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Famiglia Cotarella, la passione per il vino ridà vita al territorio

Negli anni, tra ricerca e innovazione, la passione e la dedizione dell’azienda vitivinicola hanno consentito di recuperare vitigni e vini perduti e dimenticati. E ora l’impegno si amplia con un progetto dedicato ai giovani con disturbi del comportamento alimentare

Territorio storicamente ricco di vitigni e di vini straordinari ed esclusivi che venivano consumati sulle mense papali e dall’antica nobiltà, quello tra Montefiascone e il Lago di Bolsena, al confine tra Lazio e Umbria, è stato abbandonato per decenni.

Solo nel 1979, con la creazione di Famiglia Cotarella da parte dei fratelli Riccardo e Renzo Cotarella, è iniziato il lento recupero di antichi cloni e delicate varietà che nei vigneti specializzati degli anni Sessanta erano quasi del tutto scomparse. E dopo 10 anni di ricerche e di selezioni, nel 1989 è iniziata la produzione del Poggio dei Gelsi: un Est! Est!! Est!!! che è riuscito in poco tempo a ridare lustro ad un territorio e ad un vino che era stato ingiustamente dimenticato.

Da quell’impegno è partita la storia di una casa vinicola che da tre generazioni, con passione e dedizione, guarda al futuro rimanendo però al tempo stesso profondamente legata a un territorio con grandi e nobili tradizioni, capaci di produrre uve che danno vita a vini straordinari. Come il Ferentano, vino prodotto a partire dalla vendemmia 1998 dopo anni di esperienza e di studi sull’affascinante varietà Roscetto. E poi, nel 1993, la nascita di uno dei più grandi e innovativi rossi italiani, il Montiano, un clone di Merlot che ha dimostrato la vocazione alla qualità delle terre laziali.

 

La valorizzazione del territorio

Anno dopo anno, Famiglia Cotarella ha quindi proseguito il processo di valorizzazione di vitigni storicamente legati al territorio dando vita a vini quali il Pomele, il Marciliano, il Tellus Syrah. E poi, nel 2009, per celebrare i trent’anni di vita dell’azienda è stato presentato il Rosso dell’Umbria Trentanni, mentre per il 150 anni dell’Unità d’Italia sono nati lo spumante Anita, ottenuto da uve Aleatico, e Soente, un bianco laziale nato dall’incontro tra Viognier e vitigni sperimentali. Varietà sperimentali che da oltre vent’anni sono impiantati anche a Montecchio, sulla collina a sud di Orvieto, assieme a Merlot, Cabernet, Sangiovese, Verdicchio e Vermentino, mentre nei vigneti storici dell’azienda, tra Montefiascone e il Lago di Bolsena, si coltivano Roscetto, Aleatico, Trebbiano e Malvasia, e alcune varietà internazionali come Merlot, Syrah e Viognier.

 

Ricerca e innovazione

 Ricerca, sperimentazione e innovazione, infatti, in Famiglia Cotarella si fondono da sempre con l’obiettivo di valorizzare i vitigni e le uve storicamente legati al territorio. Una sfida che è stata raccolta anche dalla terza generazione giunta alla guida dell’azienda di famiglia, e con Dominga, Marta ed Enrica Cotarella è stata sviluppata una nuova architettura di marca. Famiglia Cotarella è diventato il brand di riferimento che racchiude Falesco (per i vini della tradizione), Cotarella (per i top di gamma), Intrecci (la scuola di Alta Formazione), Liaison (marchio per la distribuzione di Champagne Alexandre Filaine, Vilmart&Cie, Egly Ouriet e Doyard). E poi Fondazione Cotarella, progetto nato ad aprile 2021 con lo scopo di tutelare e promuovere il territorio, anche dal punto di vista turistico; offrire supporto ai giovani con disturbi del comportamento alimentare e facilitare le relazioni e l’empatia tra adulti e giovani.

 

L’impegno per i ragazzi con disturbi del comportamento alimentare

 La vera sfida della Fondazione Cotarella è infatti quella di rimettere i giovani al centro, di aiutarli a ritrovare la propria vocazione, di fare cultura e prevenzione, di lavorare a una nuova alleanza fra genitori e insegnanti, fra istituzioni e mondo della formazione, fra mondo produttivo e consumatori. Con questo obiettivo nel 2024 sarà inaugurata, al confine tra Lazio e Umbria, la Dimora Verdeluce. Si tratta di una struttura che dispone di un orto e un giardino didattico, una fattoria con gli animali, sentieri per il trekking e l'orientamento nel bosco, una cucina didattica e un ristorante didattico. Qui i ragazzi con disturbi del comportamento alimentare che frequentano i laboratori possono così riscoprire il fascino della cucina, le emozioni legate ai sapori, ai colori, alle creazioni. E trasformare in un nuovo amico quel cibo che, prima di arrivare, consideravano un nemico da combattere.