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Al cinema il distopico "Civil War": il collasso dell'America divisa e dilaniata dalla guerra

Dal 18 aprile arriva l'atteso disaster-political movie firmato da Alex Garland con Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura

Al cinema il distopico
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Arriva al cinema dal 18 aprile "Civil War" thriller distopico firmato da Alex Garland ("Ex machina, "Annientamento") con Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura.

In un'America sull'orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità. Un film che esce mentre il clima politico negli Stati Uniti oggi è a dir poco caldo e nel bel mezzo dello scontro tra Joe Biden e l'ex presidente Donald Trump. In un anno che si chiuderà con le elezioni presidenziali. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.

 

 

Al cinema il distopico
Tgcom24

 

La storia del film

  Il giornalista Joel (Wagner Moura) e la fotografa Lee (Kirsten Dunst) da bravi cronisti hanno deciso che è rimasta una sola storia da raccontare: intervistare un presidente degli Stati Uniti (che somiglia molto a Trump e interpretato da Nick Offerman), ormai da tempo trinceratosi a Washington mentre dilaga una feroce Guerra Civile che ricorda il 6 gennaio di Capitol Hill, ma moltiplicato alla potenza. I due giornalisti partono così per un viaggio verso la capitale, cui si aggregano l'anziano e claudicante reporter Sammy (Stephen McKinley Henderson) e la giovane fotografa Jessie (Cailee Spaeny) che vede in Lee un modello da seguire. Per loro inizia un viaggio on the road tra mille feroci micro-conflitti, centinaia di auto abbandonate, rumorosi elicotteri da guerra, mentre quel che resta del governo ufficiale, che fa capo al presidente, si scontra con le truppe congiunte occidentali di Texas e California.

 

Il film e il clima politico degli Stati Uniti

  Nonostante le polemiche suscitate dal film già prima della sua uscita negli Stati Uniti, "Civil War", a detta di Alex Garland, avrebbe potuto essere ambientato pure nella sua Gran Bretagna o in qualsiasi altra democrazia, perché la vera origine di quest'opera è la "demonizzazione dell'avversario politico, l'assunzione di entrambe le parti di una posizione di presunta superiorità etica che squalifica la parte avversa e impedisce ogni confronto, allargando sempre più le divisioni". E precisa poi il regista: "Ho iniziato a lavorare a questo film intorno al 2018 (all'inizio del mandato di Biden), dopo aver notato che nel mondo non c'era più disobbedienza civile e aver visto negli anni tante diverse proteste su temi pro-Trump, anti-Trump, controllo delle armi, cambiamento climatico e Brexit. Ero insomma sorpreso che, nonostante ci fossero tanti problemi, la gente non stesse davvero marciando per le strade".

 

Al di là dalla presa di distanza da parte di Garland, il clima politico negli Stati Uniti oggi è a dir poco caldo nel bel mezzo dello scontro tra l'attuale presidente Joe Biden e l'ex presidente Donald Trump. Probabilmente Civil War non inciderà affatto sugli esiti di questo confronto, ma sicuramente farà riflettere questo film coraggioso che è anche il più costoso della società di produzione indie A24 (50 milioni di dollari). Ed è diventato anche l primo progetto dello studio indipendente di New York che abbia mai guidato il botteghino di Stati Uniti e Canada.

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