Addio a Pippo Baudo, la camera ardente al Teatro delle Vittorie
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Alcune figure pubbliche entrano nelle case per decenni fino a diventare “parenti acquisiti”: quando muoiono, si attiva un sentimento simile a quello vissuto per una persona conosciuta veramente
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Il feretro che lascia la chiesa, gli applausi, i meme di repertorio che commuovono su TikTok, le lacrime dei colleghi che diventano trending topic. La morte di Pippo Baudo non è soltanto la scomparsa di un gigante della TV: è la trasformazione, in tempo reale, di un lutto privato in rito collettivo, consumato – e condiviso – sui social da migliaia di persone che spesso non hanno nemmeno vissuto i suoi Sanremo in diretta. Da dove nasce questa partecipazione emotiva di massa? E com’è cambiato, nell’epoca digitale, il modo in cui piangiamo le celebrità?
Le immagini dei funerali di Baudo hanno prodotto una cascata di post e lacrime virtuali. Secondo alcuni esperti, i social amplificano l’empatia attraverso un meccanismo di “emotional contagion”: guardare la commozione altrui genera emozioni simili anche in chi non ha legami diretti con la persona famosa scomparsa. In pratica, il lutto diventa virale, con video e ricordi che trasformano i funerali in una sorta di “evento pop” collettivo.
Molti utenti su X dichiarano di aver “conosciuto” Baudo attraverso YouTube, clip di Sanremo vintage o meme su TikTok. I sociologi parlano di “intimità a senso unico”: figure pubbliche come Baudo entrano nelle case per decenni fino a diventare “parenti acquisiti”. Quando muoiono, si attiva un lutto simile a quello per una persona conosciuta davvero. È così che anche giovani under 30 si sono sentiti toccati dalla sua scomparsa, partecipando al cordoglio online.
Quello che succede oggi ricalca altri grandi addii recenti, da Raffaella Carrà a Maurizio Costanzo. Funerali non sono più di semplici cerimonie religiose: sono riti nazional-popolari attraverso cui si celebra un’identità collettiva. L’Italia si rivede” nelle sue icone, e salutandole dice addio anche a pezzi della propria storia. I social amplificano tutto: dall’abito indossato dai presenti alla musica scelta, ogni dettaglio diventa parte del racconto collettivo.
C’è chi critica questa esposizione massiccia del cordoglio, parlando di “pornografia del dolore”. Eppure, secondo alcuni esperti, condividere pubblicamente il lutto può aiutare a elaborarlo. Pubblicare un ricordo, una foto, anche solo un commento commosso su Instagram crea senso di comunità in un momento emotivamente fragile. In fondo, dire addio tutti insieme a Pippo Baudo significa anche continuare a sentirsi parte di qualcosa.
I funerali delle celebrità, nell’era social, non sono più il finale discreto di una vita pubblica: sono la consacrazione definitiva di un mito nazionale, attraverso un dolore condiviso che scavalca età, memoria diretta e persino la conoscenza reale. Pippo Baudo continua così a fare quello che ha sempre fatto in tv: unire il pubblico italiano, questa volta in un applauso di commiato che, come in ogni suo show, diventa storia collettiva.
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