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Sologamia: lo sapevi? C'è chi sposa... se stessa

Il self wedding viene dal Giappone, ma sta conquistando anche l’Occidente: da Sex and the City all’arte digitale

Sologamia: lo sapevi? C'è chi sposa... se stessa - foto 1
Istockphoto

Sologamia, ovvero matrimonio con se stessi: una nuova parola che, c’è da scommetterlo, presto entrerà anche nei dizionari ufficiali, sempre attenti a registrare neologismi che riflettono le ultime tendenze del costume contemporaneo.

La sologamia o, in inglese, self wedding, indica il fatto di sposarsi senza uno sposo, ma con se stessi. È una pratica già diffusa in Giappone, ma che sta cominciando a prendere piede anche in Occidente, dato che è comparsa in una puntata della serie “Sex and the City” e che recentemente è stata al centro di una performance di arte digitale.

DAL GIAPPONE L’AMORE PER SE STESSI - La sologamia è una consuetudine che il Giappone conosce da molto tempo e consiste nell’amore verso se stessi, nel prendersi cura di sé e del proprio stare bene interiore. Il solo-wedding è quindi un rito che entra a pieno titolo nella sfera dell’empowerment femminile: i suoi sostenitori ritengono che si tratti di un modo per affermare il proprio valore e per vivere una vita più felice. Nel Paese del Sol Levante la pratica del self wedding è piuttosto comune, tanto che a Kyoto esiste un’agenzia specializzata che propone pacchetti completi per il matrimonio con se stessi, molto apprezzata e utilizzata soprattutto dalle donne desiderose di sentirsi principesse per un giorno, indossando un magnifico abito bianco, dopo una sessione di trucco e parrucco professionale e di essere protagoniste di una bella festa di nozze… anche senza aspettare di incontrare uno sposo. Naturalmente, il rito nuziale non ha valore legale, ma è un gesto attraverso il quale affermare la presa di coscienza di sé e delle proprie capacità, la propria indipendenza affettiva e l'affermazione di saper stare bene anche da sole. Insomma, la scelta di volersi prendere cura di se stesse passa anche attraverso il gesto simbolico del matrimonio. 

I PRIMI CASI DI SOLOGAMIA – Il primo caso di sologamia cui si abbia notizia in Occidente risale al 1993, quando negli Stati Uniti una donna di nome Linda Baker ha deciso di festeggiare i suoi quarant’anni sposando se stessa, per esprimere il suo amore profondo verso di sé. Successivamente ci sono stati altri casi, ma in modo sporadico e senza grossi clamori: un richiamo al self wedding si è verificato in una puntata del 2003 della serie cult “Sex and the City”, in cui Sarah Jessica Parker nei panni dell’inossidabile Carrie Bradshaw celebra il proprio “solo-wedding” dopo essersi stancata di partecipare alle nozze di amiche e conoscenti. E dato che in un matrimonio con se stessi ciascuno stabilisce le regole del gioco, l’anello nuziale è sostituito da un immancabile paio di favolose scarpe.  Uscendo dallo schermo televisivo per entrare nella realtà, qualcosa di molto simile ha fatto nel 2017 la modella brasiliana Adriana Lima, la quale sfoggiando all’anulare sinistro uno splendido anello, ha dichiarato: "Sono devota a me stessa e alla mia felicità". E poi ha lanciato un messaggio all'universo femminile: "Donne, amatevi!”.  In tempi più recenti si sono svolti diversi matrimoni sologamici soprattutto all’estero, uno dei quali ha avuto una certa risonanza in tutto il mondo: è il caso di Kshama Bindu, una ventiquattrenne indiana di Vadodara, studentessa di sociologia e blogger, balzata agli onori della cronaca internazionale per aver celebrato nel giugno del 2022 il primo matrimonio con se stessa della storia dell'India. “Molte persone mi dicono che sono un ottimo partito”, ha detto la giovane, “e a loro rispondo: mi sono conquistata. A chi critica la mia scelta dico: è una mia decisione e sposo chi voglio".

LA SOLOGAMIA E L’ARTE – Ultima in ordine di tempo a far parlare di sologamia è l’artista visiva Elena Ketra, da sempre molto sensibile al tema dell’empowerment femminile e all’inclusione di genere. L’artista vicentina nello scorso mese di luglio è stata protagonista di una performance digitale intitolata “Sologamy”, presentata dalla Fondazione Solares delle Arti in collaborazione con la galleria romana Supermartek, in occasione di Videocittà, il Festival della visione e della cultura digitale, al Gazometro di Roma. In un’area dedicata, chi voleva sposarsi con se stessə ha potuto inserire i propri dati per ottenere “in virtù dell’arte e dell’amore”, il certificato che attesta il proprio matrimonio sologamico.

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