Dopo l'esperienza di "Amici" e l'Ep "Lost & Found" la cantautrice pubblica un brano intimo e autentico, prima degli ultimi due concerti del tour. Tgcom24 l'ha incontrata
di Massimo Longoni© Claudia Mazza
A pochi mesi dall'Ep "Lost & Found" Chiamamifaro aggiunge un tassello a quel lavoro con la pubblicazione del singolo "Foglie", un brano intimo che celebra chi, in questo mondo che costringe a urlare e sgomitare, non urla più forte del coro, sceglie la lentezza e i piccoli momenti. Il coronamento di un periodo che ha visto la cantautrice (al secolo Angelica Gori) in tour tutta l'estate con due date conclusive che si terranno il 30 ottobre al Largo Venue di Roma e l'11 novembre ai Magazzini Generali di Milano.
"Foglie" arriva tre mesi circa dopo "Lost & Found". Quando è nata questa canzone?
In realtà è nata dopo l'uscita di "Lost & Found", durante l'estate. È stato un pezzo così che ho scritto in vari momenti, quelle canzoni che cominciano magari strofa e ritornello, poi le riprendi, ci aggiungi un pezzettino.... C'è voluto un po' di tempo per finirla, però credo che sia una buona aggiunta a questo disco, perché è una parte ancora un po' più introspettiva, un po' più personale, che parla proprio un po' di me, del mio carattere e quindi sono molto contenta che ci sia quest'ultimo tassello.
Come mai ti è stato così difficile finirla?
A volte mi viene quasi più facile scrivere quando penso a storie che non sono la mia. Trovo che sia più facile quando magari mi creo i miei personaggi, li faccio interagire. Tante canzoni parlano di me, della mia esperienza, ma non tutte, dopo un po' forse lo troverei un po' limitante, quindi ogni tanto mi piace spaziare. Quando faccio le canzoni che parlano proprio di me, a volte mi incaglio un po', lo trovo più difficile, anche se dovrebbe essere la cosa che conosco meglio. Però parlare di sé è più difficile.
Ci sono tendenzialmente due tipologie di persone: chi è molto bravo a raccontare e chi è molto bravo ad ascoltare gli altri. Tu che tipo sei?
Io sono sicuramente una persona brava ad ascoltare gli altri, proprio di carattere. In questa canzone un po' si vede. Sono una persona abbastanza timida, riservata, quindi ho bisogno dei miei tempi prima di raccontarmi agli altri e in generale faccio sempre abbastanza fatica. La musica è sempre stato un po' un modo alternativo per riuscire a leggermi un po', a fare un po' di introspezione.
Questa è una canzone che parla anche di chi non urla all'interno del coro, che anzi spesso si nasconde un po'. In un mondo dove oggi bisogna molto sgomitare per farsi notare, e in particolar modo nell'ambiente della musica, come si riesce a farsi notare in maniera tranquilla?
Credo che alla fine la determinazione sia la cosa che paghi di più e infatti questa cosa del non voler urlare più degli altri non è sicuramente un volersi nascondere. La voglia c'è, la fame c'è, quel fuoco lì è la cosa che poi ti fa andare avanti. Se manca quello, ciao, perché è comunque un lavoro difficilissimo, quindi se non c'è la perseveranza, la determinazione è un casino. A me non piace l'idea di calpestare un po' i piedi agli altri per farmi vedere, quello no, ma perché non ho un carattere fatto così, sono una persona che parla se qualcuno me lo chiede, che non strafà generalmente e alcune volte questa cosa magari mi ha messo in difficoltà. Per esempio all'interno della scuola di "Amici", tante volte ho pensato che potesse essere una cosa che un po' mi penalizzava perché avevo paura un po' di sparire in mezzo a queste personalità molto forti, frizzanti, e appariscenti. Invece credo che ci sia anche una forza, una poesia nel chi ogni tanto sussurra al posto di urlare. Ogni tanto anche giocare di contrasti può avere il suo senso.
Altro tema della canzone è il fatto di non avere mai tempo abbastanza: bisogna correre sempre, correre e rincorrere. Avverti questa specie di obbligo dei nostri tempi?
È faticoso, sì, ma infatti anche in questo caso parlavo un po' degli ultimi della fila, che non è da intendere come i perdenti, ma come chi ha un passo un po' più lento rispetto agli altri, chi come me ancora non si è abituato a questi ritmi, a questo mondo che ci chiede di essere sempre super performanti, di essere super spigliati, di fare duemila cose allo stesso momento. Io cammino un po' più lenta, quindi a volte vorrei che anche il tempo rallentasse un po' per me, che andasse ai miei ritmi, però ci proviamo.
Sei una buona osservatrice?
Credo di sì, mi piace cercare i piccoli dettagli. Tante volte sono quelli che mi fanno venire in mente l'idea di una canzone. "Foglie" per esempio è nata perché in casa avevo questa pianta, bellissima, gigante. Io non proprio una dal pollice verde e col tempo, foglia dopo foglia, sono cadute tutte: ne sono rimaste due in questo momento. Così ho scritto questa canzone e la prima frase era presa proprio da lì, che diceva a volte puoi cadere senza far rumore come foglie stanche di fare ombra alle persone. Perché mi era piaciuto questo gesto della pianta: ogni due secondi le cadeva una foglia, però non se ne accorgeva nessuno.
