La band e la cantautrice insieme per "Quello sbagliato", un brano che vuole essere fuori dal tempo. Tgcom24 li ha intervistati
di Massimo LongoniI Finley sono tornati e per l'estate hanno realizzato un duetto inedito dal sapore anni 60: "Quello sbagliato" è il nuovo singolo del gruppo che vede la collaborazione di Nina Zilli. Una canzone fresca e divertente sul sentirsi fuori posto, ma di come alla fine questa inadeguatezza non sia poi così male. "Veniamo al mondo senza un manuale di istruzioni che ci dica come si fa a vivere e a portare avanti una relazione - raccontano i Finley - questa è una canzone romanticamente scorretta che parla di difetti e di come finiamo per innamorarci anche di quelli".
Come nasce questa collaborazione tra voi?
Finley: Abbiamo minacciato Nina e non ha potuto dire di no! In realtà è una collaborazione che nasce in maniera molto genuina. Abbiamo scritto questo brano insieme a Riccardo Scirea e Andrea Pugliese. Questa stesura musicale si rifà al surf anni sessanta. Avevamo una cosa molto convincente in mano ma ci siamo detti che mancava qualcosa, ci sembrava un diamante che andava sgrezzato, levigato, gli andava dato il taglio giusto e serviva una voce della classe di Nina e la sua autoironia per farla brillare ancora di più. Quindi ho preso il telefono, gli ho inviato il brano e lei, incredibilmente, ci ha detto di sì.
Nina Zilli: Abbiamo trovato lo studio qualche giorno dopo. Sì, perché ovviamente tutte queste sonorità surf mi appartengono da sempre. La mia chitarra elettrica è una Jaguar Candy Apple Red del 1964 che usavo proprio per fare il surf, che è uno dei miei generi del cuore di quando sono piccola. Così come porto da sempre nel cuore i Finley, perché con Chiara e gli Scuri, che era la mia band con cui ho fatto tantissimi anni di gavetta, li guardavo mentre loro prendevano il volo. Quindi per me è stato un tuffo nei ricordi e in più mi sono ovviamente molto divertita, perché cantare questi generi, queste melodie, mi piace moltissimo.
Come è nata l'idea di fare qualcosa che guardasse al mondo del surf degli anni Sessanta?
© Ufficio stampa
Finley: L'anno scorso abbiamo pubblicato un disco che si chiamava 'Pogo Mixtape Volume 1'. Era un disco che decisamente virava verso il punk, solo per quanto riguarda le sonorità, ma avevamo incluso all'interno dei brani tutta una serie di duetti o comunque di artisti che avessero in comune un qualcosa che era l'attitudine, la personalità, quel graffio di cui eravamo alla ricerca. Dopo questa "vomitata" di brani, ben 14 come ormai si fa raramente, abbiamo pubblicato un paio di canzoni nei primi mesi di quest'anno e ci siamo trovati in studio chiedendoci effettivamente che cosa volevamo dalle prossime produzioni. Abbiamo provato a giocare con un genere che magari è un po' diverso da quello che siamo soliti abbracciare, ma che sicuramente aveva dei punti di contatto. E il racconto che volevamo affrontare è per raccontare un'estate magari diversa da quella che uno si aspetta, perché siamo sempre sottoposti a degli ascolti abbastanza stereotipati...
In tempi di tormentoni potreste togliere anche "abbastanza"...
Finley: Ecco, togliamolo. Quindi volevamo raccontare un'estate diversa, un'estate per certi versi sbagliata: senza tempo. Questa sonorità, la degli anni 60 ci permette di evitare di circoscrivere questa canzone a "instant song" usa e getta come si definiscono oggi spesso le canzoni estive. Noi vogliamo cercare di costruire anche grazie a questa sonorità un'attitudine diversa. Poi c'è Nina che ha una voce senza tempo e una autoironia da premiare, perché nel panorama musicale sono sempre meno gli artisti che giocano con se stessi, mentre lei si è proprio divertita, si vede, si ascolta, si sente.
A proposito di autoironia e ironia com'è stato girare il video dove voi siete minuscoli alle prese con una Nina gigante?
Finley: Già comunque Nina di base è più alta di noi. Durante il set fotografico ha dovuto togliere la scarpa col tacco per non farci sembrare degli hobbit. Lui ha regalato i momenti più iconici e comunque girare il video è stato molto, molto divertente.
Nina Zilli: Ma questo mi capita spesso, nel senso che sì, sono già abbastanza lunga. Sono sbagliata, capito? Che è il bello: unicamente sbagliata! Loro si sono fatti un mazzo incredibile, perché sono andati a destra e manca nelle piscine mentre io fondamentalmente ero seduta lì, nella sabbia, giusto con un po' di mal di schiena. È stato molto divertente, la scena in cui li lancio in aria...
Finley: Ci ha maltrattato, puoi scriverlo!
Nina Zilli: No, nessun Finley è stato mal trattato per questo video!
Domanda per entrambi: c'è mai stato un momento in cui vi siete sentiti sbagliati nella discografia italiana?
Nina Zilli: Sempre, nel senso che siamo molto outsider noi, anche solo come cantautori, che si sono scritti cantati, arrangiati, suonati, nella gavetta classica, tutte le nostre cose e quindi...
Finley: Evidentemente il nostro storytelling, quindi le esperienze che poi mettiamo nelle nostre canzoni, che raccontano della nostra vita, sono sbagliate. Ma nel senso giusto. Noi raccontiamo la nostra, che non segue un trend, che non segue una moda. E spesso ci siamo sentiti inadeguati nel mercato discografico. Ma forse è proprio quell'essere così diversi, autentici e personali che poi ti viene riconosciuto. E poi sinceramente tutte le volte che ci sentiamo sbagliati mi sento figo. Quando invece veniamo acclamati o riceviamo consenso, ci diciamo che forse c'è qualcosa che non va...
Adesso avete una serie di date fra giugno, luglio e agosto. Vi vedremo insieme qualche volta?
Nina Zilli: Siamo entrambi infatti in tour e a questo punto dico... Incrociamo i calendari! Sicuramente ci saranno diverse occasioni per vederci insieme.
Finley: È stato divertente lavorare a questo brano in studio. Chissà che bello metterlo anche in piedi live. Tu pensi a una canzone, poi quando diventa della gente è sempre bello vedere che cosa succede.
Nina Zilli: Sì, quella è la cosa più bella. Poi credo che ogni canzone cantata live è completamente diversa rispetto al disco, è proprio tutta un'altra vibe. Non vedo l'ora.
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