AL TEATRO ARCIMBOLDI DI MILANO

Sparks, la prima volta in Italia del gruppo che ha incarnato l'avanguardia del pop

Il duo losangelino sarà protagonista al teatro Arcimboldi di Milano martedì 8 luglio per l'unica data nel nostro Paese del "Mad! Tour"

08 Lug 2025 - 10:51
 © Ufficio stampa

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È un appuntamento con la storia quello che va in scena martedì 8 luglio al teatro Arcimboldi di Milano. Per la prima volta arrivano in Italia gli Sparks, per l'unico concerto nel nostro Paese per il tour del loro ultimo album. "Mad!". Il duo americano formato dai fratelli Ron e Russell Mael si è formato a Los Angeles nel 1971 ma è forse la band americana più inglese di sempre. Solo una delle tante contraddizioni e contrasti che caratterizzano questi artisti che qualcuno ha definito "il più grande gruppo musicale di cui non avete mai sentito parlare".

Inclassificabili, visionari, teatrali ma mai pretenziosi, con una ironia (e autoironia) in grado di rendere tutto più leggere. Gli Sparks sono stati l'anello di congiunzione tra l'art rock e il pop più sofisticato. Pochi gruppi nella storia del pop e del rock possono vantare la loro originalità e longevità, nonché la loro capacità di anticipare tempi e tendenze riuscendo a essere così punto di riferimento e influenza per innumerevoli artisti. Tanto che un'altra definizione associata al duo è quella di "la band preferita della vostra band preferita". Dai Queen ai Joy Division, dai Depeche Mode ai Blur, passando per i Duran Duran, Bjork, Pet Shop Boys, Smiths, Beck e tanti altri. Punto di riferimento anche per i Decibel di Enrico Ruggeri (non a caso la reunion del gruppo milanese di qualche anno fa nacque in occasione di una trasferta londinese per assistere a un concerto degli Sparks).

Ron e Russell Mael sono noti per l'approccio eccentrico alla scrittura, la loro musica è spesso accompagnata da testi sofisticati e aspri, talvolta contenenti riferimenti letterari o cinematografici. A questo associano la loro presenza scenica peculiare e teatrale. Negli anni 70 si sono imposti con album seminali come "Kimono My House" (1974), che contiene la hit “This Town Ain’t Big Enough for Both of Us”, esempio perfetto del loro gusto teatrale, del falsetto inconfondibile di Russell e delle orchestrazioni barocche firmate da Ron. Se "Propaganda" (1974) e "Indiscreet" (1975) si muovono tra glam rock, pop operistico e surrealismo dadaista, negli anni 80 si cambia rotta: gli Spraks puntano dritti sull'elettronica e in "No. 1 in Heaven" (1979), prodotto da Giorgio Moroder, ci sono tutti i prodromi del synth-pop e della new wave che avrebbero dominato la prima metà del decennio. 

La loro produzione è sterminata: 26 album, oltre 350 canzoni, muovendosi in maniera imprevedibile tra i generi. E dopo 54 anni di carriera la vena ispirativa non si è per nulla asciugata. Lo dimostrano album recenti come "Hippopotamus" (2017) e "A Steady Drip, Drip, Drip" (2020), il musical "Annette" (2021), da loro scritto e musicato, vincitore a Cannes, e gli ultimi due lavori, "The Girl Is Crying in Her Latte" e "Mad!", caratterizzati da una freschezza creativa sorprendente. Chi è a Milano non se li perda.

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