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Agriturismi in crisi per il Covid-19: meno della metà delle strutture pronte a riaprire

Tra prenotazioni cancellate e bonus vacanze, le realtà di campagna sono tra le più a rischio nella crisi del Coronavirus

agriturismo

La pandemia da Covid-19 ha colpito anche il mondo degli agriturismi che, senza una decisiva svolta, rischierebbero perdite per quasi un miliardo di euro nel 2020. A riferirlo è Coldiretti, precisando che, dei 24mila agriturismi e dei 253mila posti letto e i quasi 442mila posti a tavola della nostra penisola, solo il 30%-50% sarebbe in grado di garantire la riapertura nella stagione estiva.

Un po’ di numeri - Tra il 23 e il 25 febbraio, data dell’emanazione dei primi Dpcm, sono state il 100% le prenotazioni cancellate in tutti gli agriturismi italiani. In due giorni l’intero settore agrituristico ha visto sprofondare il proprio fatturato e le 14 milioni di presenze dello scorso anno adesso sono solo un vago ricordo. La quarantena ha causato le zero presenze anche nei ponti del 25 aprile e del primo maggio, che solitamente davano il via alla stagione turistica. Augusto Congionti, presidente di Agriturist, segnala che a preoccupare maggiormente, oltre al calo della domanda interna, è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% delle prenotazioni.

 

Per quanto riguarda invece le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, matrimoni, comunioni), bisognerà aspettare l'autunno 2021 per tornare alla normalità. “Gli spazi aperti, le grandi strutture, le nostre caratteristiche sono parte fondante del turismo italiano. Dobbiamo ragionare in maniera positiva, consapevoli di nostri punti forza. Siamo un format vincente grazie alla natura”, spiega Congionti.

 

Bonus vacanze - Molte strutture stanno cercando di adeguarsi alle disposizioni ministeriali sulla sanificazione, ma Agriturist non è convinta degli aiuti da parte del Governo. “Sicuramente la tax credit (bonus vacanza) prevista dal Governo è un segnale incoraggiante per salvaguardare il turismo, ma siamo molto perplessi sulle modalità di recuperare l’80% come credito di imposta. Serve una modalità differente, magari un voucher da spendere nelle strutture agrituristiche, immediatamente monetizzabile e spendibile”. Congionti continua: “Nel decreto Rilancio i contributi a fondo perduto sono limitati al mese di aprile e il mancato reddito viene prelevato in base alla rendita: abbiamo intenzione di chiedere un ristorno dei mancati redditi di marzo e maggio”.

 

La storia di “Le Tore” - Gli agriturismi devono poter sostenere le stesse precauzioni sanitarie che hanno coinvolto ristoratori e albergatori: la sanificazione continua dei luoghi, la misurazione della temperatura a ogni cliente, la distanza di almeno un metro e registrare per almeno due settimane i soggetti ospitati. Vittoria Brancaccio, agronomo e ricercatrice agroindustriale, è la proprietaria dell’Agriturismo Le Tore di Sant’Agata sui Due Golfi, uno dei più importanti siti della Penisola sorrentina. Vittoria ha dovuto cancellare quasi 2mila prenotazioni dall’inizio della pandemia, concentrandosi esclusivamente sulla sola attività agricola. Questo ha portato delle grossissime perdite, calcolando che solo nel mese di maggio 2019 aveva fatturato 14mila euro grazie al turismo. L’agriturismo Le Tore, come tanti altri, ha a disposizione 800 mq di terreno e quattro dipendenti, dei quali solo uno ha visto garantito il contratto a tempo determindato durante la pandemia.

 

Chi aveva appena aperto - Nessuno poteva immaginarsi cosa poteva accadere, nemmeno Mariano Bruno, un imprenditore di 41 anni che aveva posto tutte le sue speranze nell’apertura di Re Nettuno. Aveva inaugurato la sua locanda quattro giorni prima dell’inizio della quarantena e per questo non ha potuto godere di nessun bonus (i finanziamenti vengono erogati in base alla dimostrazione del fatturato dell’anno precedente). I suoi tre camerieri non sono stati messi in cassa integrazione e per questo le spese sull’imprenditore campano sono moltiplicate da un giorno all’altro. A oggi sui 60 posti a sedere, solo 35 possono essere utilizzati e a queste condizioni la ripartenza sembra più dura di quanto previsto.


Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Francesco Li Volti.

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