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Piotta, tra emozioni personali e storia di Roma: "Nel mio lavoro vive la memoria di mio fratello"

Il rapper romano ha pubblicato l'album "'Na notte infame" e il primo romanzo "Corso Trieste", dove storia personale e storia d'Italia si intrecciano. Tgcom24 lo ha intervistato


Piotta, tra emozioni personali e storia di Roma: "Nel mio lavoro vive la memoria di mio fratello" - foto 1
Ufficio stampa

"'Na notte infame" è il titolo del nuovo album del cantautore e rapper Tommaso Zanello in arte Piotta.

Decimo lavoro di studio, prende tutta l'ispirazione dalla recente e prematura scomparsa del fratello maggiore Fabio. Con lui, apprezzato scrittore e saggista, ha firmato molti dei testi, e proprio la voce e i versi del fratello aprono la prima traccia. “'Na notte infame” è un percorso emotivo in quel labirinto di sentimenti che è il rapporto tra fratelli. Il rap di Piotta si fa più introspettivo e consapevole che mai, nel disco come dal vivo. Orizzonti sonori lontanissimi dal mondo solare e ironico a cui Piotta ci aveva spesso abituato. Dentro ad atmosfere ispirate e struggenti l’artista rivendica la poeticità della sua Roma intrisa di vite e storie piene di umanità. Un viaggio del tutto inedito per suoni e formazione, completato dal primo romanzo di Tommaso dal titolo "Corso Trieste", uscito in questi giorni e scritto a quattro mani con il fratello Fabio, proprio come il disco, che ne è in qualche modo la colonna sonora.

 

Fotogallery - Piotta, nuovo album e primo romanzo

Quelle di "'Na notte infame" sono undici tracce che mettono insieme un mosaico di ricordi, sensazioni ed esperienze attraversate dal pianoforte di Francesco Santalucia, che insieme a Piotta ha tenuto il timone della produzione e della composizione di questo disco. Attraverso le vicissitudini personali e generazionali di Tommaso e di Fabio, la voce di Piotta racconta gli anni che hanno segnato le loro generazioni. Dagli anni di piombo all'Italia campione del Mondo, dal crollo del Muro di Berlino agli anni '90, dalle controculture dei '70 fino alla nascita dell'Hip-Hop italiano.

 

Ballate electro, suite di pianoforte, una forte presenza di linee vocali cantate fanno da contrappunto agli elementi rap più classici. Diversi poi gli interventi di altri artisti: in "Serpico" c'è Federico Zampaglione, nella title track Militant A degli Assalti Frontali, mentre in "Io non ho paura" la presenza è quella di Ginko della Villa Ada Posse. "Ognuno con un se" è il remake di un brano cantato assieme all’amico Primo Brown dei Cor Veleno. Il tutto si conclude con la bonus track “Lella…e poi”, cover del brano del 1971 di Edoardo De Angelis, che Piotta ha pubblicato nel 2021 riscrivendo e riarrangiando in una chiave completamente nuova quella che è considerata la prima canzone contro il femminicidio, dal deciso sapore neorealista e pasoliniano, non a caso l'autore preferito da sempre dal fratello Fabio.

 

"'Na notte infame" è un disco importante per più motivi. Qual è stato il momento in cui hai deciso di imbastire questo lavoro?

A dire il vero stavo facendo tutt'altro disco. Sì. Dopo quel momento di pressione e di depressione che è stato il Covid volevo rispondere con qualcosa che fosse anche molto più fisico, ballabile, up tempo. Ho anche registrato alcuni brani, ma non era finito. Diciamo che sono per lo più rimasti nel cassetto. Poi invece, in seguito alla scomparsa di mio fratello ho cambiato prospettiva.

 

Hai sentito l'esigenza di realizzare qualcosa che fosse una sorta di testimonianza?

