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Draghi contro Trump: "Con i dazi siamo arrivati al punto di rottura" | Il presidente americano vola in Qatar: "Firmato un accordo commerciale da 200 miliardi"

Martedì il tycoon e Mohammed bin Salman avevano firmato un altro patto strategico dal valore di 600 miliardi (che Riad investirà negli Usa)

15 Mag 2025 - 10:07

Mentre apre al dialogo con la Cina sui dazi, Donald Trump tira dritto sulla guerra doganale all'Europa. Secondo l'ex premier Mario Draghi, "siamo vicini a un punto di rottura". L'uso massiccio di "azioni unilaterali per risolvere le controversie commerciali e il definitivo esautoramento dell'Organizzazione mondiale del commercio hanno minato l'ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile". Intanto il presidente americano è in Qatar, per la seconda tappa del suo viaggio di tre giorni in Medioriente e nel Golfo Persico, dove ha firmato un accordo commerciale dal valore di 200 miliardi. Il giorno prima, martedì, assieme al principe ereditario di Riad, Mohammed bin Salman, aveva firmato importanti accordi, tra i quali uno economico strategico, annunciando che l'Arabia Saudita si è impegnata a "investire negli Usa 600 miliardi di dollari, costruendo legami destinati a durare".


La Germania sostiene la richiesta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di aumentare l'obiettivo di spesa per la difesa da parte della Nato al 5% del Pil, "lo seguiamo in questo". Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, a margine della ministeriale Esteri informale. "Ne discuteremo di nuovo oggi. Ma dobbiamo guardare al risultato. E il risultato è che si tratta del 5% richiesto dal presidente Trump", ha sottolineato Wadephul, dicendosi "d'accordo con la valutazione di Trump" sulla necessità di aumentare la spesa per la difesa. 


Donald Trump, a Doha con il premier Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, ha annunciato un accordo economico da 200 miliardi di dollari con il Qatar. All'interno di questo accordo ci sarebbe anche l'intesa tra Qatar Airways e Boeing per la fornitura di 160 aerei.


In uno scenario evolutivo in continuo movimento, "resta una certezza: gli Stati Uniti erano e restano uno dei principali partner commerciali per l'Italia e per l'Unione europea". Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso dell'informativa al Senato sulle conseguenze per il sistema produttivo italiano derivanti dall'introduzione dei dazi nei confronti dei paesi europei e sulle iniziative a tutela di imprese e occupazione. "Inoltre, gli Stati Uniti sono anche un alleato strategico. La nostra bussola deve restare l'area di libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico per innescare una crescita globale sostenibile", ha sottolineato Urso, che ha aggiunto: "L'obiettivo deve restare zero dazi da Europa e Usa. Dobbiamo poi accelerare sulla strada delle riforme europee, sulla quale riscontriamo ritardi non piu' giustificabili".


"Ove il quadro fosse quello prospettato e non cambiasse, il centro studi del ministero ha stimato un impatto del 10% sull'export italiano negli Usa in caso di dazi reciproci al 20%, e del 6,5% ove si pervenisse a un dimezzamento". Lo ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Urso ha aggiunto che i dazi Usa non avrebbero un forte impatto sull'export di auto, focalizzato sul lusso, ma avranno "un impatto molto significativo sulla filiera delle componenti automotive che produce per l'alta gamma tedesca". Idem per la farmaceutica, "per noi molto importante come voce dell'export verso gli Usa" se Trump mettesse in pratica il piano appena annunciato relativo ai farmaci. 


Cambiamenti sono in corso da "diversi anni e la situazione si stava deteriorando anche prima del recente innalzamento delle tariffe. Quindi, le frammentazioni politiche interne e la crescita debole ha reso più difficile una effettiva risposta europea. Ma gli eventi più recenti rappresentano un punto di rottura. L'uso massiccio di azioni unilaterali per risolvere le controversie commerciali e il definitivo esautoramento del Wto hanno minato l'ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile". Lo ha detto Mario Draghi parlando al vertice Cotec che si svolge a Coimbra. "E' azzardato credere che i nostri scambi commerciali con gli Stati Uniti torneranno alla normalità dopo una rottura unilaterale così grave delle relazioni, o che i nuovi mercati cresceranno abbastanza rapidamente da colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti - ha aggiunto l'ex premier -. Se l'Europa vuole davvero ridurre la sua dipendenza dalla crescita statunitense, dovrà produrla da sé". 

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