I ricercatori dell'Università dell'Ohio hanno utilizzato i dati di 66mila persone per arrivare a questa conclusione, che nasce dall'unione di diversi fattori
Passeggiate in riva al mare © Ente del Turismo
Che l'aria del mare faccia bene è ormai quasi un luogo comune, una certezza suffragata persino dalla scienza. Generazioni di bambini sono stati spediti da pediatri e parenti apprensivi a giocare sulla costa solo per "respirare lo iodio", percepito come una sorta di panacea contro qualunque malanno subito o potenziale. Ora però a confermare come vivere a pochi passi da una spiaggia possa allungarci letteralmente la vita ci pensano i ricercatori dell'Università dell'Ohio, che garantiscono "due anni" di esistenza in più a chiunque possa affacciarsi e guardare dalla propria finestra una distesa di blu. E no, non è solo merito dello iodio.
Le Corbusier lo aveva capito prima di tutti. Ormai anziano, dopo una vita satura d'impegni e soddisfazioni, il celebre architetto progettò e si fece costruire nel 1951 un capanno di legno minimalista presso Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra. Lì si ritirò, a davvero pochi passi dal mare tra acanti, agavi ed eucalipti, fino al 1965 quando morì proprio durante una delle tante nuotate nello specchio d'acqua antistante il suo "Cabanon". Chissà che la sua lunga esistenza non sia stata protratta proprio da quella scelta di lasciare tutto per avvicinarsi al Mediterraneo, dimostrando indirettamente quello che ora ci garantisce pure lo studio statunitense coordinato all’esperto di salute ambientale della Ohio State University Jianyong Wu.
"In generale, i residenti delle aree costiere possono aspettarsi di vivere un anno o due in più rispetto all’aspettativa di vita americana standard, di 79 anni", ha spiegato Wu, facendo presente che comunque gli effetti benefici del mare non si replicano uguali se si sceglie di vivere vicino a laghi o fiumi. In quest'ultimo caso infatti "Chi abita nelle aree urbane che sorgono nei pressi di fiumi e laghi nell’entroterra ha invece un’aspettativa di vita di 78 anni circa”. Un dato che ha sorpreso in primis gli stesi ricercatori, che però non si sognano di mettere in dubbio i risultati di un lavoro nato dall'analisi di moltissimi dati. Ecco da dove viene questa ipotesi, alla base della ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Research
Gli studiosi statunitensi sono arrivati alle loro conclusioni dopo aver raccolto e analizzato i dati di 66mila persone, associando per ciascuna il luogo di residenza e l’età al decesso, con l'obiettivo di decodificare gli elementi che possono influenzare quest'ultima. Tra le ragioni suggerite dai ricercatori per spiegare il fenomeno della longevità marittima ci sono diverse ragioni, alcune abbastanza facili da intuire. In primis il fatto che sulla costa il corpo (e la mente) non debba abituarsi allo choc di passare dal caldo eccessivo (viva le giornate ventiliate) al freddo. Un clima mitigato e perfetto per uscire quindi, passare più tempo all'aria aperta e inevitabilmente riempirsi i polmoni con quella celebre "aria buona" che è tutt'altro che una leggenda.
È infatti vero che il mare ha un effetto benefico per chiunque soffra di allergie o problemi respiratori, oltre a essere un toccasana per pelle, capelli (rinforzati dall'acqua marina, che combatte naturalmente forfora e capelli grassi) e tiroide. "La vicinanza all'acqua, in particolare al mare, è associata a molte misure positive di benessere fisico e mentale, da livelli più elevati di vitamina D a migliori relazioni sociali. Molti processi sono gli stessi innescati dagli spazi verdi, con alcuni vantaggi in più", ha spiegato in un articolo apparso sul Guardian, il dottor Matthew White, docente presso l'Università di Exeter e psicologo di BlueHealth, un programma di ricerca che studia proprio i benefici del vivere a pochi passi dal mare. Nello stesso articolo lo stesso White cita poi un'altra ricerca del 2013 secondo cui gli ambienti costieri sarebbero risultati essere i luoghi più felici, con risposte di circa sei punti superiori rispetto a quelle raccolte in un ambiente urbano.
D'altra parte andare al mare aumenta i livelli di vitamina D, stimolando pure la produzione di endorfine, responsabili per il miglioramento dell’umore e possono prevenire malattie autoimmuni. Mentre l'acqua di mare di per sé rimane una fonte di magnesio, iodio e potassio, minerali che combattono le infezioni e aiutano il corpo a disintossicarsi e guarire. Va infine ricordato che anche il semplice osservare questa distesa blu abbia effetti tranquillanti sul cervello umano, ammansito da un tale spettro di colori. Spesso forse anche per queste ragioni nella storia il mare ha rappresentato un confine capace di tranquillizzare l'uomo, venendo percepito quasi come una barriera protettiva da sfidare solo in casi di forza maggiore.
Il finale di uno dei massimi capolavori della cinematografia italiana, La dolce vita, si svolge non a caso su una spiaggia dando al mare una forte connotazione onirica: la costa rappresenta infatti in quel caso un confine tra il sogno e la realtà, tra l'umano e ciò che lo trascende. Il mare è un rifugio, anche se come il Neruda de Il postino sei stato costretto a fuggire o come i soldati di Mediterraneo sei stato abbandonato al tuo destino su un'isola. Per questo forse lasciarsi abbandonare ai capricci delle sue onde può essere addirittura salvifico. Anche se non ci si può costruire un piccolo capanno di quindici metri quadri quasi sulla battigia, come fece Charles-Édouard Jeanneret-Gris detto le Corbusier (che non a caso campò ben più dei 79 anni presi a riferimento dall'ateneo statunitense).