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La Siena medioevale della cultura e del paesaggio

Viaggio nel Duecento senese fra affreschi, cipressi e antichi castelli

Toscana: le meraviglie di Siena e del suo paesaggio

Viaggio nella bellezza del Duecento senese, tra arte e natura 

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In piazza del Campo a Siena il tempo sembra fermo al 1200, al trionfo di bellezza nel bel mezzo di una conca accogliente, quasi una culla per il viaggiatore, che qui non capita mai per caso.

Se si entra al Campo, come dicono i senesi, una piazza a forma di conchiglia con 9 spicchi pavimentati con caratteristici mattoni rossi, all’alba quando non c’è traccia di anima viva la meraviglia sarà massima: il Palazzo Pubblico domina lo sguardo, quell’edificio slanciato e imponente fatto costruire dal governo dei Nove a cavallo fra XIII e XIV secolo, ed al suo fianco si alza la Torre del Mangia coi suoi 102 metri di altezza, di pochi anni più recente del Palazzo. 
Salendo lassù si percepisce la centralità del Campo nella città. Ai piedi della torre si trova la cappella di Piazza, la concretizzazione di un voto cittadino fatto per la peste del 1348. Da qui si arriva al Cortile del Podestà e poi al Museo civico, vero scrigno culturale e artistico della città, in grado di regalarci grandi emozioni quando si contemplano la “Maestà” di Simone Martini o gli affreschi del “Buon Governo” e “Effetti del buon governo” ed anche l’antistante “Mal Governo e i suoi effetti”; la “Sacra Famiglia e San Leonardo” del Sodoma, “San Michele Arcangelo” di Ambrogio Lorenzetti e i sempre suoi affreschi “Santi Caterina d’Alessandria, Giovanni e Agostino”. 


La Fonte Gaia a bordo piazza, punto di incontro per i giovani senesi, è una grande vasca inaugurata nel 1346 e decorata successivamente con splendidi bassorilievi da Jacopo della Quercia (di cui oggi vediamo copie). La leggenda vuole che si sia chiamata “Gaia” perché quando la fontana fu ultimata i senesi alla vista di tanta acqua che sgorgava proprio in seno alla città reagirono con tale gioia che l’appellativo che prese quella fonte fu “gaia”. Siena infatti non ha un fiume, diversamente da tutte le città più importanti dell’antichità, e per ovviare al problema furono realizzate imponenti opere idrauliche con decine di chilometri di gallerie sotterranee (i bottini). 

 

La Fontebranda, nella Contrada dell’Oca, è la più grande fontana che si vede a Siena: imponente e caratterizzata da tre ampie arcate gotiche con merli e ornamenti frontali di pregio. Per raggiungerla camminando tra i vicoli si passa per il Duomo. Ci si stupisce quando ci troviamo di fronte al “Facciatone”, ovvero l’immensa facciata prevista per la Cattedrale nel progetto di ampliamento, il cosiddetto Nuovo Duomo, iniziato nel 1330 e poi naufragato a causa di problemi strutturali e della carenza di fondi dovuta alla peste. Le parti rimaste incomplete a cielo aperto sono enormi, ma è il Duomo antico a meritare tutta l’attenzione del nostro viaggiatore: questo straordinario esempio di architettura romano-gotica fu consacrato nel 1179 e decorato con le sculture della facciata da Giovanni Pisano; all’interno ci incantano il pulpito e un prezioso pergamo di Nicola Pisano, gli angeli bronzei attribuiti al Bernini, le scene della vita di Papa Pio II (il senese Enea Silvio Piccolomini) dipinte dal Pinturicchio, un bronzo del Battista di Donatello, le sculture di San Pietro e San Paolo, San Pio e Sant’Agostino all’altare Piccolomini di Michelangelo (per info www.terredisiena.it

 

Perso nelle stradine del centro il viaggiatore non deve farsi mancare in uno dei caffè storici un assaggio di panforte (in origine Panpepato, per la presenza di pepe nell’impasto) e di ricciarelli, dolci tipici e raffinati, le cui origini risalgono proprio al 1200, quando venivano preparati dagli speziali, unici detentori delle spezie indispensabili per aromatizzare queste ricette, secondo un’ordinanza che proibiva la produzione del dolce fuori dalle mura senesi (1772). La loro storia si legge nei preziosi affreschi e nelle scritte dorate tuttora visibili nelle antiche farmacie del Campo.

 

Per calarsi completamente nella parentesi medioevale imbocchiamo la Via Francigena, che passa da Siena e attraversa i territori di San Gimignano, Monteriggioni, Siena, Buonconvento, San Quirico d’Orcia e Radicofani; a piedi in bici o in auto ci dirigiamo a Velona, un punto di riferimento presente anche nelle carte affrescate in Vaticano nella celebre Galleria delle Carte Geografiche, che portava i pellegrini partiti da Canterbury ad attraversare Siena diretti a Roma. Un cammino in una scenografia spettacolare, mantenutasi pura e armonica come secoli fa, che ci mostra distese verdi a perdita d’occhio, borghi in pietra, rassicuranti filari di cipressi sui crinali delle colline, campanili e castelli solitari all’orizzonte. 


In questo paesaggio, Patrimonio dell’Unesco, ordinato da linee regolari disegnate dai vigneti di Sangiovese (il vitigno del Brunello), sorge un fortilizio medievale eretto nell’XI secolo, che risulta essere l’unico antico castello al mondo con centro termale: è il Castello di Velona (info su www.castellodivelona.it). Non fu dimora nobiliare, bensì fortilizio militare prima, appoggio per i pellegrini sulla via Francigena poi, e successivamente sede di consorzi di agricoltori, allevatori, arti e mestieri all’interno di un latifondo di proprietà del papato; ora, ristrutturato, alla sua originaria bellezza si sono aggiunte le piscine d’acqua termale affacciate sulla Val D’Orcia e sull’antico vulcano dell’Amiata. Ulivi e vigne tutt’intorno (il castello produce propri Brunello di Montalcino DOCG e Olio Extravergine di oliva DOP) e poi sulla sommità di una collina si levano le imponenti mura dove svetta la Torre di Guardia del Castello, memoria dell’antica rivalità tra Siena e Firenze. E’ del tardo-medioevo la parte retrostante, invece al Rinascimento si fa risalire la loggia principale. L’antico chiostro è oggi un incantevole salotto accogliente illuminato dalla luce del sole filtrata da una cupola di vetro, ma è dormendo nelle suite storiche che sembrerà ancora più verosimile questo viaggio indietro nel tempo. Per i piaceri della tavola bisogna affidarsi ad una firma proveniente dal Noma di Copenaghen, lo chef Riccardo Bacciottini, che insieme allo chef Giuseppe Alfano al ristorante Il Brunello fanno vivere serate struggenti senza guardare l’orologio.
 

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