Passo avanti verso il riconoscimento mondiale

Cucina italiana patrimonio dell'umanità, l'Unesco dà il primo ok

L'agenzia delle Nazioni Unite per la Cultura ha espresso un parere tecnico positivo: la decisione politica finale arriverà a dicembre a  New Delhi

10 Nov 2025 - 10:52
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L'Unesco ha espresso il primo parere favorevole alla candidatura della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Il via libera tecnico rappresenta un passo fondamentale verso l'iscrizione ufficiale nella lista dei patrimoni immateriali. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura ha infatti pubblicato la valutazione degli esperti, che raccomanda l'inclusione della cucina italiana tra i beni da tutelare e valorizzare a livello globale. Si tratta del primo e importante traguardo, in un percorso iniziato con il dossier "La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale", promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Agricoltura. Un percorso che culminerà con la decisione politica del Comitato intergovernativo, che si riunirà a New Delhi dall'8 al 13 dicembre 2025.

Il parere tecnico dell'Unesco

 La valutazione tecnica dell'Unesco rappresenta un passaggio chiave nell'iter che può condurre all'iscrizione della cucina italiana nella prestigiosa lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità. L'organo consultivo di esperti internazionali ha espresso parere positivo sul dossier presentato dal nostro Paese, riconoscendo il valore identitario, sociale e culturale delle tradizioni gastronomiche italiane. Secondo la procedura dell'Unesco, il parere tecnico non ha valore vincolante, ma costituisce la base sulla quale il Comitato intergovernativo prende la decisione finale. "La valutazione tecnica pubblicata ci dice che il dossier è ben fatto ed è coerente con gli obiettivi dell’Unesco", ha dichiarato Pier Luigi Petrillo, professore alla Luiss Guido Carli e curatore del dossier di candidatura. "Occorre però tenere conto che questo primo sì non deve creare illusioni – ha aggiunto – perché il Comitato intergovernativo che si riunirà in India a dicembre ha la possibilità di rivedere completamente la decisione".

Il dossier della candidatura italiana

 Il dossier della candidatura è frutto di un lungo lavoro di ricerca e documentazione coordinato dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell'Agricoltura, in collaborazione con le principali associazioni del settore. Al centro, l'idea della cucina italiana come espressione viva della comunità: un patrimonio fatto di saperi, gesti, ritualità e convivialità tramandate nel tempo. La candidatura sottolinea il valore culturale e sociale del cibo italiano. L'Italia punta a ottenere un riconoscimento unico: qualora il giudizio tecnico venisse confermato a dicembre, la cucina italiana sarebbe la prima al mondo a ottenere, nel suo complesso, il titolo di patrimonio immateriale dell’umanità.

Cosa succede ora: la decisione di dicembre a New Delhi

 Dopo il parere tecnico, la candidatura passa ora al vaglio del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, che si riunirà a New Delhi dall'8 al 13 dicembre. Tra le altre proposte in esame figurano anche lo Yodel svizzero, il Son cubano, gli Origami giapponesi, il vino passito ciprioto e la Passione di Cristo in Messico. Sarà in quella sede che verrà presa la decisione politica definitiva sull'iscrizione della cucina italiana nella lista Unesco. In caso di esito positivo, l'Italia aggiungerebbe un nuovo riconoscimento a quelli già ottenuti in ambito culturale e gastronomico, rafforzando ulteriormente il ruolo del nostro Paese nella tutela e nella promozione delle tradizioni alimentari nel mondo.

Quali altri patrimoni immateriali italiani sono già iscritti nella lista Unesco

 L'Italia detiene oggi il primato mondiale per numero di patrimoni culturali iscritti all’Unesco. Tra quelli immateriali figurano la dieta mediterranea, riconosciuta nel 2010 come modello alimentare sostenibile e simbolo di equilibrio tra uomo e ambiente, e l'arte dei pizzaioli napoletani, entrata nella lista nel 2017 per la sua valenza sociale e identitaria. Fanno parte del patrimonio immateriale anche la Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, il Canto a tenore sardo, l’Opera dei Pupi siciliana, la Transumanza e la Vite ad alberello di Pantelleria. Questi riconoscimenti valorizzano saperi e pratiche che uniscono cultura, territorio e comunità locali.

Dalla Francia al Giappone: le pratiche gastronomiche già patrimonio Unesco

 L'Unesco ha già riconosciuto come patrimoni immateriali il pasto gastronomico dei francesi e la cucina tradizionale messicana (entrambe nel 2010), la cultura del kimchi coreano e la cucina giapponese washoku (2013) oltre all'arte del pane azzimo turco (2016). Tutte sono state premiate per la loro capacità di rappresentare la memoria collettiva e il valore sociale del cibo. Se la candidatura italiana venisse approvata, la nostra cucina si affiancherebbe a queste eccellenze mondiali, confermando il valore universale della tradizione gastronomica come espressione identitaria e sociale.

Perché la cucina italiana sarebbe la prima nel suo complesso a ottenere il riconoscimento

 Le iscrizioni già presenti nella lista Unesco riguardano tradizioni culinarie specifiche o riti alimentari regionali, non l’intera cucina nazionale. Il pasto gastronomico dei francesi si concentra sulla ritualità conviviale; la cucina tradizionale messicana riguarda il modello del Michoacán; il washoku giapponese celebra la cultura alimentare del Capodanno; il kimjang coreano descrive la preparazione del kimchi. La candidatura italiana, invece, mira a far riconoscere l'intero sistema della cucina italiana, inteso come insieme di pratiche, saperi, biodiversità, convivialità e identità condivisa. È per questo che, se il giudizio tecnico sarà confermato, la cucina italiana diventerebbe la prima al mondo riconosciuta nel suo complesso come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

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