Critiche, aspettative e il bisogno di costruirsi un’identità autonoma: essere "figli di" può aprire diverse porte ma chiuderne altre imponendo giudizi e paragoni continui
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“Un mondo che non riusciva (e forse ancora non riesce) a sgranare gli occhi per vedere oltre l’etichetta gigante che mi precedeva in ogni posto in cui andassi”. È con queste parole che Aurora Ramazzotti, nel celebrare i dieci anni dal suo debutto televisivo, ha raccontato uno degli aspetti più complessi della sua crescita: vivere con un cognome famoso. Un nome che apre porte ma che, allo stesso tempo, rischia di chiuderne altre, imponendo giudizi e paragoni continui.
Crescere in famiglie celebri significa spesso trovarsi di fronte a un doppio binario. Da un lato il privilegio di avere opportunità che altrimenti sarebbero irraggiungibili, dall’altro la pressione di dover dimostrare di valere indipendentemente dai propri genitori. Aurora lo racconta con sincerità: il suo percorso non è stato privo di critiche, ma ha scelto di affrontarle senza rinnegare il cognome che porta, cercando invece di costruire una strada personale nel mondo dello spettacolo.
La società, soprattutto attraverso i media e i social network, gioca un ruolo decisivo nel modellare queste etichette. Nel mondo dello spettacolo, l’attenzione pubblica è estrema: ogni gesto, scelta stilistica, percorso formativo viene osservato, commentato, etichettato. I figli d’arte spesso trovano pochi spazi per essere visti davvero come individui, perché si presume che il loro talento, il loro successo o quasi tutto derivi dal cognome, e non dal proprio impegno. In più, c’è un meccanismo di confronto continuo, non solo con i genitori, ma con tutte le storie di successo o fallimento del “mondo dello spettacolo”. Ciò può generare sia aspettative esagerate che giudizi prevenuti.
Diversi studi sottolineano come la rappresentazione dei figli di celebrità nei media crei idealizzazioni che rendono difficile emergere come individuo reale.
La riflessione di Aurora non è isolata. Molti figli d’arte, in Italia e all’estero, hanno raccontato la difficoltà di emergere al di là del “marchio” familiare. L’etichetta iniziale può trasformarsi in un trampolino, ma solo se accompagnata da talento, resilienza e capacità di reinventarsi. Altrimenti resta un peso da portare sulle spalle.
Oggi, a dieci anni dall’esordio a X Factor, Aurora Ramazzotti rivendica con orgoglio le sue scelte: la maternità, il lavoro in tv, la presenza sui social. Segni di una personalità che, pur non rinnegando le origini, ha trovato un proprio linguaggio nello spettacolo. Un modo per dimostrare che, anche quando si parte con un cognome ingombrante, la sfida è trasformarlo in punto di forza senza restarne prigionieri.