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Noemi, tra soul e futuro: "Sono affascinata dal rap e dall'Indie pop"

La cantante si è raccontata a tutto tondo in occasione di un incontro pubblico a Foggia, per il Medimex. Tgcom24 cʼera

Noemi, tra soul e futuro:
ufficio-stampa

Tra passato, presente e futuro Noemi si racconta davanti al suo pubblico.

E' successo al Medimex di Foggia, dove la cantante è stata protagonista di un affollato incontro d'autore prima di salire sul palco con Renzo Arbore e i big del jazz italiano. "Amo il blues e il soul ma sono affascinata i nuovi italiani che non temono di sperimentare, come Achille Lauro, Franco 126 e Frah Quintale - ha detto -. Per il futuro vorrei provare qualcosa di nuovo".

È uno dei talenti più originali usciti dal mondo dei talent, lo prova il fatto che pur avendo partecipato alla seconda stagione di X Factor, dieci anni fa, senza nemmeno vincerla, Noemi si sia poi imposta come una delle interpreti più apprezzate, capace di passare dal cantautorato al pop di matrice inglese senza mai dimenticare i suoi amati blues e soul, in maniera naturale. Intervistata da Ernesto Assante in una sala gremita di giovani Noemi ha ripercorso il suo cammino sin dagli inizi. "Nasco in una casa molto musicale, mio papà nel 1973 ha fatto Castrocaro mentre mia madre era una grande fan dei cantautori come De Gregori, Guccini - ha raccontato -. Da piccola ho rotto le scatole perché ho voluto imparare il pianoforte dopo aver sentito un'insegnante di pianoforte suonarlo" .

La prima svolta arriva a 13 anni. "La prima esibizione vera è stata a Casalpalocco. Un amico di mio padre aveva un ristorante tipo piano bar. Mi hanno convinto a cantare un pezzo di Frank Sinatra - ricorda lei -. Ho iniziato a cantare e ho visto la gente che stava mangiando bloccarsi per ascoltarmi. È stato molto importante anche per superare la mia timidezza". Un anno più tardi arriva l'incontro con il disco che le cambia la vita ("'Baduizm' di Erykha Badu, il mio sogno è di mettere prima o poi in un mio disco suoni così") e poi con gli anni 2000 inizia l'attività con la sua cover band dedita al blues e al soul. "L'esperienza live è stata quella che mi ha dato più - spiega -. Ci è capitato di fare anche concerti dove non arrivavamo a dieci spettatori, tutti parenti e amici. Ma chi viene ad ascoltarti ha diritto sempre a meglio di te, perché è lì per te regalandoti due ore della loro vita".

Dopodiché è arrivato X Factor, al quale è approdata grazie all'iniziativa della sorella che l'ha costretta a mettere da parte pregiudizi e snobismi nei confronti della televisione. Il risultato è stato quello di farsi conoscere e al tempo stesso scoprire, grazie alle scelte di Morgan, un lato del suo essere interprete fino a quel momento lasciato nell'ombra. "Mi ha fatto cantare cose bellissime e scoprire cosa potevo cantare in italiano, una cosa che non praticamente mai fatto o almeno sembrava lontana da me" sottolinea. Negli anni a seguire sono arrivati altri due incontri fondamentali, quello con Fiorella Mannoia e quello con Vasco Rossi
"Ho incontrato la Mannoia a X Factor e mi è piaciuta subito, lanciando l'idea di una collaborazione al mio discografico - ricorda -. Quando sono andata in studio e l'ho sentita cantare ‘L'amore si odia, l'ho voluta ricantare, perché ho capito come andava interpretata. Lei mi ha permesso di capire come arrivare al mio vibe italiano più cantautorale".
 
Con il Blasco è stato un incontro pieno di dubbi. "Quando Curreri mi ha detto che volevano scrivere una canzone per me con Vasco, all'inizio l'ho presa come quelle cose che si dicono. Poi quando la cosa si è concretizzata mi sono venute mille paranoie, la cellulite citata nel testo e pensa che io sia un vuoto a perdere… avevo preso il testo come troppo personale". Anche con Fabrizio Moro, autore di "Sono solo parole", non è stato amore a prima vista. "Io sono sempre stata abituata a lavorare direttamente con gli autori, a rompergli le scatole - spiega -. Solo il pezzo di Fabrizio Moro mi è arrivato già chiuso. E io non volevo cantarlo, mi sembrava troppo serio, troppo cupo… e poi fondamentalmente a me se dicono di fare una cosa non la faccio". Fortunatamente tutte le resistenze sono state abbattute, anche grazie alla produzione di Corrado Rustici, che ha trovato la chiave giusta per vestire il brano come Noemi lo sentiva.

Adesso c'è da guardare al futuro e Noemi sembra avere molta voglia di mettersi alla prova con cose nuove. "Gli ultimi dischi che ho fatto sono stati più strani, Con ‘Made in London' mi hanno detto di essere andata troppo oltre - dice con un po' di rammarico -. Mi piace molto 1969 di Achille Lauro. Mi piacciono Franco 126, Frah Quintale. Il bello della musica italiana è che anche i sound più diversi sono accettati. Sono molto affascinata da queste cose nuove".

Noemi, tra soul e futuro:
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