La nostra intervista

Paola Minaccioni: "Mi piacciono le donne fragili, che ce la vogliono fare, che vincono senza aggressività"

L'attrice in scena il 25 luglio a Roma in "Paola racconta Anna", viaggio nella vita e nella storia di Anna Magnani

di Antonella Fagà
22 Lug 2025 - 10:13
 © Gianmarco Chieregato

© Gianmarco Chieregato

Attrice e autrice (oltre che conduttrice radiofonica) versatile e talentuosa, Paola Minaccioni sarà protagonista, nei prossimi mesi, di due one woman show in cui metterà a disposizione del pubblico le sue due anime, quella comica e quella drammatica. L'artista, che nel cinema ha lavorato con Ozpetek, in “Cuore sacro”; “Magnifica presenza”, dove è stata premiata con il Globo d’oro“Mine vaganti”, "Allacciate le cinture” per il quale ha vinto un Nastro d’argento e nell'ultima pellicola del regista "Diamanti, si alternerà tra "Paola racconta Anna", uno spettacolo che narra la vita della grande Anna Magnani e uno show totalmente diverso, comico e di intrattenimento come "La vita è bella? No è un tipo".
Tgcom24 l'ha intervistata per saperne di più.
 

 

Partiamo da "Paola racconta Anna", che porterai il 25 luglio alla casa del Jazz di Roma e poi in tour per l'Italia...
Sì in realtà porteremo "Paola racconta Anna" in alcuni luoghi "magici" (l'anno scorso eravamo al Parco Archeologico del Colosseo a Roma) ma poi riprenderemo anche "Elena la matta", visto il grande successo. 
Quindi due spettacoli drammatici su grandi donne...ma nello stesso tempo sarò in giro per l'Italia con uno show totalmente diverso, comico e di intrattenimento, "La vita è bella? No è un tipo". Quindi mi alterno tra i due registri...

Paola racconta Anna è uno spettacolo che narra la vita di Anna Magnani, che cosa rappresenta per te questo grande personaggio e qual è l'Anna Magnani, che prende vita sul palco?
E' difficile aggiungere qualcosa ad Anna Magnani. Lascio che lei si racconti attraverso le informazioni biografiche, le voci e le definizioni, che i suoi grandi amici come Vittorio De Sica hanno dato di lei. 
La cosa che ho personalizzato è stata spiegare perché ho voluto mettere in scena Anna Magnani e cosa ho capito di lei... ora che sono grande. Perché quando ero piccola vedendo i suoi film ero convinta che lei non fosse un'attrice, ma una persona reale... addirittura che fosse un'amica di mia madre, anche lei una donna molto focosa con un carattere un po' accentratore, una donna che dava tanto amore e ne pretendeva altrettanto. 
In questo sicuramente c'è una similitudine, amore estremo che poi purtroppo presuppone anche sempre delle delusioni, perché non tutti sono disposti ad amare così in modo totalitario e assoluto.  
E poi mi ha colpito ristudiando la vita di Anna Magnani, il fatto che negli anni 50 anche una come lei, una volta sposata, fosse destinata a stare chiusa in casa, ad aspettare che il marito l'autorizzasse a qualche spettacolo a teatro. Perché all'inizio della sua carriera la Magnani, una volta sposata con Goffredo Alessandrini, fu costretto a rinunciare al cinema. Lo stesso marito le diceva, 'questa faccia, non è una faccia da cinema, non puoi fare cinema, puoi fare al massimo il carattere al teatro. Dopo la rottura con Alessandrini lei non ha più fatto entrare un uomo in casa, anche se ha amato tanto e soprattutto da quella rottura in poi lei ha puntato su se stessa ed è diventata la diva che noi tutti conosciamo.  
Quindi diciamo questi aspetti della fatica della Magnani chiaramente adesso che sono grande li capisco in questo senso, capisco la fatica e posso capire anche la fatica di mia madre e di tutte le donne che hanno avuto un carattere particolare, che sono state giudicate e che hanno faticato il doppio. Donne così vitali e così ombrose nello stesso tempo.
E' uno spettacolo che io pensato di arricchire, noi abbiamo spettacolarizzato i suoi stati d'animo, le sue vicissitudini personali dando voce e raccontando i suoi passaggi emotivi o stati d'animo o crisi attraverso le parole di altri autori anche contemporanei. 

