Un luogo fisico, ma anche emotivo, il nostro primo nido fatto di relazioni, cura e memoria condivisa. Non solo rifugio, ma radice, sostegno e slancio
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Quando la vita ci mette alla prova, è lì che vogliamo rifugiarci: nel nido dove tutto è iniziato, dove abbiamo imparato a vivere. Dove torniamo quando il mondo fuori diventa troppo. È quanto emerge dalla nuova ricerca realizzata da Nestlé su 1.200 italiani, accompagnata da un’analisi antropologica a cura di Marta Villa (Antropologa culturale, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli Studi di Trento), che esplora la valenza simbolica e culturale del nido, parola densa di significati che, per ogni linguaggio e cultura, significa Famiglia.
Quel primo spazio che ci forma e ci prepara al 'volo'
Il nido, ovvero la famiglia, è il primo spazio dove si apprende la cultura affettiva della famiglia, si costruiscono relazioni e si sviluppa il senso di appartenenza.
Marta Villa commenta: “Nel nido si cresce come individui e come comunità. È il luogo della trasmissione affettiva e simbolica, dove si costruiscono le basi dell’identità.”
Il nido manifesta la forza silenziosa delle relazioni
Il nido è anche il luogo al quale si torna nei momenti difficili.
“Nel nido si viene accolti appena nati, ma vi si torna anche da adulti,” sottolinea Villa. “È rifugio, grembo, punto di trasformazione. È dove cresciamo, dove torniamo feriti o stanchi, ma anche dove nascono le parole, i racconti, le radici.”
Non solo nostalgia: anche scelta consapevole
Il nido va così riletto alla luce di un valore culturale: non mera dipendenza, ma continuità affettiva, senso di appartenenza.
“Il nido è spesso visto come luogo di ritorno, ma per molti è anche scelta di stabilità, intimità e radici,” spiega Villa. “È il luogo dove ci si prepara al volo. Ma anche il punto da cui si rinasce. Sempre.”
Quel nido che ci nutre ancora
“Mangiamo come ci hanno insegnato le generazioni prima di noi”, osserva Villa. “Nel nido impariamo a mangiare, ma anche ad amare, a parlare, a raccontare.” Prosegue Villa: "Rimangono quindi nel nostro patrimonio materiale e immateriale personale quei sapori che ci ricordano il domestico, la relazione con l’infanzia. La società contemporanea però chiede dei compromessi: le tradizioni alimentari del passato spesso non sono conciliabili con lo stile di vita urbano con i ritmi del mondo del lavoro; pertanto, gli intervistati dichiarano di avere adattato diverse influenze del nido di origine alle nuove esigenze."
Un archetipo collettivo, che abita il nostro immaginario
“Chi esce dal nido impara a volare”, “Ogni uccello ama il suo nido”, "Sindrome da nido vuoto" e infiniti altri modi di dire ma anche verità culturali. Il nido è presente nella letteratura, nei film (come il recente “FolleMente”), nelle pubblicità, nelle serie tv, nelle narrazioni affettive. Non è solo casa: è simbolo. “Contiene in sé la promessa del futuro,” conclude Villa. “Perché nel nido si rinasce sempre.” Nel nido passato e futuro convivono, si proteggono, si tramandano. Proprio come accade nei gesti più semplici: un abbraccio, una parola, un pasto condiviso."