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"Il Trono di spade", gli husky vittime della metalupo-mania dei fan della serie

Boom di acquisti e adozioni di alcune razze di cani somiglianti agli animali della serie cult, che poi vengono abbandonati

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Dall'esordio in televisione de "Il Trono di Spade", nel 2011, c'è stato un grosso incremento delle vendite e adozioni di cani Siberian husky e Alaskan malamute.

Queste due razze sono le più somiglianti ai metalupi che si vedono nella serie fantasy, leali compagni e guardiani degli Stark. Come spesso accade quando si tratta di semplice "moda", questa passione temporanea dei fan ha avuto conseguenze negative: molti di questi cani sono stati poi abbandonati e vivono in canili.

I cani vengono quindi acquistati senza conoscerne le peculiarità, senza una scelta ponderata e consapevole e i proprietari si trovano molto presto incapaci di gestirli.

Gli stessi attori della serie tv si sono spesi in prima persona per lanciare un appello ai fan dopo l'aumento di abbandoni di queste razze canine. Jerome Flynn (Bronn) ha aderito a una campagna animalista della PETA e in un video dice: "Acquistare cani per capriccio può avere conseguenze nefaste. I canili di tutto il mondo stanno segnalando un'impennata del numero di husky abbandonati perché i padroni, attirati dall'aspetto del cane, non prendono in considerazione la quantità di tempo, pazienza e denaro necessari a prendersi cura di questi animali".

Precedentemente anche Peter Dinklage (Tyrion Lannister) aveva cercato di sensibilizzare i fan su questo problema: "Mi rivolgo a tutti i meravigliosi fan di Game of Thrones: comprendiamo che a causa dell'enorme popolarità dei metalupi decidono di acquistare husky ma questo, non solo danneggia tutti quei cani meritevoli di adozione, ma causa anche abbandoni di esemplari di cui a gente non riesce a prendersi cura".

Secondo i dati riportati dalla PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) i centri di accoglienza per animali, presenti nel Regno Unito, hanno registrato un netto incremento, arrivando a percentuali del 420%. Da una medesima verifica svolta presso i rifugi di Los Angeles i dati di abbandono si sono triplicati se confrontati con quelli del 2013.