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Cento anni fa nasceva Ugo Tognazzi, professione mattatore: attore per hobby, chef per passione

E' stato uno dei maggiori protagonisti della commedia all'italiana ma anche tanto altro

Ugo Tognazzi, una carriera in foto

Era un uomo che amava sbranare la vita, che si sentiva solo se non era circondato da amici, donne e figli, che sosteneva di fare l'attore per hobby sognandosi piuttosto come un'eccellenza nella gastronomia regionale e internazionale.

Ugo Tognazzi nasceva cento anni fa, il 23 marzo 1922. Ha collezionato più di 150 film, dal cult "Amici miei", a "La tragedia di un uomo ridicolo", senza dimenticare i grandi successi internazionali de "Il vizietto", "Barbarella", "Romanzo popolare". E' stato uno dei più grandi attori della storia del cinema italiano con una poliedricità e una capacità camaleontica di muoversi tra generi diversi, dal varietà alla commedia all'italiana ai film d'autore, al fianco di talenti come Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Vittorio Gassmann, Alberto Sordi, Raimondo Vianello, Monica Vitti, che, come lui, continuano a vivere nella memoria collettiva.

 

 

Nato a Cremona, nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza si trasferì molte volte tra diverse città a causa del lavoro del padre, ispettore delle assicurazioni, per tornare nella città natale a 14 anni. Attratto dal mondo dello spettacolo, subito dopo la guerra si stabilisce a Milano ed entra nella compagnia di Wanda Osiris. Nel 1950 il primo film, "I cadetti di Guascogna" di Mario Mattoli, gli apre le porte della notorietà al fianco di Walter Chiari. Da quel momento e per 40 anni, fino alla morte avvenuta nel 1990 (a 68 anni, a causa di un'emorragia cerebrale) Tognazzi non esce mai di scena, tra cinema, teatro e anche tanta tv.

 

È sempre stato tra gli attori più amati dal pubblico, dimostrando la sua classe e la sua straordinaria bravura in tutti i ruoli. Già nel 1970 erano oltre 100 i film in cui aveva recitato, lasciando indelebili ricordi come "Domenica è sempre domenica", "Marinai, donne e guai", "Tipi da spiaggia", "Il federale" e tanti altri. Indimenticabili le sue interpretazioni in capolavori come "Nell'anno del Signore", "In nome del popolo italiano", o nella trilogia di "Amici Miei".

 

Un elenco lunghissimo di successi che si intrecciano con una vita privata a tratti tumultuosa, quattro figli con tre compagne diverse, la scelta di vivere tutti insieme nella grande villa di Velletri, vicino Roma, che divenne negli anni teatro di incontri e mangiate leggendarie con tutti i più grandi attori e registi del cinema italiano, grandi amici di un uomo che amava la compagnia e la buona tavola. È famosa la sua passione per la cucina: amava dedicarsi ai fornelli in ogni momento libero dal lavoro, e nella sua casa aveva, come raccontava lui stesso, un frigorifero che occupava un'intera parete e che lui considerava "la mia cappella privata". E diceva: "L’attore? A volte mi sembra di farlo per hobby. Mangiare no: io mangio per vivere. E mi sento vivo davanti a un tegame. L’olio che soffrigge è una musica per le mie orecchie. Il profumo di un buon ragù, l’adoprerei anche come dopo barba. Un piatto di fettuccine intrecciate o una oblunga forma d’arrosto, per me sono sculture vitali, degne di un Moore".

 

LE CELEBRAZIONI - Per celebrare i 100 anni dalla nascita di Tognazzi ha cominciato il figlio maggiore Ricky con il ritratto di famiglia "La voglia matta di vivere" firmato con la complicità dei fratelli Thomas, Gianmarco e Maria Sole. Prosegue la sua città natale, Cremona, con due giorni di convegno internazionale, "Questa specie d'attore" curato da Elena Mosconi. Si proseguirà in aprile a Velletri con l'apertura al pubblico della sua casa-museo, mentre Torvajanica lo ricorda in agosto con iniziative gastronomiche, mostre fotografiche e la ripresa del famoso torneo di tennis al Villaggio Tognazzi, adesso reinventato nel segno del padel col titolo "La padella d'oro". Altre iniziative sono in programma tra la Mostra di Venezia e la Festa del Cinema di Roma per poi tornare a Cremona in novembre con una spettacolare "Cena con Ugo".

 

Tutto questo per raccontare una volta in più la passione per la recitazione, il legame profondo con il territorio, il virtuosismo gastronomico, la necessità della "tribù" e degli amici, il successo popolare che il cinema gli ha dato grazie alla sua dimensione di "colonnello della risata" e di "uomo qualunque" in cui tutti potevano riconoscersi in un modo o nell'altro. Centocinquanta personaggi cinematografici, un'inesauribile carrellata di macchiette comiche in tv, un amore per il teatro riscoperto con entusiasmo nella fase della maturità, tre libri di cucina e un pugno di premi tra cui spicca la Palma d'oro a Cannes nel 1981 che comunque non dicono abbastanza dell'artista e dell'uomo. 

 

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