Il festival riflette il mondo ed "è politico perchè gli artisti lo sono e noi li accogliamo" ha detto il delegato generale Thierry Fremaux
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"Partir un jour", il film d'esordio di Amelie Bonnin con la cantante Juliette Armanet apre Cannes 78 dopo una cerimonia di inaugurazione ad alto tasso di emozione con la Palma d'oro onoraria alla leggenda Robert De Niro. Si parte non casualmente da qua: da un debutto alla regia e da una donna in un festival che sente forte l'esigenza di rinnovamento per la parità di genere. E non a caso ancora una donna, dopo Greta Gerwig, è presidente di giuria: Juliette Binoche, la tredicesima in 78 anni. Effetto di un clima francese che non ha dimenticato le istanze del MeToo e ha messo sotto processo una (ex) icona come Gerard Depardieu accusato di aggressioni sessuali la cui sentenza di condanna è arrivata, caso vuole, proprio oggi.
Un tema che è anche d'attualità per gli echi di una rarissima intervista televisiva, a Saint Tropez a BFM TV, subito nei trend social in Francia, alla 90enne Brigitte Bardot che difende peraltro Depardieu e Nicolas Bedos ("Chi ha talento e mette le mani sul sedere di una ragazza viene relegato in fondo al fosso. Potremmo almeno lasciarli continuare a vivere. Non troveranno molto lavoro") e critica il femminismo ("Non fa per me. Mi piacciono i ragazzi"). Il delegato generale del festival Thierry Fremaux nella conferenza stampa con i giornalisti ha sfumato: "Bardot è stata un personaggio estremamente importante per la Francia, ma oltre 50 anni fa ha preso la decisione di lasciare il cinema, i suoi interventi sono da persona fuori da questo mondo".
Cannes invece il mondo lo riflette eccome. Innanzitutto con un festival globalmente noto per il glamour certamente ma anche militante. Tre film sull'Ucraina "testimonieranno l'impegno degli artisti, dei cineasti, degli intellettuali, a rischiare per la verità, per non chiudere gli occhi", ha proseguito Fremaux. "Il festival è politico perchè gli artisti lo sono e noi li accogliamo. Pensiamo a questi documentari sull'invasione russa in Ucraina - un ritratto di Zelensky, un reportage di Bernard-Henri Levy, un documentario girato pericolosamente al fronte dal regista premio Oscar di 20 giorni a Mariupol - ma anche ai film clandestini come quello di Jafar Panahi dall'Iran. Abbiamo bisogno di questi eccezionali registi e mi spiace in concorso non avere le voci dalla Russia per la policy rispetto al bando deciso tre anni fa (il dissidente Serebrennikov, con il film sulla scomparsa di Mengele, è in Cannes Premiere)". Senza dimenticare Gaza e Put Your Soul on Your Hand and Walk, la cui proiezione nella sezione Acid è andata sold out: la fotogiornalista palestinese Fatma Hassona, protagonista del film dell'iraniano Sepideh Farsi che racconta la vita quotidiana durante la guerra, è morta sotto le bombe israeliane dell'Idf il giorno dopo l'annuncio della selezione a Cannes.
Cannes non è impermeabile al mondo in tumulto che ci circonda, le crisi internazionali ma anche quelle economiche: il cinema si interroga preoccupato sugli effetti degli annunciati pesantissimi dazi di Trump. Fremaux li inquadra "nelle contraddizioni della presidenza americana" incline a cambiare idea di frequente, "vedremo cosa accadrà davvero, ora è troppo presto, non vorremmo che il cinema americano smettesse di essere forte e creativo. Quest'anno lo è e questo è ciò che conta e io non ho conoscenze economiche per fare previsioni". Il futuro, altro tema che preoccupa il cinema, tiene conto dell'Intelligenza Artificiale: "è interessante e inquietante allo stesso tempo. Il suo utilizzo deve essere controllato. Dobbiamo rispettare il principio del copyright e anche i diritti degli attori", ha detto rivelando che allo staff del festival è stata presentata una registrazione della sua voce tramite intelligenza artificiale, per una sessione di formazione a cui non poteva essere presente.
Denunciare "il silenzio" nei confronti del "genocidio in corso a Gaza". Questo l'obiettivo di 380 tra attori e registi che, sul quotidiano francese Libération, firmano un editoriale pubblicato in contemporanea con l'apertura del festival di Cannes. Tra i firmatari dell'appello figurano nomi di richiamo mondiale come Richard Gere, Xavier Bardem, Susan Sarandon, David Cronenberg, Pedro Almodovar e tantissimi altri. E' invece giallo sul nome di Juliette Binoche, la presidente di Giuria di Cannes: inizialmente era stata annunciata tra i firmatari, ma il suo nome non compare nell'elenco finale dei 380 artisti. Tra le adesioni italiane quella del regista Mario Martone, Paolo Sorrentino, Gianni Amelio, Sergio Castellitto, Gabriele Muccino, Jasmine Trinca, Elisa Amoruso, Laura Morante, Saverio Costanzo, Roberto Andò, Francesca Archbugi, Isabella Ferrari, Matteo Garrone, Valerio Mastrandrea e altri. Al centro della denuncia, che sarà pubblicata anche sulla rivista specializzata 'Variety', "l'indifferenza" del cinema in merito a quanto avviene nella striscia di Gaza. "Noi, artisti e personalità della cultura, non possiamo restare in silenzio mentre a Gaza è in corso un genocidio", si legge nello scritto.