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La figlia Lucia: "Rappresenta più di ogni altro oggetto la sacralità con cui nostro padre concepiva il suo servizio allo Stato e alle istituzioni"
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"Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità" sulla strage di via D'Amelio e sulle stragi di mafia. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla cerimonia per l'inaugurazione della teca contenente la borsa di Paolo Borsellino, alla Camera. "Dopo il sacrificio del magistrato siciliano è partito un movimento di popolo che per la prima volta ha detto visibilmente no alla violenza, al ricatto, all'omertà a cui la mafia avrebbe voluto condannare l'Italia. È stata la scintilla di un incendio di speranza e amore per l'Italia, il suo testimone è ancora saldo", ha aggiunto il capo del governo.
Un "simbolo", quindi, e un "monito". A non abbassare la guardia nella lotta alle mafie e a continuare a cercare "la verità". Meloni prende la parola nel Transatlantico di Montecitorio, dove resterà, conservata in una teca, la borsa da lavoro di Borsellino, ucciso con la scorta nell'attentato del 19 luglio 1992. Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato, ai parenti del magistrato e a esponenti dell'esecutivo, la premier parte dal suo ricordo personale, da quella strage vista in tv nel tinello di casa che ha dato avvio al suo "impegno politico".
La borsa "di papà", conservata dalla famiglia di Carmelo Canale, collaboratore del magistrato ucciso dalla mafia, dice Lucia Borsellino, "rappresenta più di ogni altro oggetto la dedizione al lavoro, la sacralità con cui nostro padre concepiva il suo servizio allo Stato e alle istituzioni". Un magistrato che "ha cambiato il corso della storia", mette in evidenza il presidente del Senato Ignazio La Russa, mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana osserva che il "sacrificio" di magistrati come Falcone e Borsellino hanno fatto "maturare nel Paese un profondo sentimento di rifiuto del fenomeno mafioso".
La borsa da oggi fino al 30 ottobre sarà esposta in Transatlantico, per poi essere trasferita nell'aula della Commissione antimafia a Palazzo San Macuto. E ha, come dice la presidente dell'Antimafia Chiara Colosimo, "l'odore acre e intenso della pelle bruciata. Dentro è intatta, come intatto è l'insegnamento di uomo che, solo, ha incarnato il senso del dovere più profondo, il rispetto per le istituzioni, la sete di giustizia".