una scelta consapevole

Gemelle Kessler, quel legame che sfida la morte e il mistero della simbiosi esistenziale

Il gesto di Alice ed Ellen è carico di dolore, un monito sulla profondità dei legami umani. Ma fa riflettere anche sulla forza di una connessione che supera i confini della vita

20 Nov 2025 - 10:49
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La morte di Alice ed Ellen Kessler, è un epilogo tragico e al tempo stesso quasi poetico: la loro scelta, premeditata e condivisa, non è solo l’estremo atto di due persone che si vogliono bene, ma è anche l’espressione di una simbiosi esistenziale che ha segnato tutta una vita. Un gesto che fa riflettere sul legame gemellare non solo come attaccamento emotivo, ma anche come una sorta di fusione identitaria.

La scelta di morire insieme - Le gemelle Kessler avevano da tempo manifestato il desiderio di “andarsene insieme”. Nel testamento avevano disposto che le loro ceneri fossero cremate e deposte in un’unica urna, insieme a quelle della madre e del loro cane. Non erano malate, avevano scelto: negli ultimi giorni Alice ed Ellen hanno sistemato ogni dettaglio. Le lettere alle amiche, i gioielli donati, l’abbonamento al giornale disdetto. Queste ultime volontà non sono solo simboliche, ma rappresentano un progetto di unità anche nella morte: il desiderio di non essere separate neanche nell’aldilà.

Origini biologiche ed epigenetiche del legame - Giovanni Biggio, neuropsicofarmacologo, interpreta la scelta delle Kessler come la conseguenza estrema di una “vita vissuta in totale simbiosi”, che può avere radici anche biologiche. Secondo questa visione, non si tratta solo di affetto: potrebbe essere una sorta di affinità genetica, di temperamento e identità così strettamente allineate che la fine di una vita risuona inevitabilmente nella vita dell’altra. Dunque, un possibile punto chiave per comprendere la scelta ultima delle Kessler risiede nella loro affinità biologica. Gli studi psicologici mostrano che il rapporto tra gemelli inizia già nell’utero. Già durante la gestazione, i gemelli interagiscono reciprocamente a livello fisico ed emotivo, instaurando modelli di risposta che spesso persistono nella vita postnatale. Biggio però non riduce tutto al Dna ma sottolinea come l’epigenetica (cioè i modi in cui l’ambiente modula l’espressione genica) giochi un ruolo cruciale. Due gemelli identici possono condividere una vulnerabilità genetica, ma il modo in cui questa si esprime dipende anche dalle esperienze di vita comuni. 

Il dolore di un lutto gemellare - La scienza riporta che la perdita di un gemello è un evento traumatico con un impatto psicologico molto forte. Uno studio su larga scala ha rilevato che i gemelli sopravvissuti, dopo la morte del fratello o sorella, hanno un rischio significativamente più alto di disturbi psichiatrici rispetto a chi non ha perso un co-gemello. Questo inquietante “effetto lutto del gemello” sottolinea quanto il gemello non sia solo un fratello, ma una parte centrale dell’identità: perderlo significa, per molti, perdere una parte di sé. Inoltre, altri studi mostrano che dopo la morte di un gemello, la mortalità del sopravvissuto può aumentare nei mesi successivi, suggerendo un “effetto lutto” non solo psicologico ma anche fisico. Questo fenomeno ricorda la sindrome del “cuore spezzato”: in casi di lutto profondo, l’organismo può reagire con gravi conseguenze cardiovascolari, come nella sindrome di Takotsubo.

Una morte simbolica - La decisione delle sorelle Kessler può essere letta come una testimonianza potente di cosa significhi essere gemelli: non solo condividere un passato, ma progettare un futuro (e un finale) insieme. Ma non va romanticizzato il “suicidio a due”: è un gesto carico di dolore, un monito sulla profondità dei legami umani, sulla vulnerabilità che nasce dall’interdipendenza. Ma fa riflettere anche sulla forza di una simbiosi che supera i confini della vita. Nel loro gesto finale si riflette un’idea quasi mitica: che il gemello non sia solo un’altra persona, ma una parte essenziale dell’anima. E che, per alcune anime gemelle, la separazione è semplicemente inconcepibile. La loro scelta diventa così “l’ultimo atto di unità”: non solo un atto d’amore, ma una dichiarazione di identità gemellare fino alla fine.