Daniela Idi, Emea Marketing e We Business Director di Asus
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Volitiva, determinata e con una grande passione per il marketing: Daniela Idi, Emea Marketing e We Business Director di Asus, si racconta a Tgcom24
di Carlotta TennerielloDa Milano a Città del Messico e ritorno: una carriera importante senza però rinunciare alla maternità e alla famiglia: è la storia di Daniela Idi, top manager di Asus.
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Ciao Daniela, anche tu in smart working immagino.
Sì, anche io! In ASUS abbiamo utilizzato questa modalità di lavoro fin dall’inizio di questa emergenza. Devo dire che avendo due bimbi piccoli, Giulia di 5 anni e Riccardo di 3, non è proprio così semplice perché hanno bisogno della fisicità del genitore e la richiedono, ma è importante trovare un giusto equilibrio tra l’attività personale, quella domestica e soprattutto quella professionale.
Secondo te, uomini e donne affrontano il lavoro agile nello stesso modo?
Io credo di sì, anche se nel modello sociale italiano le donne hanno sempre maggiori responsabilità in ambito familiare. Di fatto, lo smart working diminuisce le distanze, ma non cambia i ruoli. Nel mio caso poi davvero nulla è mutato, tranne il fatto di non dover uscire di casa. Indubbiamente, comunque, l’attività professionale per una donna con figli è molto facilitata se si può contare sul supporto importantissimo della famiglia, dei nonni per esempio.
Oggi sei una top manager, ma da piccola qual era il tuo sogno nel cassetto?
E’ curioso, ma quando piccolina ero affascinata dall’attività di bottega: adoravo osservare la merce esposta e soprattutto la socialità che l’attività commerciale implicava. Forse per questo, una volta terminato il liceo scientifico, decisi di studiare Economia e Commercio. Il corso di studi mi appassionò moltissimo, soprattutto il marketing fu vero amore; l’entusiasmo fu tale che mi laureai prima del tempo. Non fu poi difficile trovare lavoro e inizia subito la mia attività professionale nel settore dei beni di lusso, un mondo affascinante nel quale sono rimasta per sedici anni.
Il lusso è un ambito decisamente affascinante.
In effetti, il lusso era sicuramente vicino ai miei interessi. Ho lavorato per un importante gruppo francese di fama internazionale in ambito fashion, per un’azienda leader negli accessori esclusivi ed anche per il settore dei profumi. Non è stato solo un interesse per il prodotto in quanto tale, ovviamente molto appagante, ma la sua valorizzazione nelle tante sfaccettature con cui si può esaltare un bene sicuramente non necessario ed anche effimero, se vogliamo. Il lusso si basa proprio su questo: sulla creazione di un valore unico e desiderio irrefrenabile, per prodotti non necessari alla vita di ogni giorno.
Dal lusso alla tecnologia: mi racconti come è andata?
E’ stato un matrimonio molto ben riuscito quello con ASUS. Questa straordinaria azienda taiwanese ha creduto in me, nonostante arrivassi da tutt’altro ambito, perché era diventato importante creare il valore del brand per i suoi prodotti. L’azienda ha optato per una rottura con quanto già c’era e ha riposto la sua fiducia in me. Ho accettato con entusiasmo, anche perché dopo tre anni di trasferta a Città del Messico e con il secondo bimbo in arrivo, desideravo tornare in Italia. Ho accettato una sfida stimolante, in un settore molto distante dal mio, caratterizzato da un’incredibile rapidità alla quale, lavorando nel lusso, non ero abituata.
Sei stata all’estero parecchio tempo, un’esperienza sicuramente molto interessante.
Sì, da sempre ho la valigia in mano e per periodi della mia vita, ho anche vissuto all’estero. Ho avuto la fortuna di vivere per diverso tempo a Città del Messico per un progetto professionale molto importante. Si è trattato di un periodo assai interessante, ma anche decisamente particolare perché proprio lì è nata mia figlia; un paese molto intenso e complesso, dove gli espatriati sono percepiti come ricchi e corrono, proprio per questo, rischi per la propria sicurezza a cui noi non siamo abituati anche solo a pensare. D’altra parte, ho potuto accettare questa sfida perché supportata dalla mia famiglia e serena nel sapere che mia sorella, molto più giovane di me, sarebbe rimasta vicino ai miei genitori. Il clima piuttosto insidioso di Città del Messico è stato l’elemento fondamentale che mi ha convinto a rientrare in patria: non volevo far correre rischi alla mia piccolina.
Gravidanza e parto a Città del Messico: molto diverso rispetto all’Italia?
Assolutamente sì! Le mie due gravidanze e i due parti sono stati totalmente diversi. In Messico è stato un po’ complicato anche per via della lingua: è vero che lo spagnolo è molto simile all’italiano, ma ci sono termini tecnici che ovviamente non si conoscono e argomenti intimi dei quali è decisamente difficile parlare in una lingua che non è la propria. Il rapporto col ginecologo poi è molto diverso, perché sei seguita dal primo momento fino al parto, che in ogni caso viene programmato. Decidere la data del parto, che viene indotto, è quasi obbligatorio in una città con 23 milioni di abitanti, per attraversare la quale occorre così tanto tempo che potresti non essere in grado di arrivare per tempo in ospedale. Ecco il motivo per cui mi fu chiesto quale fosse il mio numero fortunato e nella data scelta diedi alla luce Giulia.
Il tuo rapporto con la tecnologia?
Molto buono, direi! In questo momento storico poi il cellulare a maggior ragione diventa una estensione del polso e i dispositivi elettronici strumenti necessari per le relazioni, che non potendo essere fisiche debbono essere sostituite da quelle digitali. In ASUS la missione è proprio questa: fornire la migliore proposta tecnologica per gli utenti e abbattere le barriere tecnologiche. In questo senso, ASUS ha deciso di proporre ai propri clienti, già molto affezionati, smartphone dalle caratteristiche estremamente innovative, soprattutto in relazione alla fotocamera dalle straordinarie prestazioni, che hanno conquistato tutti al punto da andare letteralmente a ruba.
Tempo libero: cosa mi racconti?
Oltre a viaggiare e a stare all’aria aperta e a contatto con la natura, adoro cucinare. Per me, inoltre, è un assoluto piacere accompagnare un buon piatto a un buon vino. Da milanese doc quale sono, il mio piatto forte è il risotto, che cucino in tutte le varianti possibili, anche se allo zafferano o con la salsiccia rimangono un grande classico assolutamente irrinunciabile. Infine, ti dirò che non disdegno lo shopping, anche se non sono una spendacciona. Venendo dal mondo del lusso, amo le cose belle e di qualità: meno prodotti, ma di valore.
Un suggerimento alle donne che vogliono fare carriera?
Aver sempre ben chiaro dove si vuole arrivare, non dimenticare mai l’obiettivo ultimo. Bisogna sapere ciò che si vuole e lavorare sodo e lottare per ottenerlo. La condizione indispensabile è avere la passione, altrimenti si butta via il tempo…