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Amore platonico: il bello e il brutto di innamorarsi dell’amore

Da un lato è il più puro dei sentimenti, ma può nascondere qualche problema

Istockphoto

L'amore platonico, in un certo senso è l’amore per eccellenza, è puro sentimento in cui ci si perde nell’affermazione dell’altro, senza avere quasi bisogno di toccarlo o di essere in contatto con il proprio diletto. La componente fisica e l’attrazione dei sensi in questo caso sono del tutto in secondo piano o sono addirittura assenti: sono di questo genere gli amori della primissima adolescenza, ma è possibile sperimentarli anche in età adulta in particolari situazioni, ad esempio quando si continua ad inseguire un rapporto impossibile o si resta attaccati a un partner che non c’è più. La mancanza della dimensione passionale non significa che siano sentimenti di poco conto: al contrario possono essere estremamente coinvolgenti e generare anche molta sofferenza. Ma soprattutto, possono trasformarsi in armi a doppio taglio. 

PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ – Che c’entra Platone con un sentimento amoroso? Questo filosofo greco, vissuto tra il V e il IV secolo a.C., fu allievo di Socrate e maestro di Aristotele. Come si legge nel suo dialogo “Il Simposio”, secondo Platone l'amore, inteso come moto dell'animo e non come forma di relazione e di attrazione, è capace di generare un impulso a trascendere la realtà sensibile, legata al mondo delle apparenze, e di spingere la conoscenza verso lo spirito assoluto. L’eros (che in greco significa appunto amore) ha una natura ambivalente: da un lato ci invita all’unione carnale che ha come scopo la procreazione, dall’altro ispira sentimenti elevati di attrazione nei confronti del Bello e del Vero. Per questo l’amore più nobile è attratto dalle qualità morali e intellettuali di una persona piuttosto che da quelle fisiche.  In termini più contemporanei potremmo dire che ci possiamo innamorare di una persona perché ci evoca l’idea che abbiamo dell’amore nel nostro immaginario. 

 

CHE COSA CI SUCCEDE – Oggi possiamo definire platonico un sentimento amoroso puramente spirituale, svincolato dalla sfera dell’attrazione fisica. Può essere un amore a distanza, l’infatuazione ideale per un attore, un cantante o uno sportivo, o ancora un amore non corrisposto che ci limitiamo a coltivare in segreto. L’esperienza diretta ci insegna che si tratta di un sentimento così intenso che può arrivare a trasformarsi in ossessione, e che, per trovare una strada di espressione, a volte si traduce in arte e in poesia, anche sublimi. Ci sono però casi in cui proprio il fatto che un amore tanto potente non trovi modo di esprimersi in una unione fisica può trasformarlo in un vortice ripiegato su se stesso, capace di sfociare nella negatività e addirittura, nei casi peggiori, persino nella patologia. 

 

INNAMORARSI DELL’AMORE: PRO E CONTRO – Il fatto di aspirare a un amore completo, che ci avvolga fin del profondo e che si imbeva di romanticismo è una giusta aspirazione. La sfera fisica ha una valenza imprescindibile, ma la comunione tra i partner deve coinvolgere anche la sfera emotiva e quella razionale. In questo senso, l’amore romantico (più che quello platonico) è una dimensione che non deve mancare in un rapporto a due. Quando però abbiamo un ideale troppo alto dell’amore, rischiamo di perdere il senso della misura ed essere irrealistici: la perfezione non esiste, nemmeno nella sfera dei sentimenti. Tutto è frutto di compromessi, di mediazioni e di rispetto per quello che l’altro è, a cominciare dai suoi limiti e dai suoi difetti. La frase “e vissero felici e contenti” con cui si concludono le fiabe nasconde in realtà un cammino a volte tortuoso e in salita, al quale occorre essere preparati. 

 

IL TROPPO AMORE – Se da un lato l’attesa dell’Amore con la A maiuscola può impedirci di riconoscere le opportunità di rapporti sani e appaganti, anche se meno idealizzati, dall’altro può spingerci a restare troppo attaccati a una storia, per noi molto coinvolgente, che si è conclusa ed esaurita. Rimuginare troppo sul passato, conservare il ricordo di un partner perduto e utilizzarlo come metro di paragone di relazioni successive significa partire con il piede sbagliato in ogni storia che potrebbe invece essere felice.  Se proprio non riusciamo a liberarci del ricordo di un vecchio amore, adoperiamoci per prenderne le distanze, trasformandolo in un bel ricordo da conservare con cura, ma da trattare come una fotografia, da guardare ogni tanto ma da rinchiudere senza esitazioni nel cassetto, quando siamo in compagnia di nuovi amici. 

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