Del mio nucleo familiare originario io resto l'unico testimone oculare emotivo. Come ha detto Franco Arminio in una bellissima poesia devo vivere affinché altre persone dentro di me possano continuare a farlo, almeno tramite il mio ricordo. Lo stesso voglio fare io: ho la fortuna di poter trasformare sempre ogni negatività grazie alla musica in qualcosa che invece sia duraturo nel tempo e magari anche più luminoso e ho anche l'incredibile privilegio non solo di del fare questa cosa a livello creativo, tipo una specie di alchimista della vita, ma anche di avere qualcuno che poi ascolta il disco, legge il libro, mi fa delle domande.

 

Questo album prende le mosse da un evento privato ed è molto legato all'ambito familiare, però poi allarga lo sguardo e va a raccontare una generazione: come hai tenuto insieme i due piani di lettura?

E' un tipo di approccio che mi è sempre piaciuto anche quando non sapevo che poi in futuro avrei fatto questo percorso. Quindi anche ai tempi della scuola mi ricordo che quando studiavamo la storia con la "esse maiuscola" ho sempre provato forte attrazione per quelle che forse De Sica definiva le storie minori, le piccole storie comuni che appartengono a ognuno di noi, la cui somma poi dà la grande storia.

 

E' un tipo di visione che ti ha sempre affascinato?

Sì, non lo so il perché. Forse perché riesco a empatizzare di più, a rivedermi poi nella singola persona. E quindi cerco di leggere poi umanamente gli uni e gli altri protagonisti, antagonisti, co-protagonisti delle storie quotidiane che formano poi il grande flusso di cui ognuno in qualche modo scrive un pezzetto ogni giorno. Ho cercato di elevare il racconto personale e familiare a un qualcosa che invece fosse generazionale e collettivo.

 

Sei andato anche a recuperare elementi in qualche modo del passato: "Ognuno con sé" è il remake di un brano storico del rap italiano, poi c'è "Lella... e poi". La scelta di questi brani da cosa è stata dettata?

Il pezzo con David (David Belardi, noto come Primo Brown, rapper scomparso nel 20216 - ndr) è l'idea di cercare di portarmi sempre dietro con me un pezzo di lui: nei ricordi, sul palco, con la sua voce, omaggiandolo, cantando qualcosa di suo e anche qualcosa che ha fatto con me che secondo me meritava una rilettura più attuale nei suoni. La cosa magica è che anche se il testo di "Ognuno per sé" è molto vecchio, perché è del 2000, ed era un po' un brano minore come potenza di discografica, secondo me non era affatto minore come potenza comunicativa ed emotiva. E in questo disco, anche se è 24 anni dopo, ci sta benissimo.

 

La presenza di David è un esempio di elementi presenti nel disco che legano te e tuo fratello in maniera indiretta.

Chiaramente il focus è il racconto di due fratelli, uno dei quali scompare. Però in questa vita dei due fratelli ci sono tanti tasselli che ci hanno accomunato. Lui aveva i suoi amici, io i miei, ma qualcuno combaciava. Per esempio, David negli anni ha conosciuto bene mio fratello: nel primo libro di Fabio c'è una intro di Cor Veleno, Fabio aveva collaborato al film di Antonello Fassari scritto con i Manetti Bros e David era uno degli attori. Quindi mi faceva piacere comunque in questo racconto di due fratelli inserire qualche elemento in più.

 

E invece "Lella... e poi" come mai l'hai recuperata?

Per due motivi, musicalmente parlando perché l'ho prodotta e riarrangiata con Francesco Santalucia, quindi mantiene proprio il mood musicale del resto del disco. E poi a livello di narrazione, portata così come è in minore con una battuta più lenta rispetto a quella portata poi al successo da Lando Fiorini, piuttosto che magari dalla Schola Cantorum o dai Vianella, secondo me restituisce drammaticamente il fatto di cronaca che racconta anche con una forte componente pasoliniana che quindi si lega bene al resto del disco.  ma sicuramente lui sì. E quindi mi sembrava un finale che fosse sì una bonus ma che musicalmente ed emotivamente si legasse bene al resto di "'Na notte infame".

