La perdita di un cane o di un gatto può essere dolorosa quanto quella di una persona cara anche se il dolore provato viene spesso minimizzato o non riconosciuto socialmente
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"Addio Chok, compagno meraviglioso della mia vita". Con queste parole Antonello Venditti ha salutato il suo cane, scomparso pochi giorni fa. Poche ore prima, la stessa sofferenza era stata condivisa da Veronica Ferraro: la sua cagnolina Amelietta è morta all’improvviso, a pochi giorni dalla nascita del suo primo figlio. Due storie diverse ma unite da un denominatore comune: il dolore profondo che si prova quando si perde un animale domestico. Un lutto a tutti gli effetti, anche se spesso minimizzato o non riconosciuto socialmente. Per chi ha vissuto accanto a un cane o a un gatto, con cui ha condiviso anni di quotidianità, affetto incondizionato e presenza costante, quella perdita può essere devastante.
Molti faticano a comprenderlo, ma la morte di un animale può essere dolorosa quanto quella di una persona cara. Lo conferma uno studio realizzato dall'Università del Michigan: in una ricerca condotta su 174 adulti, l’85,7% delle persone che avevano perso un animale domestico mostrava ancora sintomi di lutto dopo sei mesi, e il 22,4% ne soffriva anche a un anno di distanza. Secondo gli studiosi, a determinare l’intensità del dolore è soprattutto la qualità del legame con il pet. Più l’animale era parte integrante della vita quotidiana, più la sua assenza lascia un vuoto difficile da colmare.
Uno degli aspetti più difficili da affrontare è il fatto che il lutto per un animale domestico venga spesso sminuito o non compreso da chi ci circonda. In molti casi, chi ha perso un cane o un gatto si sente in colpa per il proprio dolore, come se fosse eccessivo o ingiustificato. Eppure si tratta di un sentimento assolutamente legittimo. Secondo alcuni studiosi, la mancanza di riconoscimento sociale del lutto può aggravare il dolore e rendere più difficile la sua elaborazione. Quando l’ambiente circostante non offre supporto o tende a minimizzare, la persona in lutto rischia di isolarsi, provando vergogna per un’emozione che invece andrebbe accolta e compresa.
Gli esperti concordano: il primo passo è riconoscere che si tratta di un vero lutto. Parlare della propria sofferenza, esprimere le emozioni e condividere ricordi dell’animale aiuta a dare dignità a quel dolore. Alcuni trovano conforto in piccoli rituali simbolici, come scrivere una lettera di addio o piantare un albero in sua memoria. Anche il supporto psicologico può essere utile: sempre più psicoterapeuti si occupano specificamente del lutto per la morte di un animale, aiutando le persone a elaborare la perdita senza colpevolizzarsi.
Il dolore di Antonello Venditti e Veronica Ferraro non è isolato né raro. Milioni di persone in tutto il mondo piangono ogni anno i loro animali, spesso in silenzio. Ma qualcosa sta cambiando. Sempre più spesso, personaggi pubblici scelgono di condividere apertamente queste esperienze, contribuendo a rompere il tabù che ancora circonda questo tipo di lutto. E proprio il riconoscimento sociale può fare la differenza: sapere di non essere soli, che quel dolore è legittimo e condiviso, è il primo passo per attraversarlo senza vergogna.