Sull'uranio impoverito, che sarebbe stato spostato prima dei bombardamenti, il presidente americano attacca: "Nulla è stato portato fuori dai siti"
Donald Trump attacca i quotidiani come il New York Times che avrebbero diffuso "notizie false" sull'operazione militare condotta dagli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani. Se da un lato l'Iran ha confermato di aver subito ingenti danni ai tre siti nucleari colpiti dai bombardamenti di Israele e Usa, durante la guerra dei dodici giorni, dall'altro i media americani hanno screditato la vittoria di Washington in base ai dubbi sulla portata dei raid, che, secondo gli esperti, avrebbero arrestato "solo di pochi mesi il programma nucleare" del Paese. Proprio perché, secondo le stesse fonti, i pasdaran sarebbero riusciti a trasferire le centrifughe per l'arricchimento dell'uranio prima dei bombardamenti, oltre a mettere in sicurezza le scorte del metallo arricchito al 60%.
Secondo quanto riportato dal New York Times e dalla Cnn, che hanno intervistato fonti dell'intelligence americana e israeliana, l'Iran dispone di piccoli siti per l'arricchimento dell'uranio che ha tenuto segreti, e che sono concepiti per consentire al Paese di portare avanti il suo programma nucleare, anche nell'eventualità di attacchi ai siti principali. Per il quotidiano, inoltre, un rapporto preliminare riservato dall'Agenzia d'intelligence della difesa statunitense sosterrebbe che i bombardamenti sui tre siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan avrebbero ritardato il programma atomico di Teheran "solo di alcuni mesi", in linea con quanto sostenuto da fonti anonime citate dall'emittente televisiva statunitense "Cnn". Stando al rapporto, gli attacchi statunitensi avrebbero colpito gli ingressi di due impianti, ma senza distruggere completamente le strutture sotterranee: secondo le indiscrezioni, gli attacchi Usa non avrebbero quindi distrutto il programma nucleare iraniano, ma lo avrebbero ritardato di circa sei mesi.
Nonostante le rassicurazioni del presidente Usa Donald Trump, che ha sottolineato che "l'ultima cosa che vogliono fare ora gli iraniani è arricchire l'uranio", aggiungendo che a Fordow c'è stata "distruzione totale", una parte della stampa americana si è chiesta dove fossero finiti gli oltre 400 chilogrammi di uranio arricchito che l'Iran possiede. Inoltre, come scrive il Corriere della Sera, "già nei giorni del bombardamento, le foto satellitari avevano mostrato un movimento di camion intorno a uno dei siti nucleari colpiti. Hanno spostato qualcosa al terzo sito, il più giovane in termini di età, a Isfahan? Resta sul serio un giallo cosa possano avere portato via: l'uranio non si trasporta certo con facilità. Gli unici a poter dare risposte sarebbero gli ispettori dell'Aiea". Ma l'Iran si rifiuta di collaborare e proprio il 25 giugno i legislatori iraniani hanno votato a favore della sospensione della cooperazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, secondo quanto riportato dalla Tv di Stato.
Ipotesi assolutamente respinte da Donald Trump. "Nulla è stato portato fuori dalla struttura. Ci vorrebbe troppo tempo, sarebbe troppo pericoloso, molto pesante e difficile da spostare!", ha scritto l'inquilino della Casa Bianca in un post su Truth, riferendosi in particolar modo al sito Fordow colpito dai bombardieri americani B-2. Trump ha affermato che le foto satellitari di un gran numero di camion fuori dal sito prima del raid statunitense mostravano solo squadre che cercavano di proteggere Fordow con cemento "per coprire la parte superiore dei pozzi".