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La Venezia più autentica: come scoprirla con la guida dei gondolieri

Vademecum sentimentale alla scoperta di angoli nascosti, tra calli e campielli, gondole e vaporetti, capolavori e cicchetterie

A passeggio con i gondolieri nel cuore più autentico di Venezia

Vademecum sentimentale alla scoperta di angoli nascosti, tra calli e campielli, gondole e vaporetti, capolavori e cicchetterie

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Chi meglio dei gondolieri, che la vivono quotidianamente dall’acqua, può rivelare i tesori nascosti di Venezia? I luoghi segreti e gli itinerari particolari della città si possono ora scoprire grazie a “Venezia.

La guida ufficiale dei Gondolieri” che racchiude una serie infinita di suggerimenti da parte di chi, ogni giorno, culla sulle proprie imbarcazioni migliaia di turisti, assaporando la bellezza e i segreti della Serenissima.

Alla scoperta delle bellezze più nascoste - La guida è uno scritto inedito e unico nel suo genere, redatto grazie alla casa editrice lineadacqua insieme all’Associazione Gondolieri di Venezia e al supporto di Terrazza Aperol. Sei gli itinerari presentati e varie le tappe, dalle più tradizionali come San Marco e Rialto, a quelle sconosciute, a volte, anche agli stessi veneziani, passando per la Venezia dei Campi, da San Tomà fino a Santa Maria del Giglio per addentrarsi in quella che è l’anima più viva della città.

Come i veneziani – imperdibile, ad esempio, è l’itinerario per scoprire Cannaregio che, insieme a Castello, è uno dei due sestieri in cui vive la maggior parte dei veneziani, dove la quiete dei campielli e delle calli consente ancora di sentire il rumore dei passi nel trascorrere delle ore. Da queste parti si trovano le botteghe artigianali, le cicchetterie che servono le famose ombre di vino, le trattorie frequentate dai residenti e dai giovani studenti, ma anche palazzi e chiese che sono veri scrigni di opere d’arte. Ecco un promemoria per chi vuole percorrerlo come un vero veneziano.

La “chiesa degli scalzi” - L’itinerario - che va dalla alla stazione al traghetto di Santa Sofia - può cominciare nei pressi della stazione ferroviaria, con uno dei capolavori del barocco veneziano: la chiesa di Santa Maria di Nazareth, “chiesa degli scalzi”, fondata dai padri Carmelitani verso la meta del Seicento. Il progetto originale era di Baldassarre Longhena, modificato e portato a termine da Giuseppe Pozzo e Giuseppe Sardi. Dall’interno della chiesa, in alcuni periodi dell’anno si può visitare il 2 giardino mistico dei carmelitani scalzi. Estraniamoci un momento in questo mondo silenzioso e profumato, nel verde dell’antico orto. Qui si coltiva ancora la melissa con la quale i frati producono la loro famosissima Acqua: un rimedio fitoterapico, panacea per tutti i mali, preparato dal 1710 secondo l’antica ricetta.

Lista di Spagna - Uscendo dal complesso carmelitano ecco Lista di Spagna, una strada ricca di insegne e colori. Fermiamoci un po’ nello spazioso campo dedicato a San Geremia. Una caratteristica del campo e la presenza di ben quattro pozzi. L’edificio ecclesiastico e annoverato tra le otto chiese fondate da San Magno a Venezia nel VII secolo. L’aspetto attuale e frutto della riedificazione di gusto barocco avvenuta a partire dalla metà del Settecento; presenta una pianta a croce greca e ben due facciate, una sul canale e l’altra sul campo.

Palazzo Labia - La storia del palazzo e ricca di fascino. I Labia sono una famiglia di mercanti, arrivati dalla Catalogna nel XVI secolo. Quando vengono ammessi al patriziato veneziano, nel 1646, Gian Francesco Labia da l’ordine di erigere una prestigiosa dimora vicino alla confluenza del Canal Grande e del Rio di Cannaregio. L’edificio barocco spicca per le finiture eleganti, le finestrature con balconi e pannelli geometrici, che creano una delicata trama di chiaroscuri. Una rarità: presenta tre facciate, tutte in pietra d’Istria. Oltre a quella principale, sul Rio di Cannaregio, ne puoi vedere una seconda che guarda il Canal Grande. La terza facciata, la più semplice, da sul campo e reca, sotto il cornicione, l’aquila araldica simbolo dei Labia. La famiglia dispone di enormi ricchezze, tanto da prestare denaro anche all’Erario veneziano, al quale ha anticipato fino a 240.000 ducati: ben 8.400 kg d’oro.

