oltre “l’extra green”

L’economia circolare, opportunità e strategia per il sistema-Paese

Per l’Italia l’economia circolare può essere la chiave per rafforzare l’autonomia, la competitività e la sostenibilità del sistema economico nazionale

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In un Paese come l’Italia, non particolarmente ricco di materie prime e caratterizzato da un tessuto produttivo fatto soprattutto di piccole e medie imprese, l’economia circolare non è un “extra green” da aggiungere alle politiche ambientali, ma una strategia chiave per rafforzare l’autonomia, la competitività e la sostenibilità del sistema economico nazionale.

Cos’è l’economia circolare: oltre il modello lineare

 Secondo quanto definito dal ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che punta a mantenere il valore di prodotti, materiali e risorse il più a lungo possibile: attraverso riutilizzo, riparazione, riciclo, recupero e rigenerazione. Questo significa passare da un paradigma “prendi-fai-smaltisci” a un ciclo virtuoso in cui “rifiuti” e “scarti” diventano risorse, riducendo l’estrazione di nuove materie prime e l’impatto sull’ambiente.

In questo contesto, il documento di strategia nazionale del MASE propone una roadmap per far sì che l’economia circolare diventi uno dei pilastri dello sviluppo italiano: un approccio in grado di coniugare crescita, tutela ambientale e riduzione dei rifiuti.

Il valore economico e occupazionale: una “green economy” che crea lavoro

 I numeri confermano il potenziale dell’economia circolare come leva di sviluppo per l’Italia. Secondo un rapporto del Unioncamere (in collaborazione con la Fondazione Symbola), l’Italia può definirsi “leader” nella green economy: si contano circa 3,2 milioni di “green jobs”, cioè occupati in imprese e attività legate alla sostenibilità ambientale, pari al 13,9 % degli occupati.

Il rapporto evidenzia inoltre che molte imprese - incluse le PMI - hanno reagito alle crisi investendo in soluzioni green: tra il 2018 e il 2022 oltre 510mila imprese hanno realizzato “eco-investimenti”, pari al 35,1% del totale delle imprese che hanno fatto investimenti, segno che la transizione circolare non riguarda solo le grandi aziende, ma è concreta anche nel tessuto produttivo diffuso.

Dati questi che dimostrano come un’economia circolare ben strutturata non solo protegga l’ambiente, ma sostenga l’occupazione, offra nuove opportunità di lavoro (anche specializzate e green) e rappresenti una risposta concreta alle sfide economiche e ambientali contemporanee.

Oltre i concetti, un approccio concreto

 Unioncamere ha sviluppato un approccio concreto per accompagnare le imprese nella transizione verso la circolarità. Attraverso il suo portale GreenCam promuove infatti la conoscenza dell’economia circolare e mette a disposizione materiali informativi, linee guida, strumenti formativi per chi vuole ripensare modelli di business secondo logiche sostenibili.

Un passaggio fondamentale è la misurazione della circolarità: senza indicatori affidabili non è possibile capire quanto un’azienda sia “circolare”, quali processi migliorare e quale impatto generi in termini di risparmio di materie prime, riduzione dei rifiuti, efficienza energetica. Unioncamere, così, promuove seminari e percorsi formativi dedicati ad imprese e professionisti per adottare sistemi di misurazione e monitoraggio della circolarità.

Inoltre, oltre ad advocacy e supporto tecnico, Unioncamere collabora con il MASE: l’ultimo accordo istituzionale, firmato nel marzo 2024 e aggiornato nell’ottobre 2025, rafforza la sinergia tra sistema camerale e istituzioni per promuovere transizione verde, sostenibilità, educazione ambientale e innovazione nelle imprese.

Esperienze e buone pratiche: un patrimonio da diffondere

 Sono sempre più numerose le imprese e le Camere di Commercio locali che promuovono “buone pratiche di economia circolare”: dalla gestione intelligente dei rifiuti, al recupero dei materiali, alla simbiosi industriale, al riciclo e riuso di materie seconde. Queste esperienze mostrano come la circolarità non sia un concetto astratto, ma si traduca ogni giorno in scelte operative, modelli produttivi, relazioni con territorio e comunità. E quando queste pratiche vengono condivise, documentate, diffuse (grazie al sistema delle Camere di Commercio) possono diventare un asset nazionale, replicabile su scala larga e capace di generare valore per l’intero sistema Paese.

Un orizzonte di resilienza e competitività

 Guardare all’economia circolare come strategia nazionale significa immaginare un’Italia meno dipendente dalle importazioni di materie prime, più autonoma, efficiente e sostenibile. Significa dare alle imprese (anche le più piccole) la possibilità di competere su un terreno nuovo, fatto di innovazione, valore sociale e ambientale, e di creare lavoro stabile e qualificato.

In un contesto globale segnato da crisi energetiche, aumento dei costi delle materie prime, pressioni ambientali e instabilità delle filiere, la circolarità rappresenta un’opportunità concreta per rendere il sistema produttivo italiano più resiliente, competitivo e sostenibile.