L'attore aveva 87 anni

Addio a Terence Stamp, il "cattivo" per eccellenza (anche di Superman)

Icona degli anni Settanta col suo temibile Generale Zod, l'attore britannico è diventato una star grazie al suo sguardo enigmatico e a quella poca reticenza nell'interpretare ruoli "scomodi"

di Manuel Santangelo
17 Ago 2025 - 20:17
 © Ansa

© Ansa

Lo hanno chiamato "Il maestro del cupo silenzio". A Terence Stamp non serviva nemmeno aprire bocca per risultare indimenticabile. Una carriera che ha vissuto i suoi picchi tra gli anni Sessanta e Settanta e che lo ha reso un mito per un'intera generazione. Sono proprio loro, i tanti fan, a piangere oggi l'icona del cinema britannico, scomparso a 87 anni per cause che non sono ancora state rivelate. A dare l'annuncio del decesso è stata la sua stessa famiglia dell'attore alla Reuters, facendo scaturire immediatamente una gigantesca ondata d'affetto, non scontata per chi sullo schermo aveva spesso vestito i panni del cattivo.

© Da video

© Da video

Un affascinante villain

 Cattivo lo era anche quel Generale Zod che, negli anni Settanta, lo fece diventare celebre in tutto il mondo. In un periodo storico in cui i cinecomic non erano ancora un genere in grado di sbancare al botteghino, quelle pellicole di Superman divennero l'esempio principe di come portare al cinema i fumetti. Stamp fu in grado di risaltare in film che potevano contare su un cast stellare, arrivando addirittura a scritturare Marlon Brando come padre del protagonista. Il suo Zod riusciva a spiccare in ferocia anche di fronte all'iconico Lex Luthor interpretato da Gene Hackman, in una gara di bravura che coinvolgeva persino gli interpreti degli antagonisti del supereroe in calzamaglia rosso-azzurra. La verità è che Terence Stamp aveva il physique du rôle per incutere timore, con quello sguardo magnetico e glaciale che sapeva freddare anche attraverso uno schermo. 

Una vita fatta di bivi

 La vita di Terence Stamp è stata piena di bivi. Cosa si sarebbero persi gli spettatori di tutto il mondo se sua madre non se lo fosse portato dietro pur di assistere alla proiezione di  Beau Geste con Gary Cooper, facendo nascere nel bambino la passione per il cinema? E cosa sarebbe accaduto se quello stesso bimbo, nel frattempo diventato ragazzo, non avesse più avanti rinunciato ai lavori nelle agenzie pubblicitarie, che pure aveva amato? Abbiamo a un certo punto persino rischiato di perdere un divo, guadagnando un soldato, se non fosse stato per quei piedi che lo fecero respingere dall'esercito. Una serie di incroci che hanno portato Stamp a scegliere alla fine la carriera d'attore, dopo una dura gavetta in cui incrociò pure la strada di un'altra futura star al servizio di Sua Maestà: Michael Caine, che per un po' fu addirittura suo coinquilino. A Terence il collega deve molto, visto che ne lanciò più o meno volontariamente la carriera lasciandogli quel ruolo di Alfie, da lui interpretato a teatro.

Icona della Swinging London

 Il salto di qualità arrivò per Terence Stamp nel 1962, quando tuttavia l'allora giovane attore non aveva ancora lo sguardo duro proprio nel villain. Forse per questo a rivelarne definitivamente le qualità fu il ruolo di un personaggio puro e ingenuo, anche se colpevole di un omicidio per legittima difesa. Terence, figlio di un umile marinaio di rimorchiatore, trovò la sua affermazione professionale per ironia della sorte proprio interpretando un ragazzo che va per mare. Nei panni di quel Billy Budd raccontato in origine da Herman Melville, Stamp conquistò pubblico e critica, facendo capolino persino tra i candidati alla vittoria di Oscar e Golden Globe. Fu l'inizio dell'ascesa. Di lì a poco arrivarono le prove al fianco di monumenti del cinema e del teatro britannico, con Terence che si trovò a dividere la scena addirittura con il leggendario Sir Lawrence Olivier. Ma l'anima di Stamp era lontana da quella aristocratica, propria della precedente generazione di divi. Erano gli anni Sessanta e la Swinging London con la genuinità delle sue nuove star conquistava gli inglesi, mentre nelle orecchie di tutti passava quel rock che sapeva di rivoluzione. Anche suo fratello Chris Stamp d'altra parte era una figura di spicco in quel panorama, distinguendosi come manager di artisti come gli Who e Jimi Hendrix.

