battaglia oltre i social

Giulia Stabile e il body shaming: quando il giudizio sul corpo diventa problema culturale

L'umiliazione di una persona per il suo aspetto fisico, oggi amplificato dai social network, non colpisce solo i personaggi pubblici ma moltissimi giovani, con conseguenti problemi psicologici: dall'ansia all'anoressia. Ecco perché servono misure drastiche per controllare il fenomeno

29 Dic 2025 - 16:26
 © Instagram

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Il tema del body shaming è tornato sotto i riflettori dopo le parole rilasciate da Giulia Stabile, protagonista di Amici e volto noto della televisione italiana, durante un podcast incentrato sul rapporto con il corpo. La ballerina ha raccontato di essere spesso bersaglio di critiche legate al suo aspetto fisico, sottolineando come la mancanza di empatia sia uno dei problemi alla base di tali comportamenti. Non è la prima volta che, pubblicamente, denuncia di aver subito questo tipo di discriminazioni , e si è sempre difesa con fermezza dall'odio social, chiedendo più rispetto ed educazione nei suoi confronti. Ma questo è il punto: quando si parla di body shaming ci si riferisce solo agli haters o il problema è culturale e, dunque, più profondo?

Un fenomeno sociale e culturale - Il caso di Giulia Stabile fotografa una problematica più ampia: il body shaming, ovvero la derisione, il giudizio o la umiliazione di una persona per il suo aspetto fisico, oggi amplificato dai social network non colpisce solo i personaggi pubblici: molti giovani e adulti sperimentano quotidianamente questo tipo di violenza verbale online e offline. In Italia, secondo un report internazionale, il 22% dei giovani tra i 15 e i 30 anni dichiara di aver subito body shaming online, e ben l’85% di aver osservato episodi simili tra coetanei, con impatti diretti sulla salute mentale di adolescenti e giovani adulti. Un dato significativo indica che il 65% percepisce un rischio per la salute mentale legato a questi attacchi, mentre il 61% segnala conseguenze negative nei comportamenti sociali. Studi psicologici approfondiscono ulteriormente le conseguenze: critiche e commenti denigratori sull’aspetto fisico, spesso alimentati dalla “beauty culture” delle piattaforme digitali, possono portare a una significativa diminuzione dell’autostima e predire lo sviluppo di disturbi alimentari e stati d’ansia tra adolescenti e giovani adulti. 

Le risposte istituzionali e social per reagire - Negli ultimi mesi, anche l’Italia ha compiuto passi istituzionali per affrontare il fenomeno. Il Senato ha approvato in via definitiva una legge che istituisce il 16 maggio come Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità di questi comportamenti e promuovere una cultura di rispetto e inclusione. In parallelo, la giurisprudenza ha recentemente riconosciuto come reato di maltrattamento in famiglia l’uso reiterato di frasi offensive legate al corpo di un minore da parte di un genitore, ponendo l’accento sui danni psicologici prodotti da insulti legati all’aspetto fisico. Di fronte a queste dinamiche, anche alcuni social network stanno tentando di reagire. Ad esempio, TikTok ha ufficialmente vietato l’hashtag #SkinnyTok, associato a video che promuovono ideali di magrezza estremi e comportamenti alimentari dannosi, sostituendolo con messaggi di supporto per chi cerca aiuto e risorse per disturbi dell’alimentazione. 

Perché il body shaming non si arresta? -  Nonostante questi sforzi, esperti sottolineano come la moderazione di contenuti da sola non basti: serve un approccio educativo più ampio, con protocolli nelle scuole per sviluppare competenze di pensiero critico, rispetto reciproco e consapevolezza digitale, in modo da fronteggiare la cultura della vergogna legata al corpo. La diffusione di modelli estetici idealizzati sui social media e nella cultura popolare contribuisce a una maggiore internalizzazione di standard irrealistici, aumentando il rischio di ansia, depressione, bassa autostima e disturbi alimentari nei giovani. Per questo è necessario educare all'autostima e promuovere la diversità dei corpi. Il body shaming è quindi un problema complesso, che richiede risposte multilivello: dalle policy delle piattaforme alla cultura di comunità nelle scuole e nei media, passando per la responsabilizzazione attiva degli utenti, soprattutto giovani, affinché internet sia uno spazio più inclusivo, rispettoso e sano. Inoltre, sentire testimonianze di figure pubbliche che raccontano le proprie difficoltà può essere un importante segnale di solidarietà e un incoraggiamento a ricercare supporto, anziché nascondersi nel silenzio.

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