le parole dell'attrice

Morte Alvaro Vitali, il ricordo di Edwige Fenech: “Non era solo Pierino"

L'attrice racconta in un'intervista che era "una persona squisita: gentile, educata, dolce. È sempre stato così carino con me"

26 Giu 2025 - 09:23
 © Italy Photo Press

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Intervistata da Repubblica, Edwige Fenech ha ricordato Alvaro Vitali, scomparso a Roma all'età di 75 anni, con il quale ha condiviso tanti set di commedie negli anni 70. "Una persona squisita: gentile, educata, dolce. È sempre stato così carino con me”, ha detto l'attrice, rivelando anche "Era una persona perbene. Molto diverso da come appariva sul set: non era Pierino”.

Edwige Fenech si è soffermata soprattutto a raccontare l'Alvaro Vitali fuori dal set: "Fuori dal lavoro era una persona normale, discreta, seria. Non l’ho mai visto fare il buffone. Si comportava come tutti noi. Lo ricordo come una persona riservata. Non abbiamo mai avuto un rapporto stretto al di fuori del lavoro, era talmente discreto che non ci siamo mai frequentati nella vita privata. Ma questo succede spesso nel nostro mestiere: finito il set, ognuno torna a casa propria”.

Durante la lavorazione dei film, "lui era una persona molto professionale, faceva il suo lavoro con tranquillità. A volte non c’era nemmeno tempo per scherzare o per giocare. Nonostante abbiamo fatto diversi film insieme, non sempre ci si ritrovava a girare nella stessa scena o negli stessi giorni. Forse nei film della saga de La poliziotta eravamo più spesso insieme, perché interpretavamo una sorta di coppia di agenti".

Sul personaggio di Pierino che è stato croce e delizia durante la carriera di Vitali, l'attrice si è detta triste per come fosse stato "etichettato come Pierino, ma era in grado di fare molto di più. Un attore con vere capacità recitative. Credo che ne abbia sofferto molto. A noi attori capita spesso: essere etichettati è un rischio del mestiere, soprattutto all’epoca, con quel tipo di commedia… non quella nobile, ma quella commerciale". E ripensando a come la carriera di Vitali si sia fermata dopo quei ruoli, ha riflettuto: Penso che lui ne abbia sofferto profondamente. Perché quando un attore sa di avere del talento e non gli viene riconosciuto, è una grande sofferenza”.

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