Il Ghetto di Venezia - Da San Geremia, prendiamo il Ponte delle Guglie, attraversiamo il sotoportego del Ghetto ed entriamo nell’area destinata dalla Serenissima alla popolazione ebraica della citta. Sullo stipite della porta che dà su fondamenta Cannaregio puoi vedere ancora oggi i cardini che la chiudevano. Fino al Cinquecento, ai giudei non e concesso abitare a Venezia, ma solo in Terraferma. Il 29 marzo 1516, il governo della Repubblica prende la decisione di destinare alla minoranza ebraica un luogo dove stabilirsi, delimitato da una recinzione e da due porte che vengono chiuse a mezzanotte e riaperte all’alba del giorno seguente. Nel Ghetto si contano cinque sinagoghe, dette in veneziano scole, istituite fra Cinque e Seicento. In Campo del Gheto Novo ce ne sono tre: la Scola Grande Tedesca, la Canton e l’Italiana.

I maestri di Ormuz - Attraversiamo il Ponte del Ghetto e arriviamo nell’area che ospitava l’antico borgo dei tentori: al tempo della Serenissima qui avremmo trovato numerose botteghe di artigiani della seta. Molti provenivano da Ormuz, nel Golfo Persico, da cui prendono il nome gli ormesini, drappi importati e poi fabbricati anche in Laguna, come testimonia l’omonima Fondamenta. Tutta l’area e stata un centro manifatturiero di straordinaria importanza.  L’arte o corporazione dei tintori era una delle più antiche della citta. I maestri avevano l’obbligo di attenersi a regole precise nell’uso dei coloranti, per garantire la massima qualità. I prodotti naturali dovevano essere i migliori sul mercato. Il noto colore rosso veneziano era, ad esempio, realizzato con il chermes (kermes), ottenuto dalla cocciniglia, in seguito impiegato anche nella produzione di liquori. Oggi quest’area ospita alcuni dei locali più frequentati dai giovani.

Madonna dell’Orto - Da Campo dei Mori, camminiamo verso il Campo della Madonna dell’Orto e la sua chiesa, che in origine era dedicato a san Cristoforo, protettore dei viaggiatori e dei traghettatori. Nel XIV secolo, al suo interno viene portata una statua della Beata Vergine, che si trovava in un orto ed era ritenuta miracolosa, statua che diventa così famosa da denominare la chiesa Madonna dell’Orto. La chiesa custodisce opere preziose di grandi maestri, tra le quali una Crocifissione di Palma il Giovane e San Giovanni Battista tra i santi Pietro, Marco Girolamo e Paolo di Cima da Conegliano. Da ammirare, inoltre, alcuni capolavori di Jacopo Tintoretto.

Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia - Camminando verso Sacca della Misericordia, seguendo il rio, una volta sul ponte si apre uno scorcio magico di Venezia, con la vista su Murano e sull’isola di San Michele. Proseguendo, si raggiunge l’antica isola di Valverde, dove sorge la sede della Scuola Grande Santa Maria della Misericordia, una delle istituzioni laiche più importanti della Repubblica. Il colonnato appartiene alla sede originaria della Scuola, fondata nel 1310. L’edificio, rimaneggiato più volte, cambia funzione e viene adibito a ospizio per i poveri, mentre la Scuola si trasferisce in una nuova sede adiacente. A causa di gravi problemi economici, nel 1624 la confraternita vende la vecchia scuola all’Arte dei Tessitori della seta, che ne finanzia il restauro nel XVIII secolo. Dopo la caduta della Serenissima, la fabbrica diventerà un teatro privato, un magazzino, un’abitazione e, negli anni Venti del Novecento, l’atelier del pittore goriziano Italico Brass.

Ca’ d’Oro - La Ca’ d’Oro, il più famoso ed elegante dei palazzi privati dell’età gotica, risplendeva un tempo per la ricchezza cromatica degli affreschi e per le decorazioni in foglia d’oro. La facciata e un intarsio di trafori marmorei, un merletto in architettura, e costituisce una sfrontata ostentazione di ricchezza. Nel primo Quattrocento, il ricco mercante Marino Contarini acquista la casa dalla famiglia Zeno, iniziando la costruzione della sua dimora. Il leggendario palazzo, rimaneggiato varie volte nel corso dei secoli, viene restaurato agli inizi del Novecento dal barone Giorgio Franchetti per ospitarvi la sua collezione d’arte, oggi aperta al pubblico. Preziosi marmi sono stati intarsiati anche per la decorazione dei pavimenti: non perdere l’occasione di vederli, colpiscono per la loro bellezza e ricchezza. Tra i capolavori della Ca’d’Oro: San Sebastiano di Andrea Mantegna nella cappella a lui dedicata, ornata di marmi, la Venere pudica di Tiziano e l’Annunciazione di Vittore Carpaccio. Dirigiamoci verso lo stazio di Santa Sofia e saliamo in gondola! Oltre il Canal Grande, ecco il Mercato di Rialto, punto di partenza di un altro stupendo itinerario…

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