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"Riconosco le sofferenze di chi mi sta di fronte perché le ho vissute io per prima"

Lʼattitudine a occuparsi degli altri e una madre coraggiosa e forte: Barbara Turchetti, fondatrice di D2H, si racconta a Tgcom24

Rimettersi in gioco per il bene dei propri figli e ritrovare la propria dimensione: Barbara Turchetti, mental coach, ha fondato insieme al fratello D2H, Dottore a Domicilio.

Barbara Turchetti, Fondatrice di D2H, Dottore a domicilio

 

Buongiorno, Barbara. Tanto per cominciare, una curiosità: quando ti ho contattata, nella tua email ho letto “Chicca”.
Vero, è il mio soprannome, mi hanno sempre chiamata così. Chicca è un nomignolo affettuoso che nasce dal fatto che da piccola mi dicevano essere come un chicco di caffè. Da allora sono rimasta Chicca per tutti.
 
So che arrivi da una famiglia numerosa.
Siamo sei fratelli, quattro maschi e due femmine, ed io sono la più piccola. Per questa ragione forse sono sempre stata il punto di riferimento di mia mamma, sia per le cose belle che per quelle meno simpatiche, diciamo così. D’altra parte, sono molto socievole ed empatica e aiutare gli altri è proprio nel mio DNA.
 
Una attitudine che hai sempre avuto, fin da piccola mi pare.
Da bambina il mio sogno era di fare la psicologa, ho sempre amato stare con i bambini e mi sarebbe anche piaciuto insegnare. Per questo motivo ho studiato in quelle che un tempo si chiamavano “magistrali”, ma subito dopo la maturità iniziai a lavorare nell’azienda di famiglia, che opera nel settore dentale. Era un’attività che non era nelle mie corde, mi sentivo anzi un po’ fuori posto. Forse per questo motivo mi sposai molto presto: a 23 anni ero già maritata.
 
Raccontami come è andata.
Di fatto non si trattò di un matrimonio felice, anche se allietato dalla nascita di mia figlia Federica, che oggi ha 22 anni. Qualche anno dopo le nozze, pur avendo la bambina ancora molto piccola, decisi di separarmi. Non fu facile mettersi in discussione, rinunciare a una vita agiata e crescere una bimba piccola da sola, ma non potevo fare diversamente. Trascorso un po’ di tempo, incontrai un’altra persona, Alessandro, che poi è diventato mio marito, e nacque la mia seconda figlia, Giulia, 16 anni.
 
Ti sei rimessa in gioco anche professionalmente.
Sì, decisi di cambiare vita. Mi staccai dall’azienda di famiglia e decisi di aprire un negozio di bijoux e accessori, sempre qui a Saronno dove vivo. Si trattò di una bella esperienza, anche ricca di soddisfazioni, alla quale però dovetti porre fine nel periodo di grande crisi, quella del 2008. A questo punto, rientrai in azienda, ma qualcosa in famiglia iniziò a non girare per il verso giusto.
 
Ti riferisci a tua figlia Giulia, non è così?
Mi accorsi che la bambina manifestava disagio nell’andare a scuola. Giulia accusava malessere fisico, mal di pancia, capogiri, che si andavano intensificando man mano che cresceva. Arrivata alla scuola media, Giulia iniziò ad avere attacchi di panico, che mi costringevano a corse in Pronto Soccorso sempre più frequenti, fino a quando, con l’aggravarsi della situazione, si decise per un ricovero nel reparto di neuropsichiatria. Fu una scelta fallimentare dagli effetti devastanti, dovuta in gran parte alla psichiatra che l’aveva in cura, per cui decisi di affidarmi a una psicologa di mia assoluta fiducia. Col tempo, venimmo a capo della situazione: Giulia era stata vittima di bullismo, una scoperta che mi annientò.
 
Da qui la decisione di prendere in mano la situazione.
Iniziai a lavorare su me stessa per poter aiutare gli altri. Sfrugugliando sul web, trovai un corso di PNL (programmazione neuro linguistica) e decisi di impadronirmi di strumenti che forse mi avrebbero potuto dare una mano. Studiai ogni sera collegandomi all’aula virtuale e alla fine decisi di provare a testarne l’efficacia con mia figlia. Con un escamotage cominciai un percorso nuovo, qualcosa iniziò a smuoversi e accadde il miracolo tanto atteso: gli attacchi di panico terminarono. 
 
