Nonostante gli investimenti è come se nelle aule non sia passato l'ultimo mezzo secolo, anche a causa della poca manutenzione in strutture dove la sostenibilità è spesso ancora un optional
Immaginate di rientrare nella scuola dove vi siete formati. Se per qualche motivo non frequentate più da qualche anno un qualunque istituto italiano per voi una tale esperienza somiglierà probabilmente a un vero tuffo nel passato: ritroverete infatti con tutta probabilità gli stessi banchi, le stesse lavagne, lo stesso pavimento patchwork in marmo e persino la stessa acustica discutibile, che rendeva quasi impossibile ascoltare il professore dall'ultimo banco. Notare che quasi nulla è cambiato potrà far felice sul momento i più nostalgici ma farà sorgere inevitabilmente poi degli interrogativi: davvero i nostri edifici scolastici non hanno subito quasi nessuna evoluzione in meglio negli ultimi decenni? Un atroce dubbio destinato a venire confermato ahinoi dai dati, che certificano come quella di un mondo fermo almeno da un quarto di secolo non sia solo un'impressione. La XXV edizione del rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente conferma i ritardi, regalando al lettore un quadro decisamente sconfortante.
Non sono bastati anni di piani stralcio, Buona Scuola e finanziamenti straordinari legati a emergenze come il Covid o a iniziative europee come il Pnrr. Le nostre scuole rimangono un inno alla fragilità, soprattutto quando sono ubicate al Sud o provano a sopravvivere nei piccoli centri. Il report, visionato in anteprima dal Sole24Ore, evidenzia molti aspetti sconfortanti dell'edilizia scolastica oggi ma a sconcertare forse è soprattutto una percentuale: solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, meno di un istituto su due, meno della metà. Un dato incredibile, a maggior ragione se si tiene presente che il campione da cui parte l'indagine è piuttosto ampio ed eterogeneo, coinvolgendo scuole di diversi gradi da nord a sud. Si parla più nello specifico di 7.063 spazi deputati all'insegnamento tra scuole dell’infanzia, primarie e medie, spalmati su 97 Comuni capoluogo (su 112 totali). Insomma il problema è endemico e tutt'altro che circoscrivibile a una zona in particolare della Penisola.
A mancare non è ovviamente poi "solo" il certificato di agibilità: il 55% degli edifici manca per esempio pure del collaudo statico. Una situazione grave ed estremamente pericolosa, soprattutto se si pensa che appena il 15% delle scuole è stato costruito o adeguato secondo le norme antisismiche nelle zone dove è più concreto il rischio di terremoto. Certo in questo quadro vanno evidenziate meritevoli eccezioni: cinque amministrazioni (Benevento, Cosenza, Fermo, Gorizia e Udine) hanno per esempio realizzato i maggiori interventi di adeguamento sismico mentre altre tredici (Agrigento, Ancona, Avellino, Brescia, Cesena, Fermo, Forlì, Frosinone, Gorizia, Napoli, Pordenone, Rieti, Siracusa e Teramo) possono fregiarsi di aver svolto tutte le verifiche di vulnerabilità. Ma se la normalità viene percepita quasi come un eccesso di zelo di cui potersi far vanto evidentemente c'è una falla nel sistema e non è normale aver potuto elencare tutte le amministrazioni in poche righe di articolo.
Un aspetto cui non si pensa molto spesso e che viene invece evidenziato con discreta preoccupazione nel rapporto di Legambiente è poi quello della sicurezza dei solai. Solo il 31,2% degli stabili li ha sottoposti a diagnosi negli ultimi cinque anni, con un dato a sorpresa più alto al Sud (36,1%) e nelle isole. Effettuare il monitoraggio però non basta: gli interventi per la messa in sicurezza sono infatti fermi ad appena il 10,9%, con le solite encomiabili rondini che non fanno primavera ad alzare la disastrosa media.
C'è infine da far notare quanto la nostra edilizia scolastica ceda il passo anche in termini di sostenibilità ambientale. Gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici e appena il 6,5% risulta in classe A a fronte del 66,6% in classe E, F e G. Un dato che non sorprende, considerando quanto molto spesso le nostre aule abbiano sul groppone svariati decenni di onorato servizio, in cui non sono mai state seriamente "aggiornate". Le conseguenze ovviamente non sono solo per l'ambiente, dato che restare indietro in questo senso porta spesso gli ambienti scolastici a essere invivibili in primis per studenti e corpo insegnante, in un costante equilibrio tra il "troppo caldo" e il "troppo freddo", a seconda delle stagioni.
Servirebbe in generale una maggior attenzione alla manutenzione ordinaria, che tuttavia latita pesantemente con appena 8.338 euro investiti in media dai singoli istituti per garantire un luogo confortevole e soprattutto sicuro per tutti. Insomma siamo solo a settembre ma la scuola italiana, in ragione di certi numeri poco lusinghieri, può già venire serenamente bocciata. Sperando che presto inizino doverosi corsi di recupero per poter migliorare la disastrosa pagella dell'edilizia scolastica nostrana.