Se si togliessero le accise e l'Iva, l'Italia avrebbe i prezzi dei carburanti tra i più bassi d'Europa. Peccato che ormai non si possa fare
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L’Italia è uno dei paesi con i prezzi sulla benzina più alti dell’Eurozona. Sui costi elevati pesano le accise sui carburanti: non sono una prerogativa del nostro Paese, ma a queste aggiungiamo anche l’Iva al 22%. Ma che cosa sono le accise? Generalmente sono imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. Quelle sui carburanti sono le imposte su benzina, gasolio, GPL e metano, introdotte originariamente per far fronte a esigenze di cassa. Sono state utili a rispondere a emergenze come terremoti, guerre, crisi migratorie o a finanziare missioni di pace internazionali. C’è perfino un’accisa sulla guerra d’Etiopia del 1935-1936, che è la prima a essere stata introdotta in Italia e tecnicamente ancora attiva.
La maggior parte di queste imposte non avrebbe più motivo d’esistere poiché sono decaduti i motivi che ne avevano decretato la necessità. Nel 1995, però, le nostre accise sono state inglobate in un’unica tassa indifferenziata, senza più riferimenti alle originali motivazioni per cui furono introdotte, da un decreto del governo guidato da Lamberto Dini. Non solo: con la Legge di Stabilità del 2013 (varata dal governo guidato da Enrico Letta) sono diventate tasse strutturali. Questa condizione rende difficile l’ipotesi di abolirne selettivamente alcune: per toglierle, bisognerebbe eliminarle tutte, creando una vera e propria voragine nei conti dello Stato. Ma quali sono tutte le imposte vigenti sulla benzina?
Oggi le tasse (Iva e accise) pesano per il 61,1% sul prezzo finale della benzina e per il 57,2% su quello del gasolio, secondo i dati forniti da Assoutenti. Nel solo anno 2023, l'ultimo di cui si abbiano dati ufficiali a consuntivo, della spesa totale di 70,9 miliardi euro per i carburanti, ben 38,1 miliardi sono finiti nelle casse dello Stato a titolo di tasse, appunto. Questa tassazione fa sì che il prezzo alla pompa di benzina e gasolio sia oggi tra i più alti in Europa: il nostro Paese è attualmente al sesto posto nella classifica dei Paesi Ue con il gasolio più caro, e al settimo posto per il prezzo della benzina. Se però si considerano i listini al netto delle tasse, l'Italia scende al 17° posto in Europa per il prezzo della benzina e addirittura crolla al 22° posto per il diesel.
Dal 15 maggio è entrata in vigore una rimodulazione delle accise. Che, attenzione, non significa sconto: semplicemente il decreto del governo riduce di 1,5 centesimi di euro al litro le accise sulla benzina e aumenta dello stesso importo quelle sul gasolio. Qui sotto trovate l'elenco completo delle imposte che continuiamo a pagare quando facciamo il pieno. Come detto, non sono più finalizzate a finanziare guerre e ricostruzioni post calamità naturali, ma sono ormai diventate vere e proprie tasse strutturali. Ad ogni modo, in origine erano finalizzate a:
- Il finanziamento della guerra d’Etiopia (1935-1936) con un’accisa di 1,90 lire (0,000981 euro)
- Il finanziamento della crisi di Suez del 1956 con un’accisa di 14 lire (0,000723 euro)
- La ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963 con un aumento di 10 lire (0,00516 euro)
- La ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966 con 10 lire (0,000516 euro)
- La ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, sempre con un’accisa di 10 lire (0,000516 euro)
- La ricostruzione in seguito al terremoto del Friuli del 1976 con 99 lire (0,0511 euro)
- La ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 con un’imposta di 75 lire (0,0387 euro)
- La missione Onu in Libano (Italcon) del 1983 per 205 lire (0,106 euro)
- La missione in Bosnia con l’Onu del 1996 per 22 lire (0,0114 euro)
- Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 con un’accisa di 0,02 euro
- L’acquisto di autobus ecologici nel 2005 con 0,005 euro
- La ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 per 0,0051 euro
- Il finanziamento alla cultura del 2001 con un’imposta che va da 0,0071 a 0,0055 euro
- Il finanziamento della crisi migratoria libica del 2011 con un aumento di 0,04 euro
- La ricostruzione in seguito all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011 con 0,0089 euro
- Il finanziamento del decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011 con un’imposta di 0,082 euro (0,113 sul diesel)
- La ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012 per 0,02 euro
- Il finanziamento del “Bonus gestori” e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo con 0,005 euro
- Il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” (dal 1 marzo al 31 dicembre 2014) con 0,0024 euro.