Hai continuato a studiare e a formarti.
Desideravo completare la mia preparazione e sono diventata Mental Coach, facendo un lavoro straordinario anche su di me. Non è stato facile, ma mi ha fatto scoprire un lato di me stessa che avevo sotterrato nella memoria e del quale non avevo più coscienza, qualcosa accaduto quando ero adolescente e che mi ha segnato in maniera indelebile. Non escludo, anzi sono certa, che sia stato questo a condizionare pesantemente il mio modo di essere sia come persona, che come mamma. Oggi riconosco le sofferenze di chi mi sta di fronte perché le ho vissute io per prima e le so leggere negli occhi dell’altro.
 
Come nasce D2H, Dottore a Domicilio?
Ho seguito mio fratello Mauro in questa avventura, trovo sia un progetto molto importante e di grande utilità. D2H acronimo di "Doctor to Home" è la prima piattaforma digitale in Europa, sviluppata per mettere in comunicazione gli utenti con una rete di medici operanti sul territorio affinché chiunque possa per richiedere una visita medica domiciliare. Il sistema permette di individuare il medico più vicino, geo-localizzandolo in tempo reale su una mappa visibile sul sito www.d2h.it o grazie all’App. Il servizio D2H vuole essere l'alternativa per tutti coloro che spesso sono costretti a rivolgersi al Pronto Soccorso perchè non sanno a chi rivolgersi. Oggi il progetto D2H è di grande attualità: per questo motivo vogliamo intercettare nuovi investitori che condividano i nostri valori, i nostri obiettivi e i nostri ideali. I capitali raccolti saranno utilizzati principalmente per affiliare nuovi medici sul territorio e portare a termine l'ampliamento di nuovi servizi come il videoconsulto e la diagnostica a domicilio. Quanto a me, mi occupo di mental coaching, perché credo che sia fondamentale motivare i medici e dar loro gli strumenti necessari per comunicare in maniera più utile con i pazienti diventando più empatici e vicini, anche con il cuore. Inoltre, sono in grado di supportare altri genitori che hanno problemi con i figli proprio perché ho io stessa affrontato situazioni complicate e molto difficili: insieme si arriva più lontani più forti facendo la differenza in questo mondo che ne ora ha bisogno.
 
E per quanto riguarda tua figlia maggiore, Federica?
Federica ha sempre gestito molto bene la situazione familiare anche perché mi ha sempre visto molto tranquilla e concentrata. Si è sempre sentita forte perché io ero forte: gestendo l’emozione, che è energia. Le emozioni non sono altro che messaggi carichi di energia che ci portano da un punto ad un altro. Quando impari a conoscerle e gestirle allora puoi cavalcarle senza farti travolgere. Perché quando cambi quello pensi, cambi ciò che provi e di conseguenza cambiano le azioni che fai: siamo sempre che noi che possiamo scegliere. Quanto alla gestione casa, famiglia e lavoro, ricordo che non è importante la quantità, ma la qualità del tempo che si dedica a chi si vuol bene: i figli sono felici se vedono una mamma felice, perché soddisfatta del lavoro che fa o anche solo di uscire con le amiche per mangiare una pizza in compagnia.
 
Cosa è davvero importante secondo te?
Ho valori di etica, prima ancora che di business. Più che il valore in sé, è la regola che gli si dà ad essere fondamentale: più la regola è rigida, più il valore è importante. Inoltre, penso che il malessere delle persone derivi dal non amarsi a sufficienza: i vuoti debbono essere colmati, anche da adulti se necessario. Se cerchiamo di essere felici nonostante tutto, significa che non ci amiamo a sufficienza e finiamo per accontentarci delle briciole. Credo fortemente che se abbiamo una motivazione forte, tutto diventa semplice ed io oggi sono esattamente dove volevo essere e quel che ho vissuto mi ha portato a diventare quella che sono. Per ogni donna esiste un mondo migliore, ma lo si deve volere uscendo, se necessario, dalla zona di comfort.
 
Una curiosità che ti riguarda me la vuoi dire?
Sono imprevedibile e non trascuro la vita di coppia. A volte preparo qualche cenetta a lume di candela con mio marito oppure organizzo un fine settimana a sorpresa: mi piace ricavare qualche momento di intimità, abbiamo così poco tempo da dedicarci…

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