Classico ma working class

  Con Albert Finney, Caine e Tom Courtenay, Stamp si trasforma nella faccia della nuova working class. Diventa un'icona e persino i Kinks fanno riferimento a lui e alla sua fidanzata di allora nella loro hit Waterloo Sunset: sono Terence Stamp e Julie Christie quei "Terry e Julie" che attraversano il fiume. Una passione tanto forte quanto passeggera, in un mondo che cambiava in fretta e che rischiava di fagocitarti soprattutto se ne eri un effimero epicentro. Insieme Terry e Julie girarono pure, quando la fiamma dell'amore non si era ancora del tutto spenta, uno dei più belli e sfortunati adattamenti di Via dalla pazza follia. Un flop che l'attore stesso non si spiegherà mai davvero: "È stato il primo progetto veramente commerciale a cui ho preso parte, e sono rimasto piuttosto scioccato dalla reazione. Pensavo che avesse tutto", raccontò anni dopo. Nel film Stamp doveva interpretare uno dei tanti spasimanti di Betsabea: "L'ho vista come Betsabea, il personaggio che interpretava, di cui tutti gli uomini del film si innamoravano. Ma non è stato difficile, con una come Julie", disse una decina di anni fa al Guardian. La sua carriera in quel periodo era un pendolo che si muoveva tra il cinema condito di istanze sociali del primo Ken Loach e le versioni filmiche dei capolavori della letteratura di matrice anglosassone. Classico ma "sporco di polvere", elegante e vero, cattivo ma magnetico. Questo era il profilo di Terence Stamp in una manciata di aggettivi volutamente contraddittori. 

I no e la fuga, anche in Italia

 Venne a un certo punto provinato persino come nuovo James Bond, dopo l'addio di Sean Connery, ma la suggestione si esaurì nel tempo di una chiamata. Troppo fuori dagli schemi Stamp per entrare nell'elegante smoking di 007. Lo sapeva anche lui, che provò a ovviare al problema proponendo cambiamenti sostanziali a una maschera che tuttavia non poteva risultare diversa. Non fu l'unico ruolo per cui fu scartato in quel periodo, a dire il vero. Di punto in bianco il grande attore finì infatti presto nel dimenticatoio. Forse era davvero troppo irregolare per Hollywood e per quell'Inghilterra riscopertasi assai puritana. Si cercava già "il nuovo Terence Stamp" (come gli disse  il suo agente) ma nessuno sembrava volere più il vecchio prototipo, l'originale. "Era un mistero per me. Ero nel fiore degli anni. Quando gli anni '60 finirono, finii con loro", raccontò amareggiato decenni dopo.

Scartato pure da Michelangelo Antonioni per Blow Up Stamp rimase comunque conquistato dal cinema del nostro Paese. Ormai rifiutato dalla madrepatria decise quindi di cercare fortuna in Italia, lì dove allora prosperavano i geni anarchici come lui. Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini si innamorarono in fretta di questo interprete altero ma al contempo "sporco" e gli diedero nuova luce in pellicole come Teorema o Toby Dammit (episodio del film collettivo Tre passi nel delirio). Stamp ricorderà anni dopo: "Pasolini mi disse: 'Arriva uno sconosciuto, fa l'amore con tutti e se ne va. Questa è la tua parte'. Io risposi: 'Posso farcela!'". Fellini ne percepì invece tutta quell'irrequietezza sopita a fatica e lo indirizzò verso il misticismo indiano del maestro Krishnamurti. Un mondo in cui Stamp decise di immergersi completamente, tanto che a un certo punto arrivò a mandare al diavolo il cinema pur di seguire la via ascetica. Partì alla volta dell'Oriente e non si guardò più indietro, almeno finché qualcuno ad Hollywood non finì per ricordarsi a sorpresa di lui.

Una nuova chance

  Il messaggio a dirla tutta era indirizzato a "Clarence" Stamp ma l'attore non stette troppo a fare il difficile per i refusi di ortografia: Richard Donner non gli stava offrendo solo un ruolo nel suo Superman ma soprattutto un'occasione di riscatto. I due cinefumetti segnarono la rinascita attoriale di Stamp, tracciando una traiettoria simile a quella che seguirà Robert Downey Jr con Iron Man decenni dopo. Arrivarono infatti dopo quell'exploit altri cattivi da interpretare in western, thriller e polizieschi di buon successo. Ma, a un certo punto, a Terence quel riscontro sicuro ma facilmente catalogabile non bastò più: capì che non poteva restare incasellato nel cliché del villain dal "silenzio cupo". Ecco quindi la scelta di interpretare una cabarettista transgender in Le avventure di Priscilla, la regina del deserto nel 1994. Vestito da drag queen nell'outback australiano Stamp vinse un'altra sfida. Poi si regalò persino un altro piccolo ruolo nel franchise di Star Wars, una breve comparsata sufficiente tuttavia per aggiungersi alla lista di divi che hanno partecipato all'epopea di George Lucas senza comprenderne forse a pieno la straordinarietà.

Come in quella vecchia canzone dei Kinks

 Adorato da quei registi che venerano gli anni Sessanta, si pensi a  Tim Burton e Steven Sodebergh, Terence Stamp non è più caduto nel dimenticatoio. L'ultimo piccolo grande ruolo è stato quello ricoperto in Last Night in Soho di Edgar Wright del 2021, un'altra opera non a caso dal sapore retrò. Nella pellicola Stamp interpretava un gentiluomo british ma tormentato e difficile da leggere: la perfetta summa di una carriera ristretta in un ruolo secondario. Non che a lui pesasse lasciare il proscenio agli altri, da almeno qualche decennio aveva accettato il suo destino e amava essere quasi un caratterista: "Non ho ambizioni", disse una volta. "Mi stupisco sempre che ci sia un altro lavoro." Ora però è arrivato davvero il momento di fermarsi. Non ci sarà più un altro film dove ammirare Terry, che forse continuerà a passeggiare in eterno sulle rive del fiume Lete, come in quella vecchia canzone dei Kinks.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri