IL CASO

Dj italiano morto a Ibiza, il padre: "Vorrei che fosse fatta chiarezza e giustizia"

"Se io avessi avuto il minimo sentore che il ragazzo fosse andato un pochino oltre, sarei venuto a prenderlo qua molti anni prima" racconta Giuseppe Noschese a "Morning News"

25 Lug 2025 - 11:50
 © Da video

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Chiarezza e giustizia. È ciò che chiede Giuseppe Noschese, il padre del dj napoletano Michele - noto come dj Godzi - morto sabato mattina a Ibiza. Intervenuto a "Morning News" durante la puntata di venerdì 25 luglio, l'uomo ha confermato di avere massima fiducia nelle autorità spagnole affinché si possa fare luce su quanto accaduto nella residenza del ragazzo, a Santa Eulalia.

"L'autopsia di Michele è stata fatta d'ufficio, in maniera frettolosa, lunedì mattina - esordisce il padre della vittima -. A parte che per un'eventuale autopsia d'ufficio viene cercato qualcuno della famiglia o le autorità consolari. Invece, nessuno ha saputo niente e ci siamo trovati questa autopsia fatta. Il giorno dopo è arrivato il perito, individuato a Maiorca, e ha detto che l'autopsia andava implementata con altri esami. Stanotte è stata fatta una risonanza magnetica e una tac body. Al momento siamo in attesa di una refertazione".

Quindi, Giuseppe Noschese aggiunge: "Ho totale fiducia nella magistratura spagnola, sono certo che darà corso a questa cosa nei modi più rapidi e corretti possibili".

Di fronte alla possibilità che il ragazzo fosse armato, come sarebbe recentemente emerso in un comunicato della Guardia Civil, il padre di Michele commenta: "Si è parlato di coltelli e pistole. Sicuramente se la Guardia Civil li ha trovati, li avrà acquisiti, inquadrati e saranno fatti degli esami per analizzare le impronte digitali. Se questo non dovesse avvenire, sarei un po' dubbioso sulla narrazione fatta dalla controparte".

Mentre sull'eventualità che il giovane si trovasse in uno stato alterato causato dall'assunzione di stupefacenti, aggiunge: "Michele è conosciuto in tutto il mondo e vive a Ibiza da dodici anni. Se io avessi avuto il minimo sentore che il ragazzo fosse andato un pochino oltre, io non sarei venuto qua a seguito del decesso, ma sarei venuto a prenderlo qua molti anni prima". E aggiunge ancora: "Michele qui ci lavorava e faceva il dj ad altissimi livelli, il riconoscimento avuto a livello planetario rappresenta una persona normale, non una persona che abusa e che è fuori di testa. Questo, però, non significa che Michele - nonostante il messaggio inviato venti minuti prima della sua morte, in cui invitava i ragazzi a uscire per non svegliare i bambini nel residence - possa aver preso una pasticca. Io questo non lo so".

Infine, Giuseppe Nochese ribadisce il suo desiderio di scoprire cosa sia realmente accaduto: "Il fatto che sia il padre di Michele non significa che io voglia responsabilizzare altri, voglio che emerga la verità. È successo quello che nessun padre vorrebbe che succeda, vorrei che fosse fatta chiarezza e giustizia per mio figlio. Non stiamo cercando degli assassini, stiamo cercando dei colpevoli. E colpevole potrebbe essere anche mio figlio".

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