Speciale Addio a Pippo Baudo, è morto "l'uomo che inventò la televisione"
cordoglio digitale e commozione collettiva

La morte di Pippo Baudo e il lutto nell'era social: perché commuove anche chi non l'ha mai visto

Alcune figure pubbliche entrano nelle case per decenni fino a diventare “parenti acquisiti”: quando muoiono, si attiva un sentimento simile a quello vissuto per una persona conosciuta veramente

20 Ago 2025 - 07:00
 © ansa

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Il feretro che lascia la chiesa, gli applausi, i meme di repertorio che commuovono su TikTok, le lacrime dei colleghi che diventano trending topic. La morte di Pippo Baudo non è soltanto la scomparsa di un gigante della TV: è la trasformazione, in tempo reale, di un lutto privato in rito collettivo, consumato – e condiviso – sui social da migliaia di persone che spesso non hanno nemmeno vissuto i suoi Sanremo in diretta. Da dove nasce questa partecipazione emotiva di massa? E com’è cambiato, nell’epoca digitale, il modo in cui piangiamo le celebrità?

Il cordoglio digitale, da Instagram a TikTok: come nasce la commozione collettiva

 Le immagini dei funerali di Baudo hanno prodotto una cascata di post e lacrime virtuali. Secondo alcuni esperti, i social amplificano l’empatia attraverso un meccanismo di “emotional contagion”: guardare la commozione altrui genera emozioni simili anche in chi non ha legami diretti con la persona famosa scomparsa. In pratica, il lutto diventa virale, con video e ricordi che trasformano i funerali in una sorta di “evento pop” collettivo.

Perché piangiamo Pippo Baudo anche se non era della nostra generazione?

  Molti utenti su X dichiarano di aver “conosciuto” Baudo attraverso YouTube, clip di Sanremo vintage o meme su TikTok. I sociologi parlano di “intimità a senso unico”: figure pubbliche come Baudo entrano nelle case per decenni fino a diventare “parenti acquisiti”. Quando muoiono, si attiva un lutto simile a quello per una persona conosciuta davvero. È così che anche giovani under 30 si sono sentiti toccati dalla sua scomparsa, partecipando al cordoglio online.

Il funerale vip come rito comunitario: dalla Carrà a Baudo

 Quello che succede oggi ricalca altri grandi addii recenti, da Raffaella Carrà a Maurizio Costanzo. Funerali non sono più di semplici cerimonie religiose: sono riti nazional-popolari attraverso cui si celebra un’identità collettiva. L’Italia si rivede” nelle sue icone, e salutandole dice addio anche a pezzi della propria storia. I social amplificano tutto: dall’abito indossato dai presenti alla musica scelta, ogni dettaglio diventa parte del racconto collettivo.

Quando il dolore diventa spettacolo: è un rischio o un’opportunità?

 C’è chi critica questa esposizione massiccia del cordoglio, parlando di “pornografia del dolore”. Eppure, secondo alcuni esperti, condividere pubblicamente il lutto può aiutare a elaborarlo. Pubblicare un ricordo, una foto, anche solo un commento commosso su Instagram crea senso di comunità in un momento emotivamente fragile. In fondo, dire addio tutti insieme a Pippo Baudo significa anche continuare a sentirsi parte di qualcosa.

I funerali social delle celebrità

 I funerali delle celebrità, nell’era social, non sono più il finale discreto di una vita pubblica: sono la consacrazione definitiva di un mito nazionale, attraverso un dolore condiviso che scavalca età, memoria diretta e persino la conoscenza reale. Pippo Baudo continua così a fare quello che ha sempre fatto in tv: unire il pubblico italiano, questa volta in un applauso di commiato che, come in ogni suo show, diventa storia collettiva.

Addio a Pippo Baudo, la camera ardente al Teatro delle Vittorie

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