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Licia Giaretta: "Le donne trasformano i cambiamenti in carburante che cambia la vita in meglio"

Licia Giaretta, Direttrice Risorse Umane e Organizzazione di Synlab, racconta la sua storia a Tgcom24

Licia Giaretta, top manager di Synlab, racconta senza filtri la sua storia: non solo le importanti sfide professionali, ma anche e soprattutto le scelte personali e familiari affrontate con grande coraggio, determinazione ed entusiasmo.

Licia Giaretta, Direttrice Risorse Umane e Organizzazione di Synlab      

Licia, so che hai una storia personale molto interessante.
Credo che la mia storia personale e familiare mi definisca come persona e anche come manager, perché esprime quelli che sono i miei valori, le cose in cui credo fortemente: la famiglia, per esempio. L’importanza dell’amore e dell’affetto, il rispetto per gli altri, la comprensione e l’accoglienza sono dimensioni fondamentali per me come donna e come madre, prima ancora che come professionista. Sono stata sposata una prima volta e ho avuto una figlia quando ero ancora piuttosto giovane, ma decisamente ancora troppo impegnata nella costruzione del mio percorso professionale, e poi mi sono rimessa in gioco e mi sono sposata una seconda volta qualche anno fa: con Luca, il mio attuale marito che aveva già due figlie da un precedente matrimonio, abbiamo deciso con coraggio di affrontare nuovamente un progetto genitoriale, questa volta insieme, e abbiamo avuto altre due bambine per cui adesso siamo una famiglia con cinque figlie femmine che vanno dai 6 ai 25 anni.
 
Una bella sfida e una storia molto romantica.
Non è stato facile, ovviamente, ma la gestione del cambiamento è qualcosa che ha impattato fortemente sulla mia vita e che ho capitalizzato. Direi che idealmente posso suddividere la mia vita in due parti: la prima, quella in cui ho investito nella professione e nella carriera, e la seconda parte, dopo i 40 anni, in cui ho dato la priorità a me come donna. Credo che questi due aspetti, professionale e personale, possano essere sinergici e progredire in parallelo, nutrendosi l’uno dell’altro e viceversa. Le donne riescono a trasformare i pesanti cambiamenti personali in carburante capace di cambiare la vita in meglio.
 
Ma raccontami di te, degli inizi in azienda…
Mi sono laureata in Lettere facendo una tesi sull’impatto delle comunicazioni sociali e del cinema in particolare nella società italiana del Dopoguerra, un argomento di grandissimo interesse per me e che mi ha aperto la strada del dottorato e della ricerca. Tuttavia, per arrotondare, iniziai a lavorare in una nota azienda di elettrodomestici con sede a Varese seguendo un progetto di comunicazione interna e successivamente entrai in un’importante azienda di prodotti alimentari. Mi fu chiesto di occuparmi del personale di uno stabilimento nei pressi di Cremona, dove rimasi per tre anni: un’esperienza fantastica e molto formativa. Dopo questa esperienza, ne citerei un’altra per me molto significativa, di HR Manager per una realtà industriale manifatturiera del settore dell’Oil& Gas. 
 
In quell’azienda sei rimasta diverso tempo.
Sì, oltre dieci anni. Non è stato facile, non solo per l’impegno, ma anche perché come direttore del personale sono stata chiamata ad occuparmi di un riassetto aziendale volto a ottimizzare le risorse, quindi anche di una contrazione dell’organico, il che è stato emotivamente molto pesante. In seguito, ho accettato un ruolo come manager di un’altra importante azienda internazionale, ma nel frattempo ho maturato la consapevolezza di volere qualcosa di diverso. E’ cioè arrivato il punto in cui mi sono chiesta cosa volessi fare davvero e quale potesse essere il mio contributo nella vita delle persone.
 
Un ripensamento che ha coinvolto anche la tua sfera più privata.
Ho avuto la mia prima figlia a 30 anni, all’apice della carriera. Era un momento per me in cui davvero dovevo impegnarmi al massimo e ho dovuto fare affidamento sull’aiuto insostituibile dei nonni per poter gestire famiglia e lavoro. Oltretutto, il mio primo marito aveva obiettivi non compatibili con i miei, quindi non sono stata serena. Credo che l’essere madre imponga delle scelte di quantità e di qualità di tempo da dedicare ai figli e avere un partner con una consonanza di obiettivi è decisivo per condividere fatica e opportunità dell’essere genitore. 
 
In questo senso anche l’incontro con Synlab è stato importante.
Synlab è un’azienda la cui attività impatta sulla salute e il benessere di tantissime persone. Io credo che nel mio ruolo sia fondamentale lavorare sul coinvolgimento e sulla comunicazione interna, oltre che su quella esterna. Il mio obiettivo è rendere migliore l’ambiente di lavoro, mettere a punto un modello di comportamento che si basi su valori stabiliti e condivisi in grado di accompagnare il cambiamento, anche attraverso nuovi processi organizzativi resi necessari a fronte dell’espansione veloce della nostra azienda. Abbiamo un ritmo di crescita pazzesco, dovuto anche a continue acquisizioni, circa una al mese, e mi trovo a lavorare su un treno in corsa ove ho comunque un progetto di sviluppo e di valorizzazione delle risorse.
 
L’autunno sarà un fronte caldo sotto il profilo della salute: quali sono le novità o i programmi a cui state lavorando? 
Per noi di Synlab la prevenzione è fondamentale. Vorrei citare in particolare la campagna di prevenzione della cardipatia ischemica femminile, Cuore di Donna, che è stata lanciata nel 2021 gratuitamente su tutte le collaboratrici Synlab, e che ora -regione dopo regione- diventerà una campagna nazionale aperta a tutte le donne. Entro fine anno inoltre apriremo, dopo il Synlab LEI di Monza, anche il Synlab LEI di Napoli, centro interamente dedicato alla medicina e prevenzione femminile.

 

Vorrei concludere con una domanda sulla tua sfera familiare: quando hai capito che eri riuscita a formare una nuova, grande famiglia?
Gli inizi di questa mia nuova relazione non sono stati facili, naturalmente, ma la nascita delle nostre due bambine più piccole ha fatto in modo che anche le nostre prime figlie si sentissero più vicine a noi e tra di loro: il fatto di avere due nuove sorelline ci ha coinvolti tutti affettivamente facendoci progressivamente sentire davvero una nuova famiglia. Se poi penso a qualcosa che ci ha aiutato a stringere ancor più il nostro legame, mi viene in mente la prima vacanza tutti insieme: un viaggio itinerante con un pulmino, adatto per accogliere sette persone, fatto nell’estate 2018 nel Regno Unito. Ci siamo avventurati fino alle highlands scozzesi percorrendo strade sconnesse e rotte inusuali, che ci hanno regalato emozioni e scorci mozzafiato: bellissimo e indimenticabile.

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