Il ddl, presentato da Fratelli d'Italia ma appoggiato dal Pd, punta a delineare regole stringenti su account social e sponsorizzazioni via web: senza normative precise infatti si rischia lo sfruttamento
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Niente account social per chi ha meno di 14 anni (o 15, sulla soglia ancora si sta discutendo) e paletti (età minima 18 anni) alle star adolescenti del web. In Parlamento si lavora a una legge, targata Fratelli d'Italia e Pd, che darà norme stringenti ai "baby influencer", i giovanissimi che sponsorizzano prodotti che vanno dai cosmetici agli abiti, dalle creme ai capi sportivi, postando video e generando quindi guadagni. Si ispirano a chi l'influencer lo fa di professione e a guadagnarci sono i genitori: senza regole il rischio è quello di sfruttamento di minori. E il ddl ha l'obiettivo di porre un argine al fenomeno.
Il ddl, che dovrebbe diventare legge entro l'inizio del prossimo anno, metterà in campo regole precise su social e limiti d'età, secondo quanto scrive il "Messaggero". Il Parlamento è al lavoro sul documento dopo aver a lungo trattato in merito con la Commissione europea.
Un'indagine di Save the Children rivela che in Italia circa 336mila ragazzi tra i 7 e i 15 anni hanno avuto almeno un'esperienza di lavoro: tra queste anche la produzione di contenuti social, con un trend in forte crescita negli ultimi dieci anni, con l'aumento dei grandi influencer online.
Garante delle comunicazioni e Fisco si sono mossi dopo lo scandalo del Pandorogate per arginare il fenomeno, e l'Agenzia delle entrate ha indagato sull'anno d'imposta 2020 in merito a collaborazioni e compensi degli influencer, chiedendo anche informazioni sugli scambi "in natura" o in criptovalute, con l'obiettivo di risalire a redditi non dichiarati. Tutte misure che non hanno però ancora messo a fuoco gli influencer minorenni.
Oggi chiunque può aprire un profilo social anche se ha meno di 14 anni: basta l'ok dei genitori e un'età minima di 13 anni. Ma chi controlla che l'età dichiarata sia quella vera? Non ci sono misure vincolanti. Meta utilizza l'Intelligenza artificiale per stimare gli anni dell'utente, ma non ci sono certezze sulla reale affidabilità del sistema, che tra l'altro deve rispettare le norme sulla privacy. Il documento d'identità viene richiesto solo in determinati casi. L'obiettivo della legge è vietare che gli Under 14 possano aver accesso ai social e di tutelare i minorenni "da contenuti generati con algoritmi che creano disagio e dipendenza e dallo sfruttamento".
L'ultima versione del ddl, prima firma la senatrice FdI Lavinia Mennuni, vieta un account social agli Under 15 e alza da 14 a 16 anni la soglia per dare il consenso al trattamento dei dati personali. Perché i social possano riconoscere l'età si dovrebbe utilizzare il "mini-portafoglio" digitale europeo, che sarà reso disponibile dalla Commissione Ue entro il 30 giugno 2026: in Italia però dovrà essere prima avviato come sperimentazione.
Si potrebbe mettere in campo un'app o il portafoglio digitale nazionale senza profilazione dei dati. Ma da alcuni emendamenti spunta l'ipotetico obbligo che i social possano chiedere carta d'identità e codice fiscale. Ci saranno poi le linee guida Agcom, da approvare entro sei mesi dall'ok: si tratterà di prevedere la trasparenza sulle sponsorizzazioni e le misure anti-sfruttamento dei minori.