La tua scrittura è semplice ma al tempo stesso chirurgica, le storie che racconti sono molto chiare. Dove prendi l'ispirazione quando non devi parlare di te?
© Claudia Mazza
Ci sono dei dettagli, dei particolari che spesso mi fanno venire le idee per le canzoni. Soprattutto quando guido mi vengono un sacco di idee per qualche motivo: guardo il ciuffo d'erba che sta accanto all'autostrada e penso di essere in una foresta, mi faccio tutti questi viaggi. E poi ci sono alcune storie che magari sono racconti di miei amici. Per esempio, c'è per esempio una canzone che ho fatto qualche tempo fa che parla di un cane che non c'è più, che era il cane di un mio grande amico e quindi abbiamo scritto questa canzone che non sembra parlare di un cane, sembra una canzone d'amore con tutti questi un po' di doppi sensi. E quindi sì, a volte prendo in prestito anche dalle storie degli altri, che a volte sono anche più interessanti della mia.
In "Foglie" dici "non sono rock'n'roll ma mi piace ascoltarlo". Perché non sei rock'n'roll e che cosa sei?
Non sono rock'n'roll perché la sera sono a casa con la tisanina e non esco fuori a fare festa tutte le sere. A volte anche i musicisti sono sempre un po' disegnati come dei personaggi super fuori dalle righe. Io dentro le righe ci sto abbastanza bene di solito, cioè sono una tranquillona. Il momento in cui sono più rock'n'roll forse è quando sono sul palco faccio i miei concerti, però poi nella vita insomma non mi sento particolarmente trasgressiva. Poi mi piace ascoltarlo, c'è tutta la mia collezione di vinili, c'è anche il senso un po' di questa strofa dove faccio tutte queste negazioni, è che mi rendo conto che spesso c'è gente che sembra aver capito tutto, che ha un sacco di certezze, di sicurezze nella vita, io non così tante.
Hai avuto appunto l'esperienza di "Amici", ma a differenza di altri, tu sei entrata nella scuola che avevi già una storia, il tuo primo singolo è del 2020: cos'è cambiato rispetto al percorso che avevi intrapreso?
Sono cresciuta molto dentro la scuola di "Amici". Alla fine sono tornata a fare le stesse cose che facevo prima, un pochino più in grande. Dentro la casetta ti viene chiesto di metterti un po' in discussione, il che è giusto. Io credo che sia importante avere qualche punto fisso, qualche sicurezza, nella vita, ma non devono essere mai assolute. Io sapevo chi ero e che musica mi piaceva fare, però è stato per me molto stimolante mettermi un po' in gioco e in un certo senso ripartire da zero. E poi nella scuola, anche se forse è la cosa che si vede meno da casa, c'è anche molto studio, molto lavoro e poi è tanto lavoro introspettivo, personale, dove ho cercato di togliere un po' di filtri, che nella vita ci sono e avrò sempre, però almeno quando sono sul palco è giusto cercare di togliere un po' di distanze.
E nel rapporto con il pubblico dopo "Amici" hai notato differenze?
Sicuramente quando ti rendi vulnerabile davanti ad altre persone si crea una vicinanza diversa. Era una cosa che mi spaventava perché ho sempre avuto solo la mia musica che la gente giudicava e quando poi entrata nella scuola di "Amici" anche la persona è stata messa un po' a giudizio. Però in un certo senso mi rendo conto che la gente mi conosce molto di più di quanto io mai mi sarei forse esposta e probabilmente si è affezionata di più.
Se guardi l'Angelica di "Pasta rossa", il tuo primo singolo, cosa pensi?
La guardo con grande tenerezza, perché mi rendo conto che è passato un po' di tempo e che sicuramente sono molto cambiata. Spero che lei sia contenta di quello che abbiamo fatto in questi anni, che immagino sia quello che voleva, che si aspettava. Rispetto ai primi tempi adesso mi fido molto di più delle mie idee, quando ho iniziato ero piccola ed ero sempre circondata da persone molto più grandi di me, che pensavo sapessero tutto. Tante volte mi sono forse un po' tirata indietro su alcune mie idee perché pensavo che gli altri fossero più competenti di me, e lo erano. In questi anni sono diventata anche un pochino più competente perché ho studiato, mi sono fatta le mie cose.
E adesso cosa ti aspetti nel futuro prossimo?
Intanto vediamo come va "Foglie", sono molto comunque fiera di questa canzone al di là di tutto e quindi sono contenta di regalarla anche agli altri. E poi c'è la preparazione delle ultime due date del tour, che sono a fine mese e a novembre, Roma e Milano, e sono poi la cosa che io adoro di più fare. Per queste due date, peraltro, saranno diverse dal tour estivo. La band si è allargata, quindi adesso saremo in sei sul palco, con un violoncellista. Sarà una cosa bella e ripercorreremo un po' tutte le tappe del mio percorso.