Le mosse del Cremlino

Droni su Polonia e Danimarca, sospetti sui russi: il ruolo di Kaliningrad e sabotaggio Gps, i rischi per l'Ue (e l'Italia)

Interferenze GPS, droni non identificati e violazioni dello spazio aereo preoccupano l'Europa. L'ombra lunga del Cremlino su una nuova strategia di destabilizzazione

23 Set 2025 - 13:15

Un numero crescente di episodi preoccupa le autorità europee: droni non identificati hanno violato i cieli di Paesi come Polonia, Romania, Danimarca e Norvegia. Allo stesso tempo, disturbi ai segnali GPS stanno minando la sicurezza di rotte aeree e marittime nel Mar Baltico. Gli occhi sono puntati su Kaliningrad, exclave russa altamente militarizzata, sospettata di essere uno dei centri operativi da cui partono operazioni di disturbo elettronico e missioni di ricognizione. Secondo l'intelligence e le analisi OSINT, Mosca starebbe mettendo alla prova la tenuta delle difese europee con una combinazione di tecnologia drone e gUerra elettronica. Senza prove definitive ma con un quadro sempre più inquietante, cresce l'urgenza di comprendere cosa si nasconda dietro qUesti segnali e come l'Unione Europea possa reagire.

Droni non identificati sorvolano l'Europa: le segnalazioni da Polonia a Norvegia

 Le prime violazioni documentate risalgono al 9 settembre 2025, quando circa 20 droni non identificati sono penetrati nello spazio aereo polacco. L'intrusione ha causato il blocco temporaneo degli aeroporti di Varsavia e altri scali regionali. Episodi simili si sono verificati anche in Romania, Danimarca e Norvegia, con chiusure di emergenza negli scali di Copenaghen e Oslo. Sebbene i velivoli non abbiano causato danni fisici né siano stati rivendicati da attori noti, l'ipotesi di una regia russa ha iniziato a farsi strada tra analisti e autorità occidentali. Il profilo tecnico dei droni, l'intensità degli episodi e il tempismo rispetto ad altre crisi internazionali rafforzano i sospetti su Mosca.

Kaliningrad e gUerra elettronica: come funziona il GPS jamming russo

 Secondo un rapporto recente, nei primi quattro mesi del 2025 quasi 123.000 voli hanno subito interferenze GPS nello spazio aereo del Baltico. I segnali di disturbo, detti jamming, alterano la ricezione satellitare impedendo la navigazione sicura di aerei, navi e droni. Diversi studi internazionali indicano che l'origine di tali disturbi sarebbe da ricondurre a basi russe situate proprio nell'area di Kaliningrad, in particolare nella zona di Baltiysk. La Russia avrebbe investito massicciamente in sistemi di gUerra elettronica capaci non solo di disturbare i segnali GNSS (Global Navigation Satellite System), ma anche di ingannare i sistemi di navigazione ("spoofing"), simulando coordinate false. Si tratta di una forma di attacco ibrido che compromette infrastrutture civili e militari senza usare armi convenzionali.

Quali obiettivi può colpire Mosca: scenari realistici e minacce indirette

 La capacità russa di destabilizzare lo spazio aereo e marittimo europeo si basa più sull'effetto psicologico e operativo che su attacchi diretti. L'interferenza GPS può obbligare alla deviazione o cancellazione di voli civili, mettere a rischio le operazioni navali e creare confusione tra forze armate e sistemi radar. I droni, se dotati di capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance), possono mappare infrastrutture critiche e raccogliere informazioni in tempo reale. In scenari più estremi, potrebbero essere armati per compiere sabotaggi mirati su installazioni energetiche o militari. Tuttavia, la principale finalità sembra essere qUella di testare la soglia di reazione Nato e dimostrare una presenza tecnologica in grado di penetrare anche gli spazi più sorvegliati d'Europa.

Che tipo di droni usa la Russia: capacità belliche, autonomia e tecnologia

 La Russia dispone di un'ampia gamma di droni a uso militare, tra cui gli Orlan‑10, impiegati per missioni di ricognizione e gUerra elettronica. In modalità controllata da terra il loro raggio operativo è stimato intorno ai 120 km, ma in missioni autonome possono raggiungere distanze fino a 600 km, con un’autonomia che supera le 16 ore. QUesti velivoli possono operare fino a 5.000 metri d’altezza e sono spesso utilizzati per disturbare le comunicazioni o localizzare obiettivi per l’artiglieria. Altri modelli, come i droni kamikaze Lancet, sono progettati per colpire bersagli con testate esplosive in attacchi diretti. Tra i più avanzati ci sono i Forpost-R, capaci di eseguire missioni combinate di sorveglianza e attacco, e dotati di sistemi di navigazione alternativi in caso di jamming. In alcuni casi, Mosca sembra sperimentare anche droni civili modificati, più difficili da individuare e intercettare, ma efficaci per la gUerra asimmetrica.

Cosa vuole ottenere il Cremlino: pressioni, test e intimidazione strategica

 Le recenti attività sembrano inserirsi in una strategia di "gUerra grigia", ovvero operazioni sotto la soglia del conflitto armato aperto. Il Cremlino potrebbe voler testare le vulnerabilità delle difese occidentali, creare disagio politico interno nei Paesi membri Ue e dimostrare di poter esercitare pressione tecnologica anche a distanza. Le azioni di disturbo hanno anche una componente simbolica: segnalano che nessuna parte del continente è realmente al sicuro da incursioni non convenzionali. È un messaggio rivolto tanto alla Nato quanto all'opinione pubblica.

L'Italia è nel mirino? Possibili obiettivi e vulnerabilità nazionali

 Sebbene l'Italia non sia stata direttamente coinvolta negli episodi recenti, non può considerarsi al riparo. Il Paese ospita basi militari Nato strategiche, infrastrutture critiche energetiche e porti ad alto valore geopolitico. Tra gli obiettivi ipotetici potrebbero esserci le basi di Aviano e Sigonella, i poli energetici dell'Adriatico e le aree portuali di Trieste e Taranto. Inoltre, l'alto traffico aereo civile e turistico potrebbe rendere vulnerabili anche gli aeroporti maggiori in caso di jamming. È essenziale rafforzare la cyberdifesa, dotarsi di sistemi di sorveglianza radar dedicati ai droni e cooperare con l'Unione Europea per un coordinamento più rapido in caso di minacce ibride.

Difesa europea e Nato: cosa si può fare contro droni e jamming

 A livello tecnico, l'Europa sta lavorando per rafforzare le capacità anti-drone con sistemi a energia diretta, radar multifreqUenza e reti di sensori distribuiti. Alcuni Paesi, tra cui Francia e Germania, stanno sviluppando contromisure attive anche in ambito civile, per proteggere aeroporti e infrastrutture critiche. Contro il jamming GPS, l'impiego di sistemi alternativi come la navigazione inerziale o segnali criptati è in fase di studio. Ma il nodo centrale resta la cooperazione: serve un protocollo Ue-Nato per risposte rapide, identificazione delle minacce e comunicazione tra spazi aerei. Solo un sistema integrato potrà fronteggiare una strategia che sfrutta ambiguità, tecnologia e rapidità di esecuzione.

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