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"Senza parole" è chi guarda la Clerici

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

Senza parole, davvero.

Senza parole non è solo il titolo del nuovo, vischioso, programma di Antonella Clerici (Raiuno, prime time sabato); ma connota l'esatta condizione in cui si trova lo spettatore medio, irretito di fronte al suddetto programma. Senza parole, e anche un tantino spossato.

Tutto, qui, assume la dimensione della ferocia emotiva, del sentimentalismo programmato, del condotto lacrimale dell'intero palinsesto. C'è di tutto, in Senza parole. L'incontro straziante tra due genitori che hanno perso il figlio e il trapiantato che s'è salvato grazie al cuore del defunto. Un nonnetto con la follia del ballo spacciata per joie de vivre. L'immancabile studente vittima del bullismo. E un prof esodato costretto a fare il bidello. Due teenager innamorati che sembrano usciti dal vecchio Stranamore. Fabrizio Frizzi invitato alla Carrambata con dimenticati compagni di ventura. La figlia di Nuti che canta una canzone in duetto immaginario, tipo Nat e Nathalie Cole col papà malato mentre sotto i fari sfilano i biliardi di "Io, Chiara e lo scuro" (in tv quando si cerca il pianto sicuro si tira sempre in ballo il povero Nuti...).

Metteteci anche la Clerici ridondante, col solito abitino amaranto understatement alternato alla giacca a cuoricini; e il suo carico di sguardi, ammiccamenti, ammissioni di colpa, gesti sconnessi, opere e omissioni che tentavano di surrogarne l'usuale logorrea. Un carico di glucosio di difficile tolleranza. "Tanto le emozioni sono universali, tutti le capiscono", spiega Antonellona. E, in effetti, tutti capiscono. Capiscono che questo tremendo show dell'emozione ostentata, è semplicemente un tentativo, assai poco scaltro, di pescare audience nel bacino dei derelitti e delle speranze ad ampia gittata. Si sono sprecati i paragoni con "C'è Posta per te", con i programmi di culto della Carrà dei tempi d'oro, con le prime prove di Alda D'Eusanio. Ma De Filippi, Raffa e Alda, nel bene e nel male, si sono consegnate ai posteri per una loro inimitabile cifra stilistica. Qua, invece, siamo all'imitazione dell'imitazione e senza che passi un'oncia di emozione. La gente cambia canale, e guarda gli "Amici" di Maria. Se uno vuole l'overdose di emozioni, meglio l'originale...