Condivide le idee con Francesco Renga al quale scrive messaggi di notte
Ambra Angiolini, ospite a Giffoni 55, ha raccontato a “La Repubblica” un percorso intimo e potente che la vede oggi impegnata nella scrittura del suo primo film, tratto dal libro autobiografico intitolato “InFame”. Un progetto che affonda le radici in una ferita profonda: la bulimia, con cui ha convissuto per anni, anche nei momenti di maggiore esposizione pubblica.
“Su Instagram ho pubblicato molti articoli e servizi in cui il mio corpo, che si era trasformato, veniva preso in giro - racconta Ambra - Anche vent’anni fa, in Rai, andò in onda un servizio che ho poi ripubblicato: mi definivano ‘generazione XXL’”.
Nel libro, che presto diventerà un film, l’attrice Ambra Angiolini ripercorre quegli anni bui: “InFame è una storia molto personale, una ferita che mi ha insegnato tanto. Quando l’ho scritto, ho capito quanto fosse tragicomico, e a tratti pericoloso, ciò che avevo vissuto. Ora, con la giusta distanza, mi rendo conto che è anche uno sguardo per chi, da dentro, pensa di non poter guarire mai”. A sostenere Ambra in questo percorso c’è anche il suo ex, Francesco Renga, padre dei suoi figli: “Gli mando di notte le cose che scrivo. Con lui ho un bellissimo scambio di idee”, rivela.
Con forza e consapevolezza, Ambra racconta anche come ha affrontato le critiche e la malattia: “Non ho mai vissuto la bulimia da vittima. Mi sono ripresa tutto, anche le ferite. So che può far male a chi ha provato a fermarmi, ma non ci sono riusciti. Mi hanno solo fatto conoscere una donna più interessante di quella che sarei stata se fosse prevalsa solo la superficie”.
Il momento più delicato della malattia, confessa Ambra, lo ha vissuto proprio sotto i riflettori: “Se guardate l’ultima puntata di Non è la Rai, ero nel pieno della bulimia. Ero solo una ragazzina. Quella malattia ti frega, se non capisci da dove arriva. Oggi, a 48 anni, sento tutto in modo speciale, anche le cose che non mi riguardano. Forse è per questo che sono riuscita a spiegarmi quella sofferenza come qualcosa che partiva da una ‘taverna’ dentro il corpo. Non è più una malattia. Oggi è diventata un aggettivo”.
Ambra ha anche raccontato il momento in cui ha realizzato di essere bulimica. È accaduto per caso, nella libreria di un aeroporto, davanti al libro “Tutto il pane del mondo” di Fabiola De Clercq. In una frase ha trovato la chiave: “Vomito tutto quello che mangio”. “In quel momento ho dato un nome alla mia sofferenza. – ha detto - Ero un animaletto tirato fuori da una tana, buttato in mezzo ad aeroporti e stazioni. Era tutto gigantesco, mentre io a malapena mettevo insieme un congiuntivo… anzi, li sbagliavo. E non c’erano i social, altrimenti sarei stata distrutta”.