 

Nel disco ci sono diversi ospiti, come li hai scelti considerato il tema così personale?

Nei crediti del disco c'è scritto testi di Fabio e Tommaso Zanello. Questo perché comunque c'è la voce di Fabio, molte citazioni dai suoi libri, oltre al fatto che il è nato e l'ho scritto nella sua casa. E anche gli ospiti li ho pensati come se parlassi con Fabio scegliendo insieme a lui chi sono fossero gli artisti che stimava e che avremmo potuto chiamare. Oltre a Primo Brown già menzionato ci sono Assalti Frontali con cui Fabio è stato amico negli anni 80. Si sono frequentati in quella prima stagione anche turbolenta, tra la fine degli anni 70 e i primi 80 di Roma. Poi c'è Ginko in  rappresentanza della Villa Ada, sia come Posse che come luogo: perché Corso Trieste, da cui il titolo del libro, il Giulio Cesare e Villa Ada sono un po' il fil rouge tra me e lui anche se siamo a 10 anni di distanza. 

 

E poi c'è Federico Zampaglione in "Serpico". 

Federico non conosceva Fabio, però suo papà è stato un preside di uno storico liceo romano, ha un fratello e una sorella, quindi conosce anche le dinamiche di questo tipo. Ha sentito il disco, gli è piaciuto molto e si è offerto di cantare su questa canzone che esisteva in una versione con il ritornello cantato da me. Non me lo sono fatto dire due volte: mi piace un botto come canta, ci conosciamo da tanti anni ma alla fine non avevamo mai collaborato musicalmente ma solo giocato a calcetto. E quindi l'ho trovato bello, anche simbolicamente per il mettere insieme il percorso musicale di chi è partito da Roma in quegli anni, chi con il cantautorato e chi con il rap. Il ritornello di questo brano fa un po' da anello di congiunzione tra il disco e il libro.

 

Mi aggancio subito e ti chiedo del libro che dà all'intero progetto un respiro più ampio.  

Per affrontare ed elaborare il lutto, la cosa che ho fatto istintivamente come sempre è stato fare musica: scrivere testi nuovi, andare in studio. L'idea iniziale era quella di farne una canzone dedicata a Fabio, poi ne è arrivata una seconda, la terza, la quarta... alla fine è uscito, anche se c'è un po' demodè a dirsi, un concept album. Nel frattempo ho recuperato cose scritte da Fabio, che ha pubblicato più di venti libri di saggistica ma aveva anche delle cose di poesia e anche di narrativa che scriveva ma che per lo più non pubblicava, soprattutto quando erano fortemente autobiografiche.

 

E cosa ci hai trovato?

In particolare c'erano una cinquantina di pagine sulla sua adolescenza, quindi su quegli inquieti anni 70. Sono ripartito da quelli e ho raccontato il rapporto tra due fratelli, uno piccolino e l'altro già adolescente inquieto, in una città che cambia e che dal '75 arriva fino al '95, passandoci la palla. E una storia che gioca per contrasti a volte caratteriali e storici, perché l'Italia cambia tantissimo, ma poi di colpo anche per forte affinità, forti avvicinamenti. Nel momento in cui esce fuori il nome Piotta il libro finisce perché la narrazione non mi interessava farla su Piotta che conoscono in tanti, ma invece proprio su quello che ha preceduto questo exploit.

 

LE DATE DEL TOUR

venerdì 22 marzo Mercato Sonato Bologna

domenica 7 aprile Eremo Club Molfetta (BA)

sabato 13 aprile Mattorosso Montebelluna (TV)  

giovedì 18 aprile Circolo Magnolia Milano

venerdì 19 aprile The Cage Livorno 

TBA Hiroshima Mon Amour Torino

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