "ottusità censoria". "La nota della Rai è stata un pasticcio, è apparsa come un tentativo di censura", ha aggiunto la senatrice del Movimento 5 Stelle Sabrina Licheri.

 

La Russa: "Amadeus doveva riequilibrare"

 "Un festival con una punta dolorosa, quella di essere entrato nella vicenda israeliano-palestinese a senso unico. Quello è l'elemento peggiore di tutto il festival. Il festival o non entrava sul tema o, se ci entri, devi entrarci in maniera equilibrata. Non puoi affidare il tema a un cantante che pronuncia una frase a senso unico. I cantanti possono dire quello che vogliono, ma devono essere corretti. O almeno c'è il dovere di chi conduce di equilibrare". Lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa commentando quanto avvenuto sul palco del Festival di Sanremo. "Anche se colpevolmente di fronte ad un cantante che ricorda il dramma dei palestinesi il conduttore doveva dire 'io ricorderei anche coloro che sono in ostaggio dei terroristi di Hamas'. Oppure parlando di Foibe dire il 'regime di Tito', quando gli italiani sotto i 50 anni non sanno chi era Tito, che ci voleva a dire 'regime comunista di Tito', non è che è una parola così difficile da pronunciare 'regime comunista'", ha detto ancora La Russa.

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