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Amore e relazioni: quanto fa male sentirsi dire "no"

Il rifiuto fa parte del gioco, ma in amore è ancora più doloroso: ecco come superare questo momento e uscirne più forti e consapevoli

Amore e relazioni: quanto fa male sentirsi dire "no" - foto 1
Istockphoto

L'amore non è sempre corrisposto.

Vale per tutti i sentimenti e i rapporti, ma nelle relazioni sentimentali essere messi di fronte a un "no" è sempre molto difficile. Digerire il rifiuto e riuscire a passarci sopra non è affatto banale, perché i sentimenti di frustrazione, umiliazione e scarsa autostima prendono il sopravvento. Tuttavia, occorre reagire e, una volta superata la crisi, ci si può sentire quasi invincibili e pronti per affrontare con maggior forza ed energia nuove sfide e opportunità.


IL RIFIUTO È UN VERO DOLORE

 quando ci si sente attratti da qualcuno e si inizia una frequentazione, quando il pensiero è fisso e ci si sente perennemente su di giri, probabilmente si è già nella prima fase, quella dell'innamoramento. In questo stadio, l'investimento emotivo è altissimo e le aspettative anche. Scoprire che l'interesse non è corrisposto è un colpo che difficilmente lascia indifferenti, anche se una vera e propria relazione magari non è neppure cominciata. È una cosa che nella vita è capitata a tutti, e non solo in ambito sentimentale, ma questo non rende il rifiuto più facile da digerire. Secondo gli esperti, quando si viene respinti il cervello attiva le medesime aree di quando ci si fa male o si riceve un colpo: un dolore fisico autentico, che stordisce e lascia senza fiato.


UN COLPO ALL'AUTOSTIMA

 quando ci si sbilancia nell'interesse verso l'altro, indubbiamente ci si mette in gioco e talvolta anche parecchio. Se però la persona oggetto delle attenzioni non ricambia, qualunque sia la motivazione ciò che arriva è il sentirsi rifiutati. Oltre al dolore quasi fisico, si aggiunge anche quello emotivo perché non sentirsi adeguati o all'altezza è un meccanismo quasi scontato. Il rifiuto mina l'autostima, a maggior ragione se chi lo riceve già non ha un atteggiamento particolarmente egocentrico o una forza interiore capace di far superare lo "smacco" senza troppe conseguenze. Quando magari si pensa di non aver mai ricevuto attenzioni sufficienti o la visibilità e l'apprezzamento che si pensa di meritare, l'ennesimo "no" può accentuare una stima di sè magari già piuttosto bassa. 

DARE IL GIUSTO PESO AL "NO"

 per quanto doloroso, bisogna riuscire a non dare troppo peso al rifiuto. Semplice? Certamente no, perché rimaner male è assolutamente naturale e legato alle aspettative che si erano nutrite. D'altra parte, non è escluso il non essere riusciti a non cogliere determinati segnali o averli sottovalutati nella speranza che la realtà fosse migliore di come appariva. È chiaro che più la relazione va avanti, maggiore è il dolore quando questa finisce perché ovviamente è più alto il livello di coinvolgimento. Diverso è il caso di quando un rapporto viene chiuso all’improvviso, quando meno ce lo si aspetta, il famoso "fulmine a ciel sereno". La conclusione drastica e drammatica di un legame di lunga durata ha l'effetto del mondo che crolla facendo trovare chi vive questa situazione come sull'orlo di un precipizio. Imparare a relativizzare, a dare il giusto peso al rifiuto può essere d’aiuto: il conforto e la vicinanza a chi soffre dovrebbero tener conto che nei momenti bui gentilezza, rispetto ed educazione sono sempre ottimi alleati.

 

REAGIRE AL RIFIUTO

 dopo aver ricevuto un rifiuto, di solito ci si sente tristi, arrabbiati e disperati nello stesso tempo. Manca l'aria, pare di far fatica a respirare e ci si domanda come si possa continuare a vivere senza l'altro. A volte capita anche di pensare che in realtà ci si è sbagliati, forse è stato un errore e che tutto tornerà come prima. Più passa il tempo, però, maggiore è la consapevolezza della fine del rapporto e quindi il meccanismo è quello di trovare a tutti i costi una ragione. Si può pensare che sia stata colpa nostra, oppure che la colpa sia dell'altro, ma questa ricerca non è utile, né funzionale all'elaborazione del lutto e al superamento di questa situazione. Quello che si può fare, invece, è reagire attivamente e capire se sono stati commessi degli errori, e in questo caso cercare di cambiare per poter offrire la versione migliore di noi alla prossima occasione.


INIZIARE A PRENDERSI CURA DI SE'

 non è solo questione di distrarsi, ma soprattutto di riposizionarsi su sè stessi, assecondando i propri bisogni e ascoltando le proprie necessità. Per uscire da un impasse difficile, si può dedicare del tempo alle cose che più ci piacciono e che ci regalano entusiasmo e voglia di fare. Sì anche a una ritrovata socialità, fatta di uscite con gli amici, vacanze in luoghi anche lontani con gruppi che possono risvegliare dimensioni di sé dimenticate o magari nemmeno mai conosciute. Puntare sulle coccole dell'anima per lasciarsi accarezzare dolcemente il cuore affranto è taumaturgico e serve a recuperare l'energia e a pensare positivo, predisponendo a nuovi incontri e a nuove conoscenze. Il destino a volte può riservare fantastiche sorprese.

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