non solo stereotipi

Kate Winslet e la difesa del corpo autentico, ma la body positivity è ancora di moda?

Il movimento, nato tra gli anni 60 e 70 in America, ha portato cambiamenti reali dando voce a corpi marginalizzati e creando uno spazio di accettazione. Ma le dinamiche sociali e di mercato restano fortemente orientate verso la perfezione estetica. Ecco perché serve un cambio d passo

10 Dic 2025 - 08:37
Kate Winslet © Afp

Kate Winslet © Afp

Kate Winslet, da sempre paladina della body positivity, non ha mai nascosto il proprio disappunto verso l’industria del ritocco criticando l’ossessione per la perfezione e i rischi di stravolgere non solo i lineamenti, ma anche la percezione di sé, alimentando insicurezze anziché risolverle. Nelle ultime ore è tornata sull'argomento con dichiarazioni ancora più forti. "Ci sono momenti in cui penso che sia meglio, quando guardo le attrici agli eventi vestite come vogliono, qualunque sia la loro forma… Ma sanno cosa introducono nel loro corpo? La mancanza di rispetto per la salute è terrificante. Mi dà fastidio ora più che mai", ha dichiarato: “È un fottuto caos là fuori”. "Le giovani donne non hanno idea di cosa significhi essere belle”. Insomma, basta diete dissennata a base di farmaci dimagranti, filler per riempire i segni del tempo, botox per minimizzare le rughe. Per l'attrice "se l'autostima di una persona è così legata al suo aspetto, è spaventoso”. Ma la difesa del corpo autentico è ancora di moda?

Pressioni estetiche crescenti - Nonostante la body positivity, l’insoddisfazione corporea resta molto diffusa e per molti ciò continua a tradursi nella valutazione della chirurgia estetica come soluzione. La moda sembra aver “ghettizzato” di nuovo corpi “non canonici”: un’analisi recente sulle Fashion Week 2025 ha mostrato che oltre il 97% dei look sfilati sono stati indossati da modelle con taglie molto esili, mentre corpi di taglia regolare o “plus-size” risultano quasi inesistenti. . L’industria cosmetica ed estetica resta in piena espansione: in Italia l’uso quotidiano di cosmetici è largamente diffuso e circa un terzo della popolazione valuta la possibilità di ricorrere a trattamenti estetici. In alcuni casi, secondo un’analisi accademica, la stessa body positivity, se rappresentata con immagini “oggettivanti” o sessualizzate, può avere effetti opposti:  incrementare auto-oggettivazione, insoddisfazione corporea e addirittura stimolare l’interesse per procedure estetiche.

La ricerca del ritocchino e l'insoddisfazione- Una recente ricerca su 25 studi che ha analizzato 13.731 partecipanti fra giovani adulti ha riscontrato che il 70% delle donne e il 60% degli uomini ha espresso insoddisfazione per il proprio corpo. E questa insoddisfazione è associata a una maggiore probabilità di considerare la chirurgia estetica. In Italia, secondo un sondaggio del 2023 su 1.048 donne, circa il 36,4% dichiara di avere un “rapporto negativo” con il proprio corpo. L’uso di cosmetici e trattamenti estetici è molto diffuso: circa 1 su 3 italiani pensa a un intervento di chirurgia estetica. Inoltre, nonostante la retorica dell’accettazione di sé, il mondo della moda e degli eventi fashion continua in larga misura a privilegiare i fisici magri.

Oscar 2016, l'emozione di Kate Winslet per il premio al "suo" Leonardo DiCaprio

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Tra speranza autentica e contraddizioni culturali - La body positivity continua a rappresentare una forza positiva per molte persone, soprattutto come antidoto agli standard estetici tradizionali e alle pressioni di conformismo. Permette di valorizzare corpi “diversi”, di abbassare lo stigma e di promuovere un’immagine di sé più sana e funzionale. Ma non basta. Le dinamiche sociali, mediatiche e di mercato ( moda, pubblicità, cosmetica, chirurgia) restano fortemente orientate verso la perfezione estetica. Questo crea una tensione: da una parte l’ideale inclusivo, dall’altra standard estetici rigidi e commerciali che attirano ancora molte persone, spingendole a cercare cambiamenti del corpo. In questo contesto, anche messaggi benevoli come quelli della body positivity rischiano, se banalizzati o sfruttati commercialmente, di perdere forza, trasformandosi in un “contenitore” diluito che coesiste con, e non sostituisce, l’ossessione per l’apparenza.

Il messaggio da solo non basta - La body positivity non è un’illusione: il movimento, nato tra gli anni 60 e 70 in America, ha portato cambiamenti reali, ha dato voce a corpi marginalizzati e ha creato uno spazio di accettazione riducendo lo stigma verso grasso, pelle non liscia, cicatrici, disabilità e ha aperto un dialogo sociale su accettazione e tutela dell’autostima. Ma oggi sta lasciando spazio a una fase più matura, meno estetica e più psicologica: la body neutrality e la body liberation, che si concentrano non sulla bellezza del corpo, ma sulla libertà dalle pressioni estetiche. Questo perché ci sono profonde contraddizioni strutturali nella società, è necessario che non diventi solo un’etichetta di moda. Serve un ripensamento culturale profondo: educazione al corpo e all’immagine, maggiore trasparenza nei media e pubblicità, e una critica consapevole agli standard estetici dominanti.