L'allarme di Confesercenti Campania

Dazi, in pericolo anche la mozzarella: negli Usa potrebbe costare tra i 45 e i 60 euro al chilo

Nella sola Campania le imprese che esportano negli Stati Uniti sono circa 40mila, per un fatturato annuo di un miliardo e 900 milioni di euro. 

28 Lug 2025 - 18:25
 © ufficio-stampa

© ufficio-stampa

Tra i prodotti italiani più amati Oltreoceano c'è sicuramente la mozzarella che, nonostante diversi tentativi di imitazione da parte statunitense, rimane un'eccellenza difficilmente replicabile. C'è poi nel nostro Paese una regione in particolare, che fa della sua produzione casearia e specialmente della mozzarella, motivo di vanto (anche nella variante di bufala): si tratta della Campania, che da sola negli anni è stata capace di costruirsi un eccellente mercato negli Stati Uniti. Uno scambio di latticini continuo e soddisfacente per entrambe le parti in causa, compratore e venditore, ma che ora rischia di venire se non interrotto quantomeno rallentato. Il pericolo è infatti rappresentato dai nuovi dazi al 15%, su cui hanno finito per convergere gli Usa e l'Unione Europea. Un accordo che sicuramente rappresenta un progresso rispetto a quel 30% paventato inizialmente dal presidente Donald Trump ma che comunque rimane un concreto aumento rispetto alle tariffe decise fino ad oggi dallo "Zio Sam".

Il caso emblematico della Campania

  A lanciare l'allarme per i possibili contraccolpi negativi è stata la Confesercenti Campania, nella persona del suo presidente Vincenzo Schiavo, che pure ha riconosciuto l'accordo sul 15% come "una vittoria europea". Il problema tuttavia in questo contesto, evidenzia Schiavo, sta nei numeri di un settore che fino ad oggi produceva ricchezza sostanzialmente senza arrestarsi mai: nella sola Campania ammontano a 40mila le aziende che hanno legami commerciali con gli Stati Uniti e che sono responsabili di un fatturato annuo pari a 1 miliardo e 900 milioni di euro. Un intero settore che ora, sempre secondo la Confesercenti regionale, rischia di perdere fino a 280 milioni di euro l'anno per colpa delle nuove norme. Chiaramente, per ovviare all'aumento dei dazi, sarà inevitabile dover far crescere anche i prezzi per il consumatore finale dall'altra parte dell'Oceano. Questo significa che la stessa mozzarella di bufala campana finora venduta negli Stati Uniti d'America a circa 45 euro al chilo rischia di arrivare a costare fino a 60 euro. Un rincaro che finirà per pesare sul portafoglio degli statunitensi, costringendo questi ultimi a compiere scelte dolorose anche indirettamente per chi certi prodotti li esporta. "Gli americani continueranno a comprare la mozzarella a 60 euro al chilo? Continueranno a comprare il vino campano che oggi viene venduto in media a 40-50 dollari a bottiglia?", chiede legittimamente Schiavo a nome di tanti produttori della regione, ricordando come esista il concreto rischio che possa arrivare qualcuno da fuori ad offrire prodotti più economici ma anche inferiori per qualità.

I numeri italiani

  Finora ci siamo limitati ad analizzare la situazione campana, che rappresenta tuttavia la perfetta sineddoche di una situazione che rischia di diventare come detto piuttosto preoccupante. Nelle scorse settimane, intervistato da Repubblica, a mettere in guardia dai pericoli della scelta americana sui dazi era stato Domenico Raimondo, Presidente Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana Dop: "Tra noi alcune aziende si sono specializzate nell’export e subiranno un enorme contraccolpo. La presunta perdita potrebbe aggirarsi sul 40 anche 50 per cento del fatturato". Un fatturato che, stando ai numeri sciorinati dallo stesso Raimondo,  sarebbe pari a 30 milioni di euro l'anno, con il 10% della produzione italiana esportata verso gli States. Percentuali simili anche per altri prodotti caseari tipici del nostro Paese e che, è bene dirlo, stanno convivendo con gli stessi interrogativi, costretti a muoversi in un contesto in cui sono state pesantemente cambiate le regole.

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri