Colpo a sorpresa

Meta non firma il Codice Ue sull'IA: "Troppe incertezze, Europa sulla strada sbagliata"

Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, critica le nuove linee guida europee sull’intelligenza artificiale: "Misure eccessive e ambigue, fuori dal perimetro della legge"

21 Lug 2025 - 12:04
intelligenza-artificiale-futuro-investimenti © Tgcom

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Meta si sfila dal nuovo Codice di condotta europeo per l’intelligenza artificiale, lanciando un chiaro segnale di disaccordo alle istituzioni Ue. La decisione arriva direttamente da Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer dell’azienda di Menlo Park, che accusa Bruxelles di aver superato i limiti con regole "ambigue" e "fuori dal perimetro della legge". Il Codice, presentato la scorsa settimana, mira a disciplinare i modelli di IA a finalità generali. Ma secondo Meta, l’approccio europeo rischia di frenare l’innovazione e penalizzare i grandi sviluppatori. Il confronto tra regolatori e Big Tech è appena cominciato.

"Più di 40 imprese si sono espresse contro questo regolamento", ha precisato Kaplan, ricordando la lettera firmata nelle scorse settimane da oltre 40 grandi aziende europee - tra cui Airbus e BNP - che chiedeva alla Commissione una pausa nell'attuazione dell'AI Act, il cosiddetto "stop the clock" (Bosch, Siemens e SAP non hanno infatti aderito all'iniziativa). "Condividiamo le preoccupazioni espresse da queste aziende, secondo cui questa eccessiva estensione frenerà lo sviluppo e la diffusione dei modelli di IA di frontiera in Europa e ostacolerà le aziende europee che intendono costruire imprese sulla base di tali modelli" ha aggiunto. 

Perché Meta dice no al Codice Ue sull’IA

 L’annuncio è arrivato da Bruxelles attraverso le parole di Joel Kaplan. "Questo Codice introduce una serie di incertezze giuridiche per gli sviluppatori di modelli, nonché misure che vanno ben oltre l’ambito di applicazione della legge sull’IA", ha spiegato. Per Meta, il documento rappresenta un eccesso normativo che potrebbe danneggiare la competitività europea nel settore dell’intelligenza artificiale. Secondo l’azienda, le regole contenute nel Codice avrebbero effetti penalizzanti non solo per i fornitori americani ma anche per le imprese europee. Il rischio - sottolinea Meta - è di rallentare lo sviluppo di modelli avanzati, ostacolando l’adozione delle nuove tecnologie nel Vecchio Continente. La critica di Kaplan si inserisce in un contesto già teso tra le grandi piattaforme digitali e le istituzioni europee. L’approccio restrittivo di Bruxelles viene spesso percepito da Big Tech come un freno all’innovazione.

Cosa prevede il Codice GPAI e quando entra in vigore

 Il Codice di buone pratiche, pubblicato ufficialmente dalla Commissione Europea la settimana scorsa, è una serie di linee guida volontarie rivolte agli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale a finalità generali, i cosiddetti GPAI. L’obiettivo è fornire una cornice regolatoria che anticipi l’entrata in vigore piena dell’AI Act, già approvato e in fase di implementazione. Le linee guida coprono aspetti cruciali come trasparenza, protezione del copyright, sicurezza dei modelli e affidabilità dei sistemi. L’adesione è volontaria, ma il codice è visto come un primo banco di prova per le aziende chiamate a rispettare l’impianto normativo europeo.Le norme specifiche per i GPAI entreranno in vigore il 2 agosto, data da cui inizieranno le prime verifiche ufficiali. L’applicazione completa del regolamento è invece prevista entro due anni. Il codice è stato redatto in collaborazione con l’AI Board e la sua adozione finale è attesa tra il 22 e il 30 luglio. L’elenco delle aziende aderenti sarà pubblicato il 1° agosto.

Le reazioni del mondo tech e le prossime mosse dell’Ue

 Meta non è sola nel criticare l’impostazione europea. Anche OpenAI ha espresso dubbi su alcuni punti del Codice, pur dichiarandosi disponibile ad aderire una volta che il documento sarà ufficialmente approvato. Altri colossi come ASML e Airbus avevano già manifestato preoccupazioni simili, parlando di una regolamentazione troppo rigida e penalizzante. Nonostante le critiche, la Commissione Europea ha difeso con fermezza il Codice, definendolo uno strumento essenziale per garantire trasparenza e sicurezza nello sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale. Secondo i legislatori Ue, è fondamentale creare un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali. La scelta di Meta segna un momento di frizione importante. Nei prossimi giorni, con la formalizzazione del Codice e la pubblicazione della lista dei firmatari, sarà più chiaro se l’Europa riuscirà a mantenere una posizione compatta o se prevarrà la linea della cautela suggerita dai giganti del tech.

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