Fotogallery - Le immagini del cult "Mary Poppins"
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Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar M. Yaghi hanno creato dei materiali (i reticoli metallorganici (MOF)) capaci di contenere al loro interno spazi che appaiono infiniti. E per questo ci regalano un po' di magia
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Come l'iconica borsa di Mary Poppins, il Premio Nobel per la Chimica 2025 riscrive il rapporto tra "dentro e fuori". Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar M. Yaghi hanno creato dei materiali (i reticoli metallorganici (MOF)) capaci di contenere al loro interno spazi che appaiono infiniti. Questa caratteristica può spiegare il paragone che è nato con la borsa di Mary Poppins, in grado di stupire per tutti gli oggetti che può contenere: da una lampada, a uno specchio, passando per un attaccapanni. E per questo ci regalano un po' di magia.
I tre vincitori del Premio Nobel per la Chimica 2025 hanno creato strutture molecolari porose, formate da metalli e componenti organici, che lasciano passare gas e altre sostanze. Questi materiali, chiamati reticoli metallorganici (MOF), possono essere usati per ricavare acqua dall’aria del deserto, catturare anidride carbonica, immagazzinare gas tossici o favorire reazioni chimiche utili per altri scopi. I MOF permettono di contenere un numero elevatissimo di molecole al loro interno, occupando uno spazio interno molto maggiore rispetto al loro volume esterno. Questa magia creata da legami chimici può richiamare le avventure di Mary Poppins, con la borsa come fulcro di questo collegamento.
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" Questi materiali che possiedono immense cavità invisibili non sono stati paragonati solo alla borsa di Mary Poppins. Per la loro struttura, Olof Ramstrom, membro del Comitato Nobel per la Chimica, li ha paragonati all'intelaiatura di una casa e alla borsa perlata di Hermione Granger: "Piccoli all'esterno, ma immensi all'interno". La magia la fa da padrona, la borsa della migliore amica di Harry Potter possiede il dono di aumentare enormemente il suo spazio interno senza alterare quello esterno e per questo ricorda la scoperta fatta da Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar M. Yaghi. Il mondo della scienza e quello cinematografico in fondo non sono poi così lontani.