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Cassazione 'punisce' Juve su doping

"Frode sportiva", ma reato è prescritto

La Cassazione riserva una doccia gelata alla Juventus del vecchio corso.

In ultimo grado di giudizio, infatti, è stata ribaltata la sentenza di assoluzione per Antonio Giraudo e Riccardo Agricola, emanata dalla Corte d'Appello in merito al caso doping. La Suprema Corte ha ritenuto che la somministrazione di sostanze dopanti sia punibile come frode sportiva, ma il reato contestato è comunque caduto in prescrizione.

 

La stangata non era in programma, per questo è più dolorosa, maggiormente fastidiosa. I due interessati e l'ambiente bianconero consideravano ormai chiuso il capitolo sul caso doping, archiviato dall'assoluzione di Antonio Giraudo e Riccardo Agricola nel processo d'appello. Una sentenza arrivata il 14 dicembre 2005, accolta con entusiasmo dall'ex amministratore delegato della Juventus e dal medico sociale, e ora 'rivoltata' come un guanto dalla pronuncia della Corte di Cassazione, ultimo grado della giustizia ordinaria. La teoria della precedente decisione era che l'abuso di doping poteva anche essere deprecabile, ma che il fatto non era punito dalla legge come reato. L'atto numero 21324 della Suprema Corte, invece, giudica con durezza una pratica di questo tipo e, accogliendo il ricorso presentato dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, sentenzia che "l''extraneus' che somministra ai partecipanti alla competizione, sostanze atte ad alterarne le prestazioni, e che fraudolentemente mira a menomare o ad esaltare le capacità atletiche del giocatore, pone in essere una condotta che consiste in un espediente occulto per fare risultare una prestazione diversa da quella reale, in un artifizio capace di alterare il genuino svolgimento della competizione, con palese violazione dei principi di lealtà e di correttezza: per l'effetto, gli atti posti in essere, sono agevolmente riconducibili alla nozione di atti fraudolenti".

Più semplicemente, la Seconda sezione penale della Cassazione ha disposto che quello perpetuato da Giraudo e Agricola venga considerato reato e ricada sotto la fattispecie della frode sportiva. Ciò non comporta pene per gli interessati, in quanto è già sopraggiunta la prescrizione. Nessuna modifica sostanziale della situazione, quindi, ma un'importante inversione di tendenza e di giudizio di merito. Anzi, la Cassazione va anche oltre, ipotizzando che lo stesso reato possa essere ascritto ai giocatori che assumono sostanze vietate. "Nulla autorizza a ritenere, a priori, che l'atleta dopato debba essere considerato la vittima della fattispecie incriminatrice - si legge nella sentenza -. Una rigorosa interpretazione della norma non consente di escludere, sempre a priori, la loro punibilità, salvo l'accertamento in fatto della consapevolezza della illecita assunzione e/o somministrazione".