© Ufficio stampa

© Ufficio stampa

Perché la scelta di utilizzare le parole per esempio di Pasolini, di Gioacchino Belli,  di Sarah Kane?
Perché è uno spettacolo sulla signora Magnani ed essa stessa è uno spettacolo, ci sono i suoi video, canterò delle canzoni da vivo, ma non volevo che lo spettacolo fosse una biografia pura, volevo che fosse uno spettacolo, quindi ad un certo punto arriva Pasolini che racconta dal suo punto di vista cosa è stato per lui "Roma Città Aperta", oppure c'è Sarah Kane, che è un'autrice vissuta negli anni 80, di cui recito un monologo sull'amore tristissimo, mentre alle mie spalle va l'immagine della signora Magnani che impegnata nel suo famoso monologo al telefono Amore di Cocteau con la regia di Rossellini. Quindi ho creato dei crash contemporanei e ho mixato il tutto perché la Magnani è potente e viva oggi e quindi può essere raccontata da tutti i grandi autori che sono stati contemporanei o meno.

Anna Magnani è un po' un leitmotiv nella tua vita, persino Ozpetek per il tuo personaggio in "Diamant"i ti ha dato due riferimenti Franca Valeri e Anna Magnani. Cosa c'è di te in Anna Magnani? 
Senza dubbio le occhiaie.  Poi la taglia. Indosserò un abito della signora Magnani che mi dà Maison Gattinoni. E poi, insomma, io non mi voglio assolutamente paragonare a lei, questo spettacolo è certamente un omaggio. Mi sento una stupida a paragonarmi veramente, posso dire di essere romana come lei e di avere una forte nota tragica dentro di me e che forse in questo, come lei, che spaziava tra varietà e il tragico, forse in questo, senza mai mettermi a paragone, abbiamo delle similitudini. E ancora ...entrambe magari per via del viso, anche io, come lei, ho avuto delle complicazioni a fare dei ruoli di protagonista al cinema perché c'è un canone secondo cui i protagonisti devono avere certe forme del viso. Certo. Sicuramente è un tabù che io ho sofferto e che in parte soffro ancora. Prima ero convinta che avessero ragione loro, adesso sono convinta che hanno torto. Sono sicura che una persona espressiva che sa raccontare una storia diventa bella. Poi è chiaro se c'è un ruolo da principessa ecco magari hanno ragione,  ma nemmeno vorrei farla la principessa, sinceramente preferisco fare le donne vere con alti bassi e sfumature. Non mi interessano le principesse.   

Qual è il tuo rapporto con la comicità? In un'intervista hai detto: "Più vado avanti e più confesso di essere un'attrice drammatica. A teatro faccio spettacoli di prosa molto drammatici. Ho fatto finta fino adesso ma io sono un'attrice drammatica"
Ho sempre affrontato la comicità come il dramma, lavorando sul personaggio, forse sono più che altro una attrice, poi ho avuto l'esperienza televisiva, che mi ha sicuramente spinta verso una direzione più più comica e non nascondo le mie doti comiche, figuriamoci, ne sono fiera, per me è solo un vanto poter far ridere le persone. Per molti anni però non ho coltivato il mio animo tragico, la mia esperienza teatrale, i miei studi e ora sono tornata, soprattutto dopo aver portato in scena "Elena la matta" monologo tragico su una donna povera ed ebrea deportata ad Auschwitz, che è stato un successo di pubblico straordinario. E' stato uno spettacolo decisamente non commerciale che invece mi ha centrato nel punto della vita in cui mi trovo, in quello che io voglio raccontare oggi, in quello che io sento di dover essere, mi ha centrato nel senso, che mi sono sentita proprio al posto giusto, al momento giusto, con l'età giusta, con l'esperienza giusta, e quindi è come se avessi trovato casa. Poi chiaramente la casa non si trova solo nel genere, si trova quando hai il personaggio corretto per te, il bel testo, quando ci sono anche altri elementi, perché sia il comico sia il tragico funzionano quando c'è un buon materiale. 

Ma ti senti a casa anche quando fai la comica?
Io mi diverto a fare la comica, però io ho un'idea di comicità diversa, forse faccio parte di un'altra epoca, ho un'idea di comicità più complessa, meno televisiva e questo senza voler giudicare il talento televisivo ovviamente. 
L'intimità viscerale che si raggiunge con certi personaggi drammatici però... Mi sono sentita ad esempio molto più esposta in "Elena la matta", perché ho messo veramente a disposizione del personaggio cose molto più intime, molto più personali, e avere questo affetto e questo successo mi ha colpita.  
Poi è chiaro che io mi diverto quando faccio i miei monologhi comici. Per me è come invitare gli amici a cena e poi intrattenerli, è una festa, una passeggiata. E devo dire che devo ringraziare la mia esperienza comica, il fatto che io abbia fatto di tutto nella mia vita, dai pub, ristoranti, la festa dell'unità, i campetti del calcio, e sono sempre stata così a rischio con le persone, perché penso che questo rapporto che mi sono creata col pubblico, lavorando poi me lo ritrovo anche quando faccio il tragico. Anche quando faccio "Elena la matta", ho sempre un canale aperto col pubblico e credo sia proprio l'esperienza dello stand up, del cabaret. Io la quarta parete non la sento più anche quando sto lavorando su uno spettacolo di prosa.

La comicità è...
Mi piacciono i programmi dove c'è un autore che scrive un testo comico. Vengo da un'altra scuola. Nella comicità di adesso mi manca un po' la satira, mi manca la critica sociale. Sono cresciuta con Dandini, con Gialappas, quando i comici avevano quasi il compito di andare contro.
La comicità di oggi è più centrata sul gioco, sull'assurdo. Per me il comico deve essere un po' un grillo parlante. 

Quali sono tra le tante donne che hai interpretato quelle che hai amato di più?
"Elena la matta", il ruolo di Rosa ne "L'Attesa" che fatto con Anna Foglietta, poi mia nonna naturalmente, che è la mia imitazione preferita nei miei spettacoli e poi i personaggi come Nina nel film "Diamanti" di Ferzan Ozpetek, o Luisella nelle "Fate Ignoranti" la serie, quello l'ho adorato. 

E perché?  
Luisella aveva un arco narrativo completo in tragicommedia. All'inizio sembrava una povera disgraziata ma piano piano cresce, quindi ci sono delle scene molto sentimentali.
E' un personaggio ben sviluppato che prevede momenti drammatici, momenti molto comici, ironia super sofisticata.
Per Nina, Ozpetek mi ha dato due riferimenti in "Diamanti", Franca Valeri e Anna Magnani e ho adorato fare le scene toccanti in casa e mi è piaciuto interpretare questa signora che si dà un tono per cercare di essere all'altezza del suo ruolo di capo sarta. 
Insomma mi piacciono un sacco le sfumature, i ruoli delicati, diciamo mi piacciono le donne che vincono o che cercano di vincere, di essere felici senza diventare aggressive, senza essere dei prototipi, degli stereotipi di forza. Sia Nina che Luisella sono due donne normali, sono due donne, che con la sorellanza e con un po' di amore verso se stesse e gli altri riescono a centrare la propria vita. 

E tu sei un po' così? 
Mi piacciono le persone fragili, che, nonostante tutto, ce la vogliono fare, mi piace l'umano, mi piace raccontare le difficoltà, e le persone che le superano piuttosto che rappresentare delle eroine che hanno capito tutto, questo non mi interessa.

Difficoltà dell'essere donna nel mondo del spettacolo ne hai avute? Pensi che ce ne siano ancora?  
Ma sì, ce ne sono! Per fortuna abbiamo grandi donne che stanno facendo scuola come Paola Cortellesi, però eccome se ci sono. Ci sono ancora problemi estetici, pregiudizi culturali. Ci sono degli assiomi che noi abbiamo ormai assimilato, per cui andiamo di default e non ne siamo nemmeno coscienti.  È vero che se hai un po' di carattere, se sei una propositiva puoi dare fastidio.  Però ci sono tante cose che possono impedire a una donna di fare più facilmente il proprio lavoro, anche le questioni salariali. Insomma di difficoltà in più per le donne ce ne sono tante 
 

Ecco alcune date degli spettacoli estivi di Paola Minaccioni

25 Luglio 2025 Parco di Casa del Jazz Roma "Paola racconta Anna"

26 Luglio 2025 Villa Torlonia  Frascati (Roma)  "La vita è bella? No è un tipo"

10 agosto  ANFITEATRO ROMANO di ALBA FUCENS - MASSA D'ALBE (AQ)  "Paola racconta Anna"

23 Agosto Borgia (CZ)  Villa Pertini "La vita è bella? No è un tipo"

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