INIZIATIVA SENZA PRECEDENTI

Australia, il governo pronto allo stop dei social agli under 16

Google e YouTube, secondo quanto riferito dalla Commissaria Grant, avrebbero già fatto sapere di non ritenersi soggetti alla nuova normativa

11 Ott 2025 - 11:55
 © Dal Web

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Giro di vite del governo austrialiano per limitare l'accesso ai social ai minori di 16 anni: in arrivo sistemi di verifica dell'età obbligatori. L'obiettivo è proteggere i più giovani dai contenuti nocivi e da fenomeni come il cyberbullismo, ma non mancano le polemiche, soprattutto sul fronte della privacy.  La proposta, avanzata dalla Commissaria eSafety Julie Inman Grant durante una relazione al Senato federale, riguarda sei tra le piattaforme più usate al mondo: YouTube, Facebook, Instagram, TikTok e Snapchat. Secondo Grant, oggi esistono tecnologie sufficientemente mature per permettere l'identificazione dell'età e applicare dunque il blocco in modo efficace. La misura ha già ottenuto l'appoggio del governo australiano, che l'ha definita necessaria per salvaguardare la salute mentale dei minori, spesso esposti a contenuti tossici legati all'immagine corporea, a misoginia e altre forme di pressione psicologica online.

Il nodo della verifica dell'età

 Alla base del progetto c’è una sperimentazione commissionata dall'esecutivo, che ha messo alla prova oltre 50 tecnologie di verifica dell'età. I risultati preliminari sono incoraggianti: nessun ostacolo tecnologico impedirebbe l'implementazione del divieto. Tuttavia, i margini di errore restano significativi, soprattutto per i sedicenni, con l'8,5% dei casi segnalati come falsi positivi.

Tra le tecnologie testate figura anche la scansione facciale, sperimentata su studenti delle scuole: secondo i dati, questa tecnica riesce a stimare l'età con una precisione entro i 18 mesi nell'85% dei casi. Un dato interessante, ma che lascia aperti interrogativi sulla sua affidabilità, soprattutto se si tratta di applicare una soglia anagrafica rigida.

Preoccupazioni per la privacy

 Il progetto ha sollevato l'allarme di esperti e accademici, secondo cui le tecnologie di controllo rischiano di trasformarsi in strumenti di sorveglianza di massa. Pur non richiedendo l'obbligo di presentare documenti ufficiali come passaporti o patenti, la legge impone alle piattaforme di individuare metodi alternativi per determinare l’età degli utenti. Ma proprio qui si annida il rischio: come garantire la tutela dei dati personali?

I colossi tech alzano la voce

 Non tutti sono pronti ad adeguarsi. Google e YouTube, secondo quanto riferito dalla Commissaria Grant, avrebbero già fatto sapere di non ritenersi soggetti alla nuova normativa. Una posizione che rischia di aprire un braccio di ferro tra le autorità australiane e i giganti del web. Se approvata e attuata, la normativa australiana potrebbe rappresentare un modello per altri Paesi alle prese con la crescente pressione pubblica per regolare l'accesso ai social da parte dei minori. 

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