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Gli 85 anni di Lino Banfi, comico cult della commedia all’italiana

La carriera dell'attore pugliese dagli inizi nell'avanspettacolo fino a nonno Libero, passando per il cinema scollacciato anni 70-80 con titoli diventati simbolo, da "Vieni avanti cretino" a "L'allenatore del pallone"

Lino Banfi, dalla commedia sexy a nonno Libero

"Con il peperoncino e un po' d'insaléta ti protegge la Madonna dell'Incoronéta!". Il 9 luglio Lino Banfi taglia il traguardo degli 85 anni. Con il solito sorriso, la battuta pronta e qualche malinconia dice: "Sono ai tempi supplementari, ma ho sempre voglia di far ridere". In oltre 60 anni di carriera spesa tra teatro, televisione e cinema si è imposto come uno degli attori più popolari in Italia, lavorando anche con registi del calibro di Dino Risi, Luciano Salce e Steno. Ha via via creato un personaggio cult con una fisicità sgangherata e uno slang inimitabile con cui negli anni 70 e 80 è diventato uno dei volti più noti della commedia sexy all'italiana, per poi dedicarsi più avanti a fiction televisive come "Un medico in famiglia".

"Sono sempre stato uno né copertinabile, né scopertinabile e né tantomeno premiabile. Si premiano poco i film che incassano soldi", ha detto recentemente. E i film di successo di Lino Banfi sono stati parecchi. Insieme a Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, Carlo Giuffré, Alvaro Vitali è il volto di tantissime pellicole rappresentative del lato scanzonato della filmografia italiana, alcune diventate vere e proprie pietre miliari del genere, da "Cornetti alla crema" passando per "L'allenatore nel pallone", "Vieni avanti cretino", "Fracchia la belva umana", "Il commissario Lo Gatto" fino a "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio", "I pompieri", "Com'è dura l'avventura", solo per citarne alcuni su decine.

 

 

GLI INIZI - Nato ad Andria il 9 luglio 1936, ma registrato all'anagrafe solo due giorni più tardi, Pasquale Zagaria è destinato alla carriera ecclesiastica, avendo frequentato il seminario, ma preferisce lo spettacolo. A 18 anni, nel 1954, emigra a Milano per tentare l'avventura nel teatro di varietà. Entrato nella compagnia di Arturo Vetrani, comincia il suo percorso di comico con lo pseudonimo Lino Zaga. Successivamente si trasferisce a Roma dove inanella le prime apparizioni di un certo rilievo, come nel programma di Antonello Falqui del 1964. I primi successi arrivano su Rai 2 nel 1969 a "Speciale per voi" di Renzo Arbore. Il suo primo incontro con il cinema risale al 1960 nel film "Urlatori alla sbarra", in cui fa una breve apparizione. E nel 1973 arriva l'esordio da protagonista, in "Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia", che lo porta al successo.

 

 

IL NOME D'ARTE -  "Me lo ha dato Totò in persona. Fino al 1952 mi chiamavo Lino Zaga, diminutivo di Zagaria. Quando Totò scoprì questa cosa mi disse subito: 'Il nome va bene, ma non si fanno diminutivi dei cognomi. Porta male'. E io l'ho subito cambiato aprendo un registro e trovando un cognome a caso. Era Banfi".

 

I RUOLI CULT - Il primo ruolo da protagonista di Banfi porta il nome vero dello stesso attore, Pasquale Zagaria. Il personaggio è ancora un prototipo, "in fieri" di quello che sarà anni dopo. In "Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia" Banfi interpreta un poliziotto, figura che tornerà spesso nella sua filmografia (il commissario Lo Gatto e il commissario Auricchio di "Fracchia la belva umana"). Un altro Pasquale, Baudaffi Pasquale è il nome del personaggio di "Vieni avanti cretino", un ex detenuto che cerca di reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro (con esiti disastrosi). Negli annali rimangono gli schiaffi davanti al Colosseo con il prete, il caffè con humor, l'esibizione canora con il brano "Filomeña". Altomare Secca di "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio" è lo stereotipo dell'italiano superstizioso, con cui Banfi ha portato al perfezionamento il modello del pugliese trapiantato nella Capitale. Nei cuori dei fan ovviamente rimane il celebre rito voodoo pugliese. Oronzo Canà è forse il suo personaggio più famoso, soprattutto per i fan che sono a anche tifosi di calcio. Il suo allenatore della Longobarda è un ruolo divenuto autentico fenomeno di culto. Come dimenticare la frase-pensiero: "C'è 4-5-1 o 4-4-2, io invece uso una cosa diversa: il 5-5-5"?. Per quasi 20 anni la carriera di Banfi è poi rimasta legata al  personaggio catodico di Libero Martini, protagonista della popolare fiction "Un medico in famiglia", completamente diverso da quelli interpretati negli anni 70-80: saggio e carismatico, con i suoi modi di fare è riuscito a conquistare il cuore di grandi e piccini.

 

IL "PORCA PUTTENA" DEL LINO NAZIONALE - "È successo tutto per caso. Volevo fare gli in bocca al lupo alla nostra Nazionale di calcio. E ho mandato al capitano Chiellini un video in cui suggerivo ad Immobile, nel caso avesse segnato, di esclamare porca puttena!". Detto fatto nella partita inaugurale degli Europei Ciro Immobile segna e urla alle telecamere la tipica esclamazione banfiana. E dopo di lui l'ha fatto anche Insigne. Sui social è stata definita la Lino Banfi Challenge.

 

Ed è così che Lino Banfi è diventato "Lino Nazionale", "Lino d'Italia" o, come si definisce lui, "anche Lino di Mameli". In un'intervista a Repubblica l'attore ha raccontato del video: "Ho dato i miei consigli da Oronzo Canà. Mi sono raccomandato di usare la mia tecnica del 5-5-5 che non è il metodo di gioco, sono 5 cozze pelose, 5 polipetti piccoli e 5 seppioline. E poi di usare la tecnica della b zona, Spinazzola deve correre come una saetta e passare a Immobile. Quindi ho chiesto solo che se si avverava e facevano gol, dovevano gridare porca puttena". Ma ammette: "Non mi aspettavo che i giocatori mi prendessero